PIRANO (Piramo), Reginaldo da Monopoli
PIRANO (Piramo), Reginaldo da Monopoli. – Non si conosce la data di nascita di Reginaldo Piramo o Pirano (Bellifemine, 1979), miniatore vissuto fra il XV e il XVI secolo. Giuseppe Indelli, autore di una storia di Monopoli scritta entro il 1779, ne ricordava l’appartenenza all’ordine domenicano, la parentela con il pittore Costantino da Forlì e l’eccellenza nell’arte della miniatura (Indelli, ante 1779, 2000). A riprova di quest’ultima affermazione, lo storico richiamava la miniatura della prima carta dell’inventario de’ censi della Confraternita del Santissimo Sacramento, manoscritto del 1524 ancora conservato nell’Archivio unico diocesano di Monopoli e rinvenuto da Michele D’Elia (Mostra dell’arte in Puglia, 1964), nella quale si legge la retorica iscrizione in lettere capitali «Laudet apelleas aetas sibi priscas tabellas at Reginaldi nostra probabit opus», tracciata sui pilastri dell’architettura che inquadra la scena della Resurrezione di Cristo. Indelli ricordava poi l’attività svolta da Reginaldo per il duca Andrea Matteo Acquaviva e, in particolare, la decorazione di un volumetto con il commento al Pater noster composto dal fratello del duca, Belisario, nonché la decorazione di un Breviario, ancora in possesso della famiglia negli anni in cui lo storico scriveva. L’appartenenza all’ordine domenicano è stata corroborata dal ritrovamento di un documento dal quale si evince che Pirano nel 1506 era priore del convento di Santa Maria Nova di Monopoli (Bellifemine, 1979), mentre il rapporto con la ben nota famiglia nobiliare è stato confermato dalla firma apposta dal miniatore nell’Ethica a Nicomaco (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Codices Philosophi Graeci, 4, c. 80v), commissionato da Andrea Matteo prima del 1504, anno della morte della moglie del duca, Isabella Piccolomini, della quale compare nel codice lo stemma inquartato con quello del marito (ibid., c. 62v).
La complessa cultura figurativa delle miniature che aprono i dieci libri dell’opera, diverse per stile e qualità, ha portato la maggior parte della critica a ritenere che esse siano opera di più di un artista, sebbene, nell’ultimo foglio, Reginaldo se ne sia attribuito la paternità, scrivendo: «Hunc codicem mirifice decoravit Reginaldus Piranus Monopolitanus». Già Julius Hermann (1898), al quale si deve lo studio più ampio sul manoscritto, aveva distinto i primi sei fogli – palesemente permeati dalla pittura ferrarese e, in particolare, dagli affreschi di Schifanoia con qualche accento veneziano –, che riferiva a Reginaldo di ritorno dal Nord Italia, dagli ultimi quattro, che riteneva opera di collaboratori in quanto stilisticamente più deboli. Tutti, secondo lo studioso, furono realizzati sotto le dirette indicazioni del duca, probabilmente nella sua residenza di Atri, dove nel 1496 Roberto Maiorana da Melpignano aveva trascritto l’opera aristotelica sulla filosofia della natura (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Codices Philosophi Graeci, 2), oppure in Puglia (Hermann, 1898, pp. 187-190; Id., 1933). Più tardi, André Chastel (1959), per la puntuale ripresa della pittura ferrarese, ha ritenuto il miniatore attivo a Ferrara intorno al 1495. La realizzazione del codice è stata riferita ad area pugliese da Michele D’Elia, il quale, nel sottolineare la cultura eclettica con citazioni dalla pittura emiliano-ferrarese, veneto-padovana e fiammingo-napoletana delle miniature, ha colto un rapporto con l’opera di Costantino da Forlì, uno dei più importanti protagonisti della pittura in Puglia fra Quattrocento e Cinquecento (Mostra dell’arte in Puglia, 1964).
Con Costantino da Forlì, con il quale, a detta di Indelli, era legato da rapporti di parentela, Reginaldo, secondo D’Elia, collaborò anche in opere pittoriche e forse completò nel 1517 la tavola con la Vergine in trono fra i Ss. Lorenzo e Antonio abate, un tempo a Monopoli, nella chiesa di S. Angelo e ora nella cattedrale della stessa città, lasciata incompiuta da Costantino, che era morto poco prima del 26 agosto 1513 (D’Elia, 1963). In seguito, al miniatore è stato riferito anche il trittico con la Vergine con il Bambino in trono fra i Ss. Girolamo e Benedetto della chiesa di Monteoliveto a Napoli (Navarro, 1987, pp. 466, 475 note 87-88), ma l’attribuzione non è stata più ripresa.
