ARTICHE, REGIONI (IV, p. 680; App. I, p. 165; II, 1, p. 257)
Dopo l'inevitabile parentesi della guerra mondiale, l'esplorazione dell'Artide è stata ripresa con accentuata intensità; vi hanno partecipato l'URSS, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Canada, la Francia, la Danimarca, la Norvegia. Un contributo di grandissima importanza hanno dato le esplorazioni aeree, che hanno permesso di eseguire rilievi di spazî precedentemente ignoti nell'Artide, con risultati talora del tutto inattesi: si può menzionare a tal riguardo la scoperta avvenuta nel 1948 di tre nuove isole nel bacino Foxe ad ovest della terra di Baffin, delle quali la più grande ha un'area di circa 12.000 km. Spedizioni aeree hanno riconosciuto la parte della calotta polare a nord della Siberia, mai finora esplorata con altri mezzi; nel 1947 A. Ossipov sorvolava l'intera regione costiera da Arcangelo allo stretto di Bering. Il Polo era stato raggiunto già nel 1945 dall'aviatore inglese MacKinley partito dall'Islanda; nel 1952 un aereo britannico poté effettuarvi anche una discesa sul ghiaccio. Dal 1948 missioni aeree nell'Artide vengono organizzate annualmente dall'URSS, ed analoghe operazioni vengono compiute dall'aviazione canadese e nordamericana. Istituti dedicati allo studio dell'Artide esistono in America (Arctic Instit. of Northamerica; Canada e S. U. A. associati), in Norvegia (Norsk Polarinstitutt), nella Gran Bretagna, nell'URSS e in Francia (Institut géographique polaire); essi promuovono e organizzano ricerche anche nel campo meteorologico, naturalistico e perfino nel campo etnico e preistorico. Di contro all'aereo fu impiegato di recente anche il mezzo sottomarino (v. oltre per l'impresa del sommergibile Nautilus).
Notevoli risultati ha dato anche l'impianto di stazioni sulle cosiddette "isole di ghiaccio", giganteschi lastroni di ghiaccio con superficie assai tormentata, galleggianti alla deriva, delle quali alcuni hanno un'estensione di 500-800 km2. La prima fu scoperta nel 1946 da un aviatore statunitense a nord della Punta Barrow (Alasca); nel 1947 e nel 1950 ne furono scoperte altre due e sull'ultima gli S. U. A. stabilirono nel 1952 una stazione temporanea. Altre isole (Severnyi Polius, cioè Polo Nord) furono scoperte dai Russi specie a nord della Terra del Nord e dell'isola di Wrangel; su una di esse fu impiantata una stazione nel 1950-51; altre cinque ne furono impiantate tra il 1954 e il 1959 e sembra che la maggior parte di esse sia tuttora in funzione.
Tra le terre artiche quella che ha anche negli ultimi anni attratto maggiormente l'attenzione è la Groenlandia. Dal 1947 al 1950 una spedizione danese ottimamente organizzata operò nella Terra di Peary compiendovi osservazioni geografiche, geologiche, meteorologiche, ecc. Dal 1948 al 1953 una grande e complessa spedizione francese fu diretta da P. Victor con la collaborazione di altri studiosi; una stazione centrale fu impiantata a circa 300 km dalla costa. Uno dei primi compagni di Victor, Jean Mataurie, ha compiuto ricerche sulla regione costiera nord-occidentale e nell'isola di Ellesmere.
Nel 1952-54 una spedizione britannica diretta da C. J. W. Simpson ha compiuto un vasto programma di ricerche meteorologiche, geologiche, glaciologiche, ecc. nella Groelandia nord-orientale; nell'interno fu installata la base di North-Ice. Un grande centro di irradiazione di missioni e ricognizioni scientifiche è la località battezzata col nome di Thule, il più settentrionale stabilimento abitato in permanenza da Eschimesi e da un gruppo di Europei, a 76° 33′ lat. N. Esso fu uno dei centri delle spedizioni Victor, e base aereo-navale degli S. U. A.; nel settembre 1952 fu completato l'aeroporto, uno dei più importanti delle rotte polari. Per altre notizie v. groenlandia, in questa App.
I Canadesi hanno continuato l'esplorazione dell'Arcipelago americano-artico e specialmente della parte centrale dell'isola di Baffin, dove quasi ogni anno dal 1950 operano missioni scientifiche, e della Terra di Ellesmere (spedizione del 1953-54).
