regalita sacra
Presso la maggior parte dei popoli che conoscono una qualsiasi forma di istituzione monarchica, il re o capo ha uno statuto religioso particolare. Secondo J. Frazer la r.s. avrebbe le proprie origini nei poteri magici. Tuttavia, la grande varietà di fenomeni religiosi che possono includersi nel concetto convenzionale di r.s. non può essere ridotta a uno schema unico e rientra in forme diverse, più o meno definite e distinte secondo il carattere storicamente determinato dei vari tipi di civiltà. Il fatto che il re accumuli nella propria persona le più importanti cariche sacerdotali può dipendere da un sistema di rappresentanza. Uno sviluppo particolare di questa forma della r.s. sembra essere quello, noto in diverse civiltà, tra cui quella dell’antica Cina, per cui il re è responsabile di tutto quanto accade al suo popolo o Paese, perché se il suo comportamento è in armonia con la volontà divina ne deriva prosperità, se invece le è contrario si hanno disastri e catastrofi naturali. Nonostante la somiglianza delle conseguenze, diverso sembra il caso in cui al re si attribuiscono poteri magici personali, per es. una particolare influenza sugli esseri che dispongono dei vivi (come gli antenati), oppure nella tipologia dei re taumaturghi, caratteristica della Francia e dell’Inghilterra del Medioevo e della prima Età moderna, cui si attribuiva il potere di guarire alcune malattie. In tal caso se il re non riesce ad assicurare la prosperità, per es. a ottenere la pioggia, egli può essere anche deposto o ucciso, perché rivela di non essere in possesso dei poteri necessari. A volte la r.s. così intesa si stacca da quella profana: in Cambogia si avevano, oltre al re regnante, un re della pioggia e un re del fuoco (così si stacca e si conserva, del resto, anche la figura del re-sacerdote in forme di Stato non più monarchiche, come il rex sacrorum nell’antica Roma). A un tipo diverso della r.s. appartengono i casi in cui, in una concezione sostanzialmente teocratica, la posizione sacrale del re deriva dal fatto che egli funge da vicario della divinità; di questa concezione si trova ampia attestazione nelle antiche civiltà orientali. Il re può derivare ogni potere dalla volontà divina e dal corrispondente atto di consacrazione regale; nell’antico Iran gli Achemenidi regnavano per volontà di Ahura Mazda, ma ciò non implica in sé un carattere divino del re. Diversa è invece la r.s. nell’antico Egitto, dove il re era ritenuto figlio di dio e dio (Oro) egli stesso. Nei vari politeismi vi sono divinità che figurano come re degli dei in una società divina modellata su quella umana; in India, per es., dove il re apparteneva alla seconda casta (dei guerrieri) e non alla prima (dei sacerdoti), anche il re degli dei era il dio guerriero, Indra. Pur affidando le funzioni religiose alla mediazione di un sacerdote brahmano, il re indiano fungeva da intermediario fra il mondo divino e quello umano in quanto garante dell’ordine cosmico, e di conseguenza della regolarità delle piogge, della fertilità della terra e dell’armonia sociale; la sua corte raffigurava l’ideale della pienezza della vita e ciò favorì lo sviluppo di un mecenatismo rivolto a tutte le principali arti.