Il confronto tra il foglio della Confraternita del Ss. Sacramento, presumibilmente miniato dal solo Reginaldo, e il manoscritto di Vienna ha consentito di restringere il contributo del miniatore in questo secondo codice agli ultimi due frontespizi (cc. 72, 80) e a qualche intervento, forse di restauro o di integrazione, in quelli precedenti (cc. 17, 45, 62) (Perriccioli Saggese, 1988; Ead., 2006). I frontespizi delle cc. 72 e 80, inoltre, sono molto vicini al foglio di apertura del Plinio della Biblioteca Oratoriana dei girolamini di Napoli (BOGN, Mss., CF.3.6), miniato per Acquaviva, con ogni probabilità dopo il 1506, dal 'Maestro del retablo di Bolea', un pittore spagnolo in passato identificato con Pedro de Aponte e ora ritornato nell’anonimato (Pasqualetti, 2004). Questa affinità stilistica spinge a collocare nello stesso torno di anni, o poco dopo, l’attività di Reginaldo per il duca, il quale, il 2 luglio del 1507, reduce dalla prigionia spagnola durata poco più di tre anni, dal marzo 1503 al 4 settembre 1506, riallacciava i rapporti con Aldo Manuzio con una lettera spedita dalla sua dimora di Conversano e, fra ottobre e novembre, faceva trascrivere i Commentaria in Thimaeum Platonis di Calcidio (BOGN, Mss., CF.3.10; Colapietra, 1993, pp. 72-77). Il rinnovato interesse del duca per la sua biblioteca durante il soggiorno pugliese poté favorire l’incontro con Reginaldo, che risiedeva nel convento domenicano della vicina Monopoli, e poté favorire altresì la conseguente commissione del completamento dell’illustrazione della ricordata Ethica a Nicomaco, e la miniatura del De Oratore di Cicerone (BOGN, Mss., CF.3.5), manoscritto concordemente riferito al miniatore (Perriccioli Saggese, 1995, pp. 117-119).
L’affinità stilistica fra la miniatura del Libro della Confraternita del Sacramento di Monopoli e il primo foglio del Graduale II della cattedrale di Matera insieme con l’iscrizione in lettere dorate «fecit frater R» ha portato a riferire al miniatore e alla sua bottega anche la decorazione di quanto resta di una perduta serie di codici liturgici (Daneu Lattanzi, 1976). Il riferimento a Reginaldo, però, può essere accolto solo per il primo foglio.
Non si conosce l’anno di morte di Pirano, di cui non si hanno notizie dopo il 1524.
Fonti e Bibl.: G. Indelli, Istoria di Monopoli (ante 1779), a cura di M. Fanizzi, con note di C. Tartarelli, Fasano 2000, p. 430; H.J. Hermann, Miniaturhandschriften aus der Bibliothek des Herzogs Andrea Matteo III Acquaviva, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammelungen des allerhochsten Kaiserhauses, XIX (1898), pp. 147-216 (trad. it. 2013); Id., Die Handschriften und Inkunabeln der italienischen Renaissance, Leipzig 1933, pp. 101-105; A. Chastel, Art et Humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique: études sur la Renaissance et l’Humanisme platonicien, Paris 1959 (trad. it. Torino 1964, pp. 95-97); M. D’Elia, Appunti per la storia della pittura in Puglia (per Costantino da Monopoli), in Commentari, XIV (1963), pp. 151-159; Mostra dell’arte in Puglia. Dal tardoantico al Rococò (catal., Bari), a cura di M. D'Elia, Roma 1964, pp. 123 s.; M. Rotili, L’arte del Cinquecento nel Regno di Napoli, Napoli 1972, pp. 160-162; A. Putaturo Murano, Miniature napoletane del Rinascimento, Napoli 1973, p. 41; A. Daneu Lattanzi, I corali della Cattedrale di Matera miniati da R. P. da M. e bottega, in Atti del II Convegno nazionale di storiografia lucana, Montalbano Jonico - Matera… 1970, II, Studi lucani, a cura di P. Borraro, Galatina 1976, pp. 315-320; J.J.G. Alexander, Italian renaissance illuminations, New York 1977, pp. 108-113; C. Guglielmi Faldi, I corali miniati, in La Cattedrale di Matera nel Medioevo e nel Rinascimento, a cura di M.S. Calò Mariani - C. Guglielmi Faldi - C. Strinati, Matera 1978, pp. 108-112; G. Bellifemine, La Basilica della Madonna della Madia in Monopoli. Storia, fede, arte, Fasano 1979, p. 212 ; F. Navarro, Pittura del Quattrocento a Napoli e nel Meridione, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, Milano 1987, pp. 446-477; Ead., R. P. da M., ibid., p. 741; A. Perriccioli Saggese, Una rilettura dell’Etica di Vienna e un’ipotesi per R. P. da M., in Monopoli nell’età del Rinascimento. Atti del convegno… 1985, a cura di D. Cofano, III, Monopoli 1988, pp. 1128-1162; R. Colapietra, Abruzzo e Puglia nell’orizzonte feudale degli Acquaviva tra Quattro e Cinquecento, in Archivio storico per le province napoletane, CXI (1993), pp. 39-88; A. Perriccioli Saggese, I codici miniati del XVI secolo, in Codici miniati della Biblioteca oratoriana dei Girolamini di Napoli (catal. 1995-96), a cura di A. Perriccioli Saggese - A. Putaturo Murano, Napoli 1995, pp. 105-119; C. Pasqualetti, Maestro del retablo di Bolea, in Dizionario biografico dei miniatori italiani, a cura di M. Bollati, Milano 2004, pp. 658 s.; A. Perriccioli Saggese, R. P. da M., ibid., pp. 902-904; E. Elba, R. da P. e lo statuto miniato. Nuove considerazioni e ipotesi di studio, in Rivista di storia della miniatura, XIX (2015), in corso di stampa.