Il già ricordato Norsk Polarinstitutt di Oslo procede al rilievo sistematico, topografico e idrografico dello Svalbard (Spitsbergen) e mari circostanti. I Russi proseguono con tutti i mezzi l'esplorazione delle coste settentrionali della Siberia e delle isole che le fronteggiano: specie dell'Arcipelago del Nord, dove sono impiantate alcune stazioni permanenti; altre ne esistono nell'arcipelago della Nuova Siberia e nell'isola di Wrangel, e anche sulle isole galleggianti delle quali si è già fatta parola. Queste stazioni ed altre sulle coste siberiane (Amderma, Dikson, Tiksi, Ambarčik, Anadyr) servono anche al traffico commerciale sulla via del Nord, come accenneremo fra breve.
Per l'Anno geofisico internazionale fu proposta nel 1957 la installazione di oltre ottanta stazioni nell'Artide, delle quali una dozzina nella Groenlandia, altrettante nell'Islanda, sei nello Svalbard, una nella Terra di Francesco Giuseppe, tre nella Nuova Zembla, una diecina nella Scandinavia e nella penisola di Kola, quindici in varî punti delle coste siberiane e nelle isole che le fronteggiano, una diecina nell'Alasca, cinque o sei sulle coste canadesi, otto nell'Arcipelago americano-artico. Molte tra esse sono ancora in attività, ma molto tempo si dovrà attendere prima che siano raccolti e coordinati i risultati generali.
Le esplorazioni delle quali si è fatto parola hanno avuto per risultato, oltre che la scoperta di alcune nuove isole, come si è accennato sopra, il rilevamento, ormai ben avanzato, dello Svalbard, dell'arcipelago detto Terra del Nord, della Terra di Baffin e di alcune altre fra le maggiori dell'Arcipelago americano-artico (Terra di Ellesmere, ecc.), ed anche il rilevamento di alcune sezioni della stessa costa siberiana, per l'innanzi imperfettamente conosciute.
Per quanto riguarda il Mare Artico, le esplorazioni sistematiche compiute dai Russi, con numerose misure di profondità mediante apparecchi ecometrici, hanno rivelato che non si ha a che fare con un unico bacino, ma con parecchie conche distinte. Una dorsale sottomarina, con profondità comprese fra 1800 e 2700 m, tra le isole della Nuova Siberia e la Terra di Ellesmere, denominata dorsale di Lomonosov, individua un bacino allungato tra la Siberia, la Groenlandia settentrionale e gli arcipelaghi del Nord, di Francesco Giuseppe e dello Svalbard (bacino dell'Angara), entro il quale parecchie buche scendono sotto i 5000 m; e un più ampio bacino, il Mare Artico in senso stretto, suddiviso a sua volta almeno in tre conche, quella del Polo, il bacino Laurentiano e il bacino di Beaufort, tutte e tre profonde oltre 4000 m. Il Mare Artico sembra avere una circolazione delle acque superficiali piuttosto chiusa in sé, essendo limitata la connessione col Mar di Bering attraverso l'angusto Stretto; il bacino dell'Angara è invece in comunicazione con l'Atlantico attraverso il Mare della Groenlandia.
Importantissimi anche i risultati delle osservazioni nel campo meteorologico e climatologico, che hanno profondamente modificato le idee sulla circolazione atmosferica artica: per spiegare tale circolazione una nuova complessa teoria è stata esposta nel 1950 da S. Pettersen, ma essa non può essere riassunta qui e, d'altra parte, attende conferma da ulteriori dati di osservazione.
Si può invece accennare all'accertamento che da parecchi decennî le temperature si vanno rialzando con conseguente fusione dei ghiacci, constatata soprattutto per quelli di origine marina: la banchisa nella baia di Baffin si è ridotta, ridotti di numero e di spessore i ghiacci scendenti in deriva lungo le coste occidentali della Groenlandia fino al C. Farvel, molto più libere dai ghiacci le acque dello Svalbard, dove l'aumento delle temperature (specie delle invernali) è stato constatato in modo più cospicuo; più libere anche quelle della corona marina a nord della Siberia. Sulle coste occidentali della Groenlandia acque tiepide risalgono fino a 70° lat. N, e con esse pesci importanti per l'economia umana, come il merluzzo. Le cause del fenomeno generale non sono ancora accertate.
