Ecclesiastico (Stourton Castle, Staffordshire, 1500 - Londra 1558). Si oppose allo scisma di Enrico VIII. Cardinale dal 1536, promosse la conciliazione con i riformati e nel 1545 fu tra i legati papali al Concilio di Trento. Arcivescovo di Canterbury (1556) e consigliere di Maria I Tudor, fu accusato di eresia da papa Paolo IV e processato dal tribunale dell'Inquisizione.
Nipote per parte di madre di Giorgio duca di Clarence, fratello di Riccardo III. Era dunque di alto lignaggio; e il favore di cui la madre godette alla corte di Enrico VIII, che la creò contessa di Salisbury e le affidò l'educazione della principessa Maria, si riverberò anche sul giovane Reginald, che fu infatti favorito dal re, sia negli anni di studio a Oxford, sia negli anni immediatamente seguenti: nel 1521 egli fu inviato da Enrico VIII in Italia, dove rimase sino al 1527, studiando a Padova, e recandosi anche, sia pure per breve tempo, a Firenze e a Roma. Nel frattempo fu investito dei primi benefizi ecclesiastici, per quanto non avesse ancora ricevuto gli ordini sacri. Tornato in patria, partì (1529) per Parigi, dove lo colse l'improvviso precipitare della situazione ecclesiastica in Inghilterra. Contrario alla tesi di Enrico VIII, P. non volle tornare in patria e passò in Italia (1532), dove a Padova e Venezia entrò in contatto con gli umanisti cattolici, ai quali lo legava il culto di Erasmo e la comune esigenza di riforma della Chiesa. Gli anni di soggiorno in Italia ebbero grande influsso sulla formazione spirituale e morale di P. Qui non soltanto l'amicizia con uomini come il Bembo, il Sadoleto, il Contarini doveva nutrirlo di spirito umanistico, ma altresì avviarlo, specie per influsso del Contarini e del Carafa, e in genere del gruppo dell'Oratorio, a cui P. s'era aggregato, verso quelle forme di umanismo cristiano, preoccupato di ridare vita al movimento religioso, che doveva più tardi caratterizzarne l'azione come cardinale. Decisivo fu soprattutto, a questo riguardo, l'influsso di Erasmo da Rotterdam, con cui P. era entrato in relazione epistolare sin dal 1525. Dopo la rottura definitiva con Enrico (Pro ecclesiasticae unitatis defensione, 1536), creato cardinale da Paolo III (1536), P. fu, con G. Contarini, G. Sadoleto, G. P. Carafa e G. Aleandro, uno degli estensori del rapporto De emendanda Ecclesia (1537) e, con Contarini e Sadoleto, fautore di una conciliazione coi riformati. A queste idee egli restò fedele, benché accusato di protestantesimo. Fu (1545) tra i legati papali al Concilio di Trento, ma non riuscì a far prevalere i suoi compromessi teologici. Legato pontificio in Inghilterra, con l'avvento di Maria Tudor venne consacrato arcivescovo di Canterbury (1556) e divenne il principale consigliere della regina in materia di politica religiosa. Benché non si possa considerare direttamente responsabile della persecuzione contro i protestanti, non si adoperò per farla cessare, compromettendo così ogni reale possibilità di restaurazione cattolica. Caduto in disgrazia presso il papa Paolo IV, in seguito alla guerra mossa da Spagna e Inghilterra, sua alleata, contro la Francia e il papato, P. venne privato della carica di legato e, accusato di eresia, fu deferito al tribunale dell'Inquisizione, ma morì prima della fine del processo.