AMINTA, (Αμύντός, Amyntas), re di Galazia
Fu dapprima semplice scrivano del re Deiotaro. Trovandosi al comando delle truppe ausiliarie reclutate fra i Galli per Bruto e Cassio, passò dalla parte di Antonio, il quale, nel convegno di Antiochia (36 a. C.), lo ricompensò concedendogli la Galazia, la Pisidia, e parte della Panfilia e della Licaonia. Aminta cooperò poi alla lotta contro Sesto Pompeo che fu preso ed ucciso (35 a. C.). Tuttavia egli non rimase fedele ad Antonio quando scoppiò la lotta fra lui e Ottaviano. Sentendosi sospettato, non condusse all'accampamento di Antonio le truppe ausiliarie che aveva arruolate per lui, ma passò dalla parte di Ottaviano. Dopo la battaglia di Azio (31 a. C.), Ottaviano a Samo riordinò l'Oriente destituendo re e dinasti che avevano avuto il potere da Antonio; ma A. poté conservare il suo dominio e lo tenne fino alla morte (25 a. C.). Coniò monete con titolo regio, ed ebbe più figli; conosciamo il nome di uno di essi, Pilemene.
Fonti: Strab., XII, p. 567 segg.; XIV, p. 671; XVII, p. 840; Plut., Anton., 61, 63; Appian., Bell. Civ., V, 75, 137 segg.; Dio. Cass., XLVII, 48, 2; XLIX, 32, 3; L, 13, 8; LI, 2,1; LIII, 26, 3.
Bibl.: Drumann-Groebe, Gesch. Roms, IV, pp. 586-590; J. Eckhel, Doctrina numm. veterum, III, 183 segg.; Th. E. Mionnet, Description de médailles antiques grecques et romaines, IV, 403, Suppl., VII, 656; Head, Hist. num., 2ª ed., Oxford 1911, p. 747; Wroth. Catal. Brit. Mus., Galatia ecc., p. xviii e 2 segg.; W. Dittenberger, Or. Gr. inscr., II, Lipsia 1905, 533.