RE (XXVIII, p. 933)
Diritto pubblico italiano. - La "questione istituzionale", sollevata in Italia a seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, fu provvisoriamente superata con il conferimento della luogotenenza (v. in questa App.) al principe Umberto.
Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III abdicò alla corona d'Italia, redigendo di propria mano l'atto relativo. Cadde così de iure la luogotenenza, ed in virtù dell'art. 2 dello Statuto il trono passò al principe ereditario, che divenne re col nome di Umberto II. È da rilevare che fu modificato il fondamento formale e tradizionale della potestà regia: nella intitolazione degli atti dello stato al nome di Umberto II, la formula "per grazia di Dio e volontà della nazione" fu omessa. Dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 (v. italia: Storia, in questa App.), pronunciatosi a favore del regime repubblicano, Umberto II lasciò l'Italia. La costituzione repubblicana entrata in vigore il 1° gennaio 1948 stabilisce che l'ex re e tutti i membri della sua casa non possono ricoprire uffici pubblici e non godono del diritto di elettorato, sia attivo sia passivo. Inoltre per gli ex re di casa Savoia, per le loro consorti ed i loro discendenti maschi, la costituzione prevede il divieto assoluto d'ingresso e soggiorno nel territorio dello stato, nonché la confisca dei beni esistenti in Italia (XIII disp. trans. e finali).