L'economia delle regioni artiche mostra indizî di una sia pur lenta evoluzione. La caccia ai grandi mammiferi e agli animali da pelliccia è diminuita d'importanza, sia come conseguenza tuttora avvertita d'inconsulte distruzioni in epoche passate, sia come effetto della creazione di riserve e di aree di protezione, come quelle costituite nelle isole del Mare di Bering (v. alasca). Si vengono incrementando invece gli allevamenti ordinarî (renna nell'Artide canadese e nell'Alasca, ovini nell'Islanda, bue muschiato) e s'incrementa la pesca: come testé si è accennato, la pesca del merluzzo è divenuta per la Groenlandia una fonte notevole di ricchezza e occupa circa un decimo della popolazione.
Ma le prospettive maggiori consistono nelle riserve del sottosuolo. Senza accennare qui a quelle del Canada settentrionale e della Siberia, dove i Russi spiegano una grande attività (v. alle rispettive voci), menzioniamo le miniere di carbone dello Svalbard da alcuni anni in ripresa, quelle, meno importanti, della Groenlandia e delle isole dell'Arcipelago americano-artico, le miniere di criolite di Ivigtut nella Groenlandia meridionale. Sono segnalati anche altri minerali, dei quali per ora non sembra economicamente conveniente lo sfruttamento a causa delle difficoltà di accesso e di soggiorno.
Ma anche le comunicazioni nell'Artide vanno assai rapidamente migliorando. Servizî di navigazione regolari collegano lo Svalbard alla Norvegia per almeno sei mesi dell'anno (in luogo di tre come nel periodo prebellico). La via sovietica del Nord, dopo un periodo preliminare, è definitivamente aperta al traffico dal 1937, e collega Murmansk a Vladivostok a mezzo di flottiglie di navi rompighiaccio scortate da navi idrografiche e, se necessario, anche da aerei: vengono pertanto riforniti di ogni sorta di prodotti i centri dell'Estremo Oriente sovietico, che forniscono invece legname, pelli, prodotti della pesca. Servono da scali i porti indicati più sopra, i quali sono collegati da servizî aerei alla rete aerea principale siberiana.
Per le comunicazioni internazionali hanno assunto crescente importanza le rotte aeree transpolari, iniziate al principio del 1957 con un servizio danese tra Copenaghen e Tokyo con scalo ad Anchorage (Alasca). Nello stesso anno e nel seguente sono stati attuati altri servizî regolari francesi, britannici e statunitensi per collegare i paesi dell'Europa di nord-ovest con S. Francisco e Los Angeles. I percorsi sono considerevolmente abbreviati rispetto ad altre rotte, e la frequenza dei passeggeri diviene di giorno in giorno maggiore. Sono sorti pertanto nuovi aeroporti, altri sono stati meglio attrezzati. Tra i più importanti Thule e Sondre Stormfiord nella Groenlandia, Reykjavik nell'Islanda, Anchorage nell'Alasca, oltre a quelli del Canada settentrionale, del Labrador e di Terranova.
In virtù del funzionamento di questi aeroporti, delle stazioni meteorologiche e radio, dei posti di polizia, ecc. è aumentato il numero delle località permanentemente abitate dell'Artide, che sono destinate ad aumentare ancora in avvenire. Quelle più settentrionali restano: Longyearbyen e le vicine località minerarie dello Svalbard, Thule nella Groenlandia e Craig Harbour sullo Jones Sound nella Terra di Ellesmere.
Mutamenti rilevanti di ordine politico non sono avvenuti negli ultimi anni nelle regioni artiche. L'Alasca è divenuta nel 1959 il 49° Stato della Confederazione nordamericana. La Groenlandia in virtù della nuova costituzione danese (1953) è parificata sotto ogni riguardo al territorio metropolitano ed è divisa in tre distretti. Un accordo danese-americano del 1951 prevede misure di difesa dell'isola da attuarsi in comune.
Per lo Svalbard sono state richieste dall'Unione Sovietica alcune modificazioni al trattato di Parigi del 1920 che riconosceva la piena sovranità della Norvegia sull'arcipelago, ma nessun accordo è stato finora raggiunto; una parte dei giacimenti carboniferi è tuttavia sfruttato dai Russi.
Per le modificazioni di ordine amministrativo nel Canada e nella Siberia, vedi alle rispettive voci in questa App.
Importanza strategica delle regioni artiche. - L'interesse, non più soltanto scientifico, per le regioni artiche è andato sempre crescendo da quando, aumentate le autonomie dei velivoli, l'aviazione commerciale ha provato, come si è accennato, la convenienza dei collegamenti transpolari. Il vantaggio di riduzione delle distanze sulle rotte transartiche, con un rilevante risparmio di ore-volo, carburanti e prestazioni umane, è tale da aver fatto superare le enormi difficoltà tecniche e finanziarie relative all'organizzazione degli indispensabili servizî per l'assistenza al volo. Era però naturale che, apparendo, fino all'agosto 1958, l'aviazione l'unico mezzo bellico impiegabile attraverso l'Artico, questo venisse considerato, specialmente dagli S. U. A. e dall'URSS, come un nuovo importante teatro di operazioni militari, nell'eventualità di altro conflitto mondiale.
