GIOVANNI (Yoḥannes), re di Etiopia
Nome di quattro sovrani dell'Etiopia. Giovanni I, che regnò dal 1667 al 1682, continuò la politica di reazione anti-cattolica iniziata da suo padre Fāsiladas. Sotto il suo regno si svilupparono gravi lotte religiose nell'ambito stesso della Chiesa monofisita e il negus fu costretto spesso a intervenire: nel 1672 destituì il metropolita Krestodolu e nel 1681 convocò un sinodo per discutere la questione dell'Unzione e dell'Unione. G. dovette fronteggiare due tentativi di ribellione di suo figlio Iyāsu. È venerato come santo dalla Chiesa etiopica.
Giovanni II regnò solo pochi mesi nel 1769.
Giovanni III regnò poco più di un anno dal 1840 al 1841.
Giovanni IV. - Nativo del Tigrè e capo, col nome di Kāsā, di una parte di quella regione, aveva mantenuto, durante la guerra anglo-etiopica del 1868, una neutralità benevola per gl'Inglesi, spinto a ciò dalle antipatie che la ferocia del negus Teodoro II aveva eccitate nell'Etiopia. Morto Teodoro e partiti gl'Inglesi, G. riuscì a vincere i suoi avversarî e si fece proclamare negusa nagast col nome di Giovanni IV e col titolo di negusa Ṣyon "re di Sion". Si dedicò alla difficile opera di restaurazione dell'impero sconvolto dalle crisi degli ultimi anni e dalle conseguenze della battaglia di Magdala. Profondamente religioso, egli ristabilì i legami, allentati sotto Teodoro II, col patriarcato di Alessandria e ottenne la nomina di quattro vescovi (egiziani) per il suo impero (anziché di un solo metropolita). La necessità di ridurre lo Scioa all'antico vassallaggio e insieme il desiderio di porre un freno all'opera missionaria di G. Massaia, divenuto il consigliere di Menelik, spinsero G. alla spedizione del 1878, nella quale ottenne la sottomissione di Menelik e la consegna del Massaia, poi espulso dal territorio etiopico. Menelik fu da G. coronato negus dello Scioa nel 1879; ma contemporaneamente era coronato anche negus del Goggiām col nome di Takla Hāymānot il ras del Goggiām, il quale veniva spinto da G. a estendersi a S. del Nilo Azzurro per bloccare l'espansione scioana nei paesi galla. Takla Hāymānot, vinto da Menelik a Embābo nel 1884, dovette rinunziare a favore dello Scioa alle sue conquiste nel SO. dell'Etiopia.
Questi intanto aveva dovuto opporsi con le armi agli Egiziani che tentavano di stabilirsi sull'altipiano e in due campagne successive li aveva battuti nel 1875 a Gundat e nel 1876 a Gurā‛; e soltanto nel 1884, con la mediazione dell'Inghilterra, si stipulò in Adua un trattato a tre (anglo-egiziano-etiopico) negoziato dall'ammiraglio inglese sir H. Hewett. Ma ben presto la rivolta mahdista nel Sudan costrinse il negus a difendere nuovamente contro i Dervisci la frontiera settentrionale; e, sgombrate le guarnigioni egiziane della costa eritrea, l'occupazione italiana di Massaua pose nuovamente per il negus il problema delle sue relazioni con l'Italia.
G. aveva sino allora mantenuto amichevolmente contatti con l'Italia pur senza giungere a nessun accordo positivo, neanche quando nel 1883 il console Gustavo Bianchi fu inviato in missione alla corte etiopica. Viaggiatori italiani erano stati cordialmente accolti da G., il quale pare che abbia anche influito sul negus del Goggiām affinché costui s'interessasse della liberazione di A. Cecchi prigioniero nel regno galla di Ghera nel 1879. L'occupazione italiana di Saati decise G. alla guerra; e, falliti i tentativi di riprendere i contatti per un accordo, il 25 gennaio 1887 il ras Alulā attaccò Saati e il 26 gennaio 1887 si ebbe l'episodio di Dogali. La successiva campagna del generale A. di San Marzano (1887-1888) obbligò G., sceso innanzi Saati, alla ritirata (v. etiopia: XIV, p. 472). Intanto i Dervisci avevano continuato le loro razzie giungendo persino a incendiare Gondar; e Menelik, assicuratisi rifornimenti di armi, si avanzò fino a Gondar per difenderla da nuovi attacchi e anche per sorvegliare le mosse di G. Rientrato Menelik nello Scioa dopo essersi accordato col negus Takla Hāymānot del Goggiām contro G., questi decise una nuova campagna per sottomettere i due alleati; e, devastato il Goggiām, si accingeva a invadere lo Scioa quando i Dervisci attaccarono di nuovo la zona a ovest di Gondar. G. anziché continuare la guerra civile con lo Scioa, preferì accorrere nel Nord per affrontare i musulmani, secolari nemici del cristianesimo abissino. A Metemma (Matammā) il 10 marzo 1889 il negus fu vinto e ucciso dai Dervisci. La fