Congo, regno del (o Manikongo)
(o Manikongo) Fondato nel 14°-15° sec. a S del tratto finale del fiume Congo (odd. Repubblica democratica del Congo, Repubblica del Congo e Angola), si sviluppò come regno discretamente centralizzato sotto l’autorità di un re (mwene), detto mwenekongo, al vertice di una gerarchia di capi da lui designati. Una serie di province più lontane (Ngoyo, Kakongo, Loango, Ndongo, Matamba), strutturate come regni autonomi, riconosceva tuttavia a fine Quattrocento il primato del mwenekongo, la cui capitale era M’banza Congo (denominata dai portoghesi São Salvador do Congo), nell’od. Angola settentrionale. I portoghesi entrarono in contatto nel 1482 col Paese che, sulla base dell’appellativo regale, chiamarono Manikongo. Il mwene Nzinga Nkuwu (m. 1506) si fece battezzare come Giovanni I (João) nel 1491 e accolse missionari e artigiani europei. Il figlio Alfonso I (Nzinga Mbemba, regno 1506-43) avviò la cristianizzazione dello Stato e una serie di trasformazioni culturali e tecnologiche, ostacolato tuttavia dall’aumento parossistico dell’interesse portoghese per il traffico negriero. La renitenza di Alfonso a impegnarsi nella razzia schiavistica spinse i portoghesi a spostare la loro attenzione sul regno di Ndongo (Angola), che cercarono di sottomettere a partire dal 1575. Le pratiche predatorie legate alla tratta schiavistica e l’insicurezza diffusa destabilizzarono il quadro sociale e favorirono fenomeni di rivolta diffusa e anarchia, aggravati dalle aggressioni degli yaka. La monarchia, rimasta tenacemente fedele al cattolicesimo, si appellò ripetutamente alla Santa Sede contro le ingerenze europee e la tratta negriera. Garcia II (1641-61) si alleò con gli olandesi (1641) cercando di contrastare il potere dei trafficanti, finché Antonio I (1661-65) entrò in guerra contro i portoghesi, ma fu sconfitto e ucciso (1665) e il regno occupato per breve tempo. Indebolito e disgregato, il C. vide nel primo Settecento un movimento messianico-revivalista e antieuropeo, la cosiddetta setta degli antoniani (➔ Kimpa Vita). Nel corso del secolo, sebbene la linea regale si perpetuasse formalmente, il regno si frammentò di fatto in una serie di potentati autonomi facenti capo a famiglie dell’aristocrazia, perdendo di peso politico a favore degli Stati meridionali, spesso sue ex province. Dilaniato da contese successorie e ormai di fatto vassallo dei portoghesi, divenne protettorato formale del Portogallo nel 1857 e fu annesso effettivamente all’Angola negli anni Ottanta, mentre altre parti andarono a belgi e francesi. In seguito a una rivolta nel 1914, il governo coloniale abolì il titolo di mwenekongo e ogni residua individualità dell’antico regno. La ricostituzione dell’unità delle genti bakongo e dell’antico regno fu l’obiettivo di movimenti anticoloniali nella regione negli anni Cinquanta (➔ Kasavubu, Joseph).