Dal punto di vista di una eventuale reciproca offensiva aerea fra URSS e S. U. A., è da notare che a nord del 55° parallelo si trovano molti grandi centri sovietici: Mosca, Leningrado, Omsk, Sverdlovsk, Novisibirsk, Jakutsk, ecc.; mentre a nord dello stesso parallelo vivono sul continente americano poche centinaia di migliaia di abitanti. Però importanti obiettivi americani, come New York, Detroit, Filadelfia, Chicago, si trovano a distanze medie di circa 7000 km dalle basi russe avanzate, continentali ed insulari, dell'Europa nord-orientale e siberiane, dalle quali, per raggiungere per la via più breve detti obiettivi, sarebbe certo conveniente il sorvolo della zona polare.
Gli S. U. A. invece, per raggiungere importanti obiettivi sovietici, dovrebbero risolvere ardui problemi tecnico-logistici al fine di creare nella zona artica basi aeree le cui precarietà e vulnerabilità non consentirebbero di lanciare da esse importanti e decisive operazioni strategiche aeree. Tanto più che, dal punto di vista offensivo, gli S. U. A. non sembra abbiano convenienza ad utilizzare basi artiche finché dispongano in Europa, in Africa Settentrionale, nel Medio ed Estremo Oriente di numerose e ben disseminate basi ravvicinate al territorio sovietico, che consentono la convergenza e la intensificazione dell'offesa aerea su di questo.
Dal punto di vista difensivo, perciò, gli S. U. A. considerano gravissima la minaccia aerea sovietica attraverso l'Artico ed investono miliardi di dollari nel potenziamento di un estesissimo sistema di protezione, costituito da tre successive catene radar: la DEW Line (Distant Early Warning Line - Linea di allarme immediato a grande distanza), che copre tutta la parte nord del continente americano, approssimativamente sul 70° parallelo; la Mid-Canadian Line, all'altezza del 55° parallelo; la Pine-Tree, al confine fra S. U. A. e Canada. Tale sistema di protezione sarà completato da una catena radar costiera, da un'altra su natanti a 200 km dalla costa, da oltre 16.000 posti di osservazione ottica, da un centinaio di batterie di missili contraerei e da migliaia di cannoni antiaerei.
Nuovi e più interessanti orizzonti anche alla guerra navale nell'Artico ha dischiuso l'impresa del sommergibile atomico Nautilus della marina americana, il quale, diretto dalle Aleutine a nord attraverso lo stretto di Bering, s'immerse il 1° agosto 1958, giunse al Polo alle 23,15 del 3 agosto e riemerse il 5 nel Mare di Groenlandia, dopo aver percorso 2800 km sotto la banchisa polare, in 86 ore di navigazione. Nessun sommergibile ordinario avrebbe potuto navigare in tali condizioni ed arrischiarsi su simile rotta, assolutamente sconosciuta e su cui i tradizionali strumenti di navigazione perdono ogni loro efficacia, e che il Nautilus poté seguire grazie al nuovo sistema di navigazione "per inerzia" (misura dell'accelerazione), a precisi apparati di sondaggio, per determinare le distanze del fondo marino e della crosta inferiore dei ghiacci, e ad altri perfezionatissimi meccanismi.
L'impresa ha dimostrato la possibilità per sommergibili atomici (considerati ormai da molti tecnici le "capital-ships" dell'avvenire, dotate di autonomia superiore a quella di qualsiasi nave di superficie e di mezzi più idonei per attacchi con missili a carica nucleare), sfruttando la protezione della banchisa polare e senza possibilità di essere individuati, di avvicinarsi alle coste nemiche, per colpire obiettivi vitali nel raggio utile dei missili disponibili. In vista delle nuove possibilità belliche offerte dall'Artico, gli S. U. A. hanno in attuazione il progetto Polaris, che prevede la creazione di una flotta di sommergibili atomici, muniti di missili di portata intermedia (2500 km).
Nell'esaltare il successo dell'impresa, gli S. U. A. hanno già evocato le prospettive che essa dischiude, con la possibilità di costruire grandi sommergibili atomici commerciali, in grado di trasportare merci e petrolio dall'Alasca all'Europa, passando sotto il Polo. Tali prospettive sembrano certamente realizzabili, sia pure in un avvenire non immediato, considerati i costi dei trasporti su sommergibili nucleari, che sono ancora molto superiori a quelli della navigazione classica, e il tempo occorrente alla riconversione di cantieri navali.
Accordi politico-militari. - L'importanza strategica delle regioni artiche, già emersa durante la seconda guerra mondiale, fu accentuata dal profilarsi del conflitto tra gli S. U. A. ed i suoi alleati occidentali da un lato e l'URSS dall'altro, in connessione con le reti di basi aeree create in Alasca. L'adesione della Norvegia, della Danimarca e dell'Islanda all'alleanza nordatlantica costituì la premessa del potenziamento militare della Norvegia settentrionale e dell'arcipelago dello Svalbard, dipendente dalla Norvegia, della Groenlandia, dipendente dalla Danimarca, e dell'Islanda. Più difficoltosa fu l'estensione del sistema difensivo al settore artico-norvegese. Il governo di Oslo condizionò la propria adesione all'alleanza nordatlantica all'esclusione di basi e di guarnigioni straniere dal proprio territorio, atteggiamento conservato costantemente. Allorché, in conseguenza dello scoppio della guerra di Corea, l'alleanza nordatlantica decise l'integrazione delle difese nazionali sotto comandi interalleati regionali, il comando dell'Atlantico settentrionale divenne responsabile anche delle difese del settore norvegese ed artico.
L'URSS, che nel 1947 aveva proposto alla Norvegia un accordo per la difesa comune dello Svalbard, protestò presso il governo di Oslo nell'ottobre 1951 per l'inserimento nella zona di responsabilità del comando dell'Atlantico settentrionale dell'arcipelago dello Svalbard e dell'isola degli Orsi, ritenendo tale decisione contraria alle clausole di smilitarizzazione dei due complessi insulari artici, contenute nel trattato multilaterale di Parigi del 1920, cui Mosca aveva aderito nel 1924. Oslo rispose confermando che in tempo di pace non sarebbero state costruite basi nelle isole artiche dipendenti dalla Norvegia e che le responsabilità del comando atlantico sarebbero divenute effettive solo in caso di guerra.
Un accordo con la Danimarca dell'aprile 1951 consentì invece agli S. U. A. di ripristinare la loro presenza militare in Groenlandia, in seguito alla sua inclusione nel perimetro difensivo nordatlantico. Basi aeree statunitensi furono installate a Thule, posta a metà strada tra gli S. U. A. e l'URSS, a Sömterströmfjord ed a Narsassuak, mentre veniva creata in Groenlandia una densa rete radar americana.
L'Islanda fu anch'essa restia come la Norvegia ad accogliere basi americane. Ma la guerra di Corea indusse il governo, nel maggio 1951, a concedere l'installazione di guarnigioni americane nell'aeroporto di Keflavik, creato nel 1941 quando gli S. U. A. avevano assunto la difesa dell'isola. Ma l'iniziale distensione tra Est ed Ovest accentuò in Islanda il movimento di liberazione dalla tutela militare americana: in seguito ad un imprevisto voto dell'Althing ed alla costituzione di un gabinetto in cui entrarono a far parte anche i comunisti, l'Islanda chiese nell'agosto 1956 alla NATO il ritiro delle guarnigioni americane (4000 uomini).
La crisi internazionale determinata dalla rivoluzione ungherese influì bruscamente sui negoziati tra S. U. A. ed Islanda per lo sgombero della base di Keflavik: infatti l'accordo del novembre 1956 consentì l'ulteriore permanenza americana nella base, a condizione che gli S. U. A. l'avrebbero sgomberata entro sei mesi da una nuova richiesta islandese di evacuazione, senza previa consultazione con la NATO.
Prima della conferenza al vertice tenutasi a Ginevra nel luglio 1955, il presidente degli S. U. A., Eisenhower, per prevenire attacchi di sorpresa, presentò un progetto d'ispezione aerea (open skies) reciproca che avrebbe potuto essere applicato inizialmente ai territorî artici degli S. U. A. e dell'URSS. Il progetto fu respinto dal primo ministro sovietico, Bulganin. Nel corso degli scambî di note per la convocazione di una seconda conferenza al vertice, nell'estate 1958, il progetto limitato alle zone artiche fu riproposto dagli S. U. A. in risposta alle proteste sovietiche per il continuato sorvolo delle regioni artiche da parte di bombardieri americani carichi di bombe nucleari.
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