ANSA, regina dei Longobardi
La sua provenienza familiare è poco certa; vengono ricordati suo padre Verissimo e due suoi fratelli, Arechi e Donnolo; è da ritenersi giusta la supposizione che la sua famiglia sia stata di origine longobarda. Il nome di A. è legato soprattutto a Brescia; lì fondò, insieme con il marito Desiderio re dei Longobardi, il monastero di S. Michele e di S. Pietro (accresciuto da una fondazione in titulo S. Salvatoris, poi di S. Giulia), di cui la figlia Anselperga fu badessa. Nel 759 e negli anni seguenti A. viene spesso menzionata nei diplomi del monastero e appare come protagonista di quella politica di provvidenza a favore di enti religiosi che era destinata a consolidare il regno di Desiderio. "Ma queste donazioni, senz'accrescere notevolmente la sicurezza della monarchia, avevano assottigliato il patrimonio regio, unico mezzo da cui il re tirasse le proprie risorse" (Romano-Solmi, p. 445). Insieme al re, A. si presentò a Carlomagno il 5 giugno 774.
In quello stesso anno Desiderio, prigioniero di Carlomagno, fu condotto attraverso le Alpi e, da allora, visse, secondo alcuni annalisti, in esilio a Liegi (a Corbie secondo un'altra testimonianza). Sua moglie A. e una figlia l'avevano accompagnato; ma le fonti non indicano il nome di quest'ultima - forse la più giovane delle quattro sorelle identificabili di Adelchi - e lasciano aperta la questione se A. sia ritornata più tardi in Italia.
Negli anni che seguirono il crollo del regno, in un'atmosfera propizia all'idealizzazione dello stato passato, Paolo Diacono scrisse nell'esilio di Montecassino il suo Epitaphium Ansae reginae. In questa iscrizione poetica la tomba di A. è immaginata a Brescia, nel monastero di San Salvatore, che avrebbe accolto la fondatrice alla fine della sua vita. Vengono ricordati i meriti della "coniux pulcherrima", della bellissima sposa di Desiderio, sia quelli politici ("assicurò e aumentò la patria messa in pericolo", maritò la figlia Adelperga con Arichi, Liutperga con Tassilo e una terza figlia con Carlomagno, allacciando così rapporti con l'estero), sia quelli religiosi (consacrò la figlia Anselperga al "Re eterno" e fondò "edifici per il culto dell'Altithronus"). La madre partecipa alla glorificazione del "grande, forte e savio" Adelchi, "che doveva tenere lo scettro - Bardis spes maxima".
È evidente che Paolo Diacono attribuisce alla regina un'attività che certamente essa non ha esercitato da sola ed una capacità di iniziativa che esiteremmo a concederle. Ma prescindendo dall'esaltazione letteraria, possiamo pure presumere, in A., una personalità rilevante ed autonoma.
Fonti e Bibl.: Annales Alamannici, in Mon. Germ. Historica, Scriptores, I, Hannoverae 1826, p. 40; Annales Nazariani, ibid., p.40; Annales Sangallenses, ibid., p.75; Annales Lobienses, ibid., II, Hannoverae 1829, p. 195; Pauli Historia Langobardorum, in Mon. Germ. historica in usum scholarum, Hannoverae 1878, p. 249; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 2, Gotha 1903, pp. 264, 270; K. Neff, Die Gedichte des Paulus Diaconus, München 1908, pp. 41 ss.; K. Voigt, Die königlichen Eigenklöster im Langobardenreiche, Gotha 1909, pp. 20-30; G. Romano-A. Solmi, Le domin. barbar. in Italia, Milano 1940, pp. 445, 448.