CAMBIO, Regimi di (VIII, p. 507; App. II, 1, p. 487; IIl, 1, p. 292)
Il tasso di c. è il prezzo di una moneta in termini di un'altra. Il suo valore di equilibrio è, pertanto, quello che rende uguali la domanda e l'offerta di divise estere o, ciò che è lo stesso, l'offerta e la domanda di moneta nazionale sul mercato dei cambi.
Conviene ricordare che la domanda di divise estere (offerta di moneta nazionale) è data dal valore delle importazioni più il deflusso di capitale, mentre l'offerta di divise estere (domanda di moneta nazionale) è uguale al valore delle esportazioni più l'afflusso di capitale. Questi concetti sono indipendenti dall'assetto istituzionale, cioè dal meccanismo di aggiustamento - o di regime di c. - adottato. L'eliminazione degli squilibri - sia di un eccesso di domanda di divise estere (deficit) che di un eccesso di offerta (surplus) - invece, si presenta in forma diversa a seconda del regime di cambio.
Per comprendere la profonda trasformazione subita dal sistema monetario internazionale (v. in questa App.) in materia di c. dal 1960 in poi, schematizzeremo le possibilità teoricamente disponibili, prescindendo dall'esame del modo in cui si sono realizzate storicamente, quando ciò è avvenuto, e concentrando l'attenzione sui meccanismi alternativi di aggiustamento. In questa prospettiva si possono ipotizzare tre tipi di regime di c.: perfettamente fisso, perfettamente flessibile, forme intermedie. La grossa limitazione di tale presentazione, è bene avvertire subito, è costituita dal fatto che i primi regimi di c. sono scarsamente riscontrabili nell'esperienza storica, mentre il terzo comprende una serie numerosa di regimi diversi. Per quanto limitata, tuttavia, tale schematizzazione ha, forse, il vantaggio di sottolineare gli aspetti fondamentali del problema.
Cambio fisso (in inglese clean fixing, fissazione pulita). - Se il c. è perfettamente fisso, l'aggiustamento, cioè l'eliminazione di uno squilibrio di bilancia dei pagamenti, verrà posto in essere da variazioni di altre variabili.
Per esempio, l'aggiustamento può essere realizzato, a c. fisso, da movimenti monetari. Se il paese in questione ha, per esempio, un saldo attivo di bilancia dei pagamenti (eccesso di offerta di divise estere) e vuole che la parità del c. rimanga invariata, deve consentire che il surplus si traduca in un aumento di liquidità interna. L'aumento della quantità di moneta (o, più realisticamente, l'accelerazione del tasso di aumento della quantità di moneta) determinerà un aumento del livello dei prezzi (o un'accelerazione dell'inflazione) e dell'attività economica, che scoraggeranno le esportazioni e stimoleranno le importazioni, e una riduzione del tasso d'interesse (almeno nel breve periodo) che stimolerà la domanda di divise estere, connessa ai movimenti di capitale. Per entrambe le ragioni (bilancia commerciale e movimenti di capitale) si metterà in moto un processo di aggiustamento, senza che il c. vari. L'opposto dicasi per il caso di deficit (eccesso di domanda di divise estere), che viene eliminato da una deflazione interna.
L'invariabilità del c. presenta vantaggi dal punto di vista delle condizioni di certezza in cui si svolgono gli scambi internazionali, che vengono però compensati dal fatto che il perseguimento della stabilità esterna (equilibrio della bilancia dei pagamenti) ha come costo il sacrificio della stabilità interna. Infatti, come si è detto, a c. fisso un saldo attivo si traduce nell'importazione d'inflazione, un saldo passivo nell'importazione di deflazione. Infine, l'adozione di un c. perfettamente fisso significa rinunzia all'autonomia della politica monetaria, perché il tasso di espansione della quantità di moneta dipende in larga misura dal saldo della bilancia dei pagamenti.
Cambio flessibile (in inglese clean floating, flessibilità pulita). - Mentre la caratteristica fondamentale del c. fisso è che le autorità monetarie si astengano dal compensare le variazioni di liquidità connesse allo squilibrio esterno, la caratteristica del c. flessibile è che le autorità monetarie non effettuano operazioni di acquisto netto o di vendita netta di divise estere volte a mantenere invariata la parità.
In tali circostanze il c. è determinato di volta in volta dalle condizioni del mercato, cioè della domanda e offerta di divise estere. Alle variazioni del c. in tale sistema è affidato il raggiungimento dell'equilibrio della bilancia dei pagamenti, in modo continuo, e la politica monetaria è rivolta esclusivamente al perseguimento di obiettivi di stabilità interna. Nelle condizioni ideali di funzionamento, il c. flessibile realizza l'equilibrio della bilancia dei pagamenti in ogni istante, e protegge la stabilità interna dagli squilibri esterni.
Il c. flessibile può presentare dei costi dal punto di vista degli scambi internazionali, perché le variazioni continue del c. possono essere causa d'incertezza. Però, anzitutto non è detto che il c. flessibile sia instabile - la stabilità o meno del c. dipende dalle forze economiche sottostanti, ed è indipendente dal regime di c. adottato; in secondo luogo, a fronte di tali ipotetici svantaggi sta il vantaggio del non dover subordinare l'equilibrio interno alla correzione dello squilibrio esterno.
Questo è ovviamente meno vero per i paesi "piccoli", per quei paesi cioè in cui gli scambi internazionali rappresentano una percentuale elevata del livello di attività economica. In tali paesi, infatti, le variazioni del c. possono incidere profondamente sulla struttura produttiva interna, determinando crisi connesse al processo di trasformazione. Per tali paesi, tuttavia, neanche il c. fisso rappresenta una soluzione valida, perché le variazioni di liquidità all'interno, dovute allo squilibrio esterno, potrebbero determinare crisi gravi.
Forme intermedie. - L'esempio tipico di regime di c. intermedio è rappresentato dal sistema del Fondo monetario internazionale. (v. in questa App.). In tale sistema, il criterio generale della parità fissa viene derogato in vario modo.
Anzitutto è prevista una variazione libera e continua del c. in misura ridotta (dell'originario ±1% si è passati al ±2,25%). In secondo luogo, in presenza di uno "squilibrio fondamentale" della bilancia dei pagamenti la parità può essere variata in misura inferiore al 10% senza l'autorizzazione del Fondo, che è invece richiesta per variazioni superiori al 10%. Al fine di mantenere la parità invariata, le autorità monetarie pongono in essere variazioni delle riserve ufficiali in corrispondenza allo squilibrio della bilancia dei pagamenti. Così, nel caso di un deficit (eccesso di domanda di divise estere) vendono divise, mentre le acquistano nel caso di un surplus. La variazione delle riserve ufficiali trasforma in pareggio lo squilibrio della bilancia dei pagamenti; se le autorità monetarie non compensano la variazione della liquidità intema dovuta alla variazione delle riserve, il sistema si comporta come se il c. fosse fisso, nel senso che il sacrificio della stabilità interna opera in senso stabilizzante sulla bilancia dei pagamenti.
Il grave limite di tale sistema, come confermato dall'esperienza degli anni Sessanta e Settanta, è rappresentato dal fatto che non esistono criteri in base ai quali decidere a priori se un dato squilibrio di bilancia dei pagamenti è fondamentale o meno. L'unico modo per decidere è quello di aspettare per vedere se lo squilibrio si protrae nel tempo o si corregge spontaneamente. Il sistema cioè fornisce un incentivo a ritardare la correzione degli squilibri di bilancia dei pagamenti, per il finanziamento dei quali soccorrono gli strumenti creditizi previsti. Inoltre, il fatto che gli squilibri vengano corretti solo quando si è appurato che sono duraturi rappresenta un incentivo alla speculazione. In tale sistema infatti lo speculatore non corre rischi: non sa se una data parità verrà cambiata, né quando verrà cambiata, né di quanto, ma è certo sulla direzione del cambiamento. Un paese con saldo attivo prolungato non svaluterà, un paese in deficit duraturo non rivaluterà; comprare la moneta del primo paese, e vendere quella del secondo, non presenta rischio alcuno. Questo incoraggiamento alla speculazione rende, fra l'altro, improbabile il perpetuarsi dello squilibrio, cioè il mantenimento di una parità non di equilibrio; gli acquisti o le vendite di una certa dívisa a motivo speculativo, infatti, finiscono col costringere la Banca centrale a modificare la parità in senso stabilizzante, cioè verso il suo valore di equilibrio.
Queste considerazioni spiegano in parte le modifiche intervenute nel sistema monetario internazionale e le ragioni della sua crisi, che ha determinato l'accettazione di una maggiore flessibilità dei cambi. È difficile dire in quale direzione il sistema monetario internazionale si muoverà in futuro, ma sembra di poter prevedere che, se è improbabile sia l'instaurazione di un regime di c. perfettamente fissi che di uno di c. perfettamente flessibili, il sistema intermedio del Fondo monetario difficilmente potrà essere restaurato nella sua forma originaria.
Bibl.: E. Schneider, La bilancia dei pagamenti ed il corso dei cambi, Torino 1970; E. Sohmen, I cambi flessibili, Milano 1974, e bibl. ivi.