REFRIGERIUM
. È uno speciale rito cristiano antico, sulle cui origini ancora non si hanno idee molto chiare. La parola, negli antichi testi, viene adoperata ora in senso di ristoro morale e materiale (Tertulliano, Apolog., XXXIX, 16, in relazione alle agapi che giovano anche agl'indigenti), ora in senso escatologico (conforto della sede celeste; Tertulliano, De monogamia, 10), ora come denominazione del rito cui si accennava e che ha carattere funerario (ma come una sorta di partecipazione, o propiziazione, ed augurio di vita beata). Già nell'uso pagano vi sono banchetti, o semplici libazioni in onore di defunti. In un'epigrafe di Palestrina un tale dichiara di avere fabbricato: "a solo memoriam cum solario et cuviculo" per sé e suoi, ed invita tutti i parenti: "ut sene (sic) bile refrigeretis" (De Rossi, Roma sotterranea, III, p. 39). In una altra iscrizione: "liceat in aeodem (sic) aedificio corpus sepulture mandare set tantummodo convivium (sic) copulantibus vel refrigerantibus pateat" (Corp. Inscr. Lat., XI, 6222). Nel mese di febbraio, entro i giorni parentales, si facevano sacrifizî e libazioni consistenti nel versare sulle tombe acqua, vino, latte, miele, olio e sangue di vittime. E i liquidi non bagnavano soltanto l'esterno del sepolcro, ma non di rado si facevano penetrare nell'interno, cospargendo la salma. Un esempio tipico si ha in un cubicolo funerario dell'agro Verano, dove, nell'angolo di un bancale, si scorge un imbuto di terracotta la cui parte inferiore sbocca sul volto dello scheletro collocato al disotto. In un epitafio cristiano di Roma (cemeterio di Domitilla), si vede graffita una singolare scena di refrigerio: un tale Cristor augura il refrigerio alla figliola che appare, in atto di orante, presso una colomba su ramoscello (simbolo del tripudio dell'anima nel paradiso); il padre reca alle labbra una coppa, e poi ne rovescia in terra una parte del contenuto. Questo titolo sepolcrale del sec. IV mostra le analogie e le diversità fra il refrigerium pagano e quello cristiano. Indubbia la derivazione dai parentalia. Ma oramai non si fa la libazione per una specie di sopravvivenza del rito pagano; il gesto vuol essere al tempo stesso propiziazione di eterno gaudio e comunione fra i sopravvissuti e il defunto. Vi è però un'altra applicazione del rito. Gli scavi della memoria apostolica ad Catacumbas (S. Sebastiano extra muros, in Roma) posero in evidenza un locale (triclia) destinato al refrigerium in onore degli apostoli Pietro e Paolo, come ne fanno fede i numerosi graffiti esistenti su una parete. In uno si dichiara di avere compiuto il refrigerio presso la memoria degli apostoli ("at paulum et petrum refrigeravi"); in altro è l'indicazione che fu fatta per voto ("botum is promisit refrigerium"); la maggior parte implora la protezione degli apostoli (con le formule: "in mente abeatis", "petite", ecc.), sia per i viventi, sia per i defunti ("... abete... [?] inum in refrigerium"). Una scritta rivela una speranza ("ut possimus ad vos venire"). Insomma la libazione vuol essere un omaggio alla gloria del martire e una fervida richiesta d'intercessione per la requie della vita d'oltretomba (cfr. ciò che dice l'anonimo commentatore di Giobbe ed. in Patrol. Gr., XVII, col. 517). Secondo S. Agostino questo rito in onore dei martiri non sarebbe stato più antico dell'età della pace (Epist. XXIX, n. 11, in Patrol. Lat., XXXIII, col. 118); si protrasse però fino al sec. V. In alcuni luoghi rimase qualche traccia nell'uso popolare: non è improbabile che taluni banchetti in occasione di sagre perpetuino il ricordo di quel "refrigerio" descritto da S. Paolino da Nola parlando delle feste in onore di S. Felice (v. carme XXVII, De S. Felice, e carme IX, De solemnibus christianorum festis, 552-579)
Bibl.: H. Delehaye, in Journal des Savants, novembre 1926, p. 287; E. Buonaiuti, in Ricerche religiose, V (1929), p. 60 segg.; F. Grossi-Gondi, in Römische Quartalschrift, 1915, p. 220 segg. e in Dissertazioni della Pontif. Accad. Rom. di archeol., XIV (1920), p. 261 segg. Per l'epigrafe di Cristor, v. O. Marucchi, Le catacombe romane, Roma 1931, p. 145; per i graffiti della memoria apostolica,v. P. Styger, in Dissertazioni della Pontif. Accad. Rom. di archeol., s. 2ª, XIII (1918), p. 1 segg.; per il sacello sepolcrale dell'agro Verano, v. G. da Bra, Guida... della basilica di S. Lorenzo f. le mura, Roma 1929, p. 100.