egizia, religione
Le tribù in cui era diviso l’Egitto primitivo avevano ciascuna la propria divinità, dall’aspetto zoomorfo o fitomorfo o talvolta di semplice oggetto. Quando nel Delta e in Alto Egitto si formarono due vasti organismi politici, diventò prevalente il culto degli dei delle città da cui partiva il movimento centripeto, in particolare quello di un dio celeste e solare, Horus, simbolo di regalità, cui si contrappone, come antitipo, il fratello-nemico Seth. A fianco di questa coppia si ebbe una nuova disposizione delle svariate divinità locali, che in ogni centro si riunirono in triadi. Le lotte predinastiche fra l’Alto e il Basso Egitto lasciarono chiare tracce nel mito: Horus e Seth sono nemici e lottano accanitamente per il possesso di tutto l’Egitto e solo dopo alterne vittorie si considerano di pari grado. Nel Delta, intanto, si affermò una nuova divinità, verosimilmente di origine solare: Osiride, un dio uomo cui si aggregò una dea vicina, Iside, e altre divinità di città prossime, Anubi, Thoth ecc.; a Osiride furono attribuiti gli stessi nemici di Horus, sicché lo si trova rivale di Seth. Il mito assunse una nuova forma: Seth uccide il fratello re, Osiride, per occuparne il trono, ma questi è resuscitato per le arti della moglie e sorella Iside; non regnerà più su questa terra, ma nell’aldilà (che è istituito dalla sua resurrezione). Nei testi religiosi più antichi si trovano numerose allusioni a miti cosmogonici. Nel caos primigenio prende forma un dio demiurgo, che a Eliopoli è il dio solare Atum, presto identificato con Ra nella forma composita Atum-Ra. Atum, dopo aver ordinato il mondo, crea la prima coppia di dei, Shu e Tfeni, da cui nascono Geb e Nut (rispettivamente la terra e il cielo), e da questa coppia sono generati Osiride e Iside da un lato, Seth e Nefti dall’altro. Si ha così un gruppo di nove divinità, detto la Grande Enneade. Questa concezione teologica si contrappone ad altre (per es., l’Ogdoade ermopolita), ma diventò lo strumento teologico più tipico della speculazione egizia per l’appoggio politico che a Eliopoli venne dalla monarchia menfita. Nello sviluppo delle concezioni religiose assunse molta importanza la rivoluzione dell’Antico regno, in cui si radicò l’esperienza eracleopolita del Primo periodo intermedio. Si ebbe allora una svolta dalla vecchia concezione ritualistica a una nuova concezione morale, che pose in primo piano il concetto di Maat, verità e giustizia. Poco dopo un nuovo dio assunse, per ragioni politiche, il rango di «re degli dei»: Ammone, dio di Tebe, protettore della famiglia reale e perciò dell’Egitto, la cui fortuna ebbe un solo momento di crisi alla fine della XVIII dinastia, quando Akhenaton tentò un esperimento rigidamente monoteista, offrendo all’adorazione del popolo il Sole come elemento fisico, Aton. Nel periodo dalla XIX dinastia in poi si svilupparono culti meno canonici e cominciarono a essere abbandonati i documenti della religiosità popolare. Assunsero a turno importanza le divinità delle singole città di cui erano originarie le varie dinastie, in particolare Neith, l’antica dea di Sais. Caratteristica dell’epoca saitica fu però la zoolatria, che tanto colpì il mondo greco e romano e che rappresenta un allargamento di una tendenza già ravvisabile nel mondo antico, quando singoli individui di alcune specie animali erano stati considerati sacri, in quanto personificavano note divinità (per es., a Menfi il toro Api incarnava Ptah). Un problema particolarmente vivo e sentito in Egitto fu quello dell’aldilà, con l’affrontarsi di due principali tendenze escatologiche, la solare e l’osiriaca. Secondo la prima, il defunto nell’aldilà entrava a far parte del seguito del dio-Sole, Ra, viaggiava nella barca con cui questi attraversava il cielo o, divenuto una stella, splendeva nel cielo notturno. Secondo la tendenza osiriaca il defunto andava sottoterra, dove lo attendevano meravigliose e fertilissime campagne. Con il mescolarsi delle concezioni religiose, a Eliopoli si venne a costituire un compromesso, e nel rituale funerario scolpito sulle pareti delle camere del sarcofago in piramidi della V e della VI dinastia formule solari si affiancano a formule osiriache, assicurando al re una posizione di privilegio nell’aldilà sotterraneo e un posto riservato nella barca del Sole. Alla fine del regno menfita i rituali funerari osiriaci regi divennero a portata di tutti: dopo morti tutti potevano aspirare a divenire re nell’aldilà e a essere identificati con Osiride. La discriminazione delle anime, che prima era effettuata su basi strettamente rituali (poteva entrare nell’aldilà solo colui sul cui cadavere si erano compiuti certi riti), obbediva a un criterio morale: avrebbe avuto diritto alla seconda vita chi fosse stato giusto in questa prima vita terrena. Le varie concezioni escatologiche conferirono al rituale funerario caratteristiche speciali. Particolare fra tutte l’abitudine alla mummificazione, che doveva garantire la durata eterna del corpo: questo infatti è uno degli elementi di cui è composta la persona umana e perciò non può scomparire senza che, anche nell’aldilà, tale personalità si annulli. Le statue e le immagini del defunto che si ponevano nelle tombe servivano in qualche modo a sostituire le mummie eventualmente distrutte. Un altro elemento importante nella religiosità egiziana era la magia, che aveva come protettori Iside e Thoth ed era essa stessa un dio. Testi magici ci sono arrivati in gran numero e da tutti i periodi della storia egiziana: maledizioni, scongiuri, formule per guarire, racconti di maghi celebri e narrazioni di miti fatte a scopo magico. Di magismo sembra pervaso gran parte del rituale nel culto giornaliero e nella procedura delle grandi feste, e certo fortissime influenze magiche sono in tutto il formulario funerario. La fiducia nella magia e la diffusione di essa sembrano, comunque, aumentare in Bassa epoca, quando si fece sempre più viva la tendenza a considerare la religione come un fatto personale anziché sociale e ad abolire il sacerdote come intermediario fra l’uomo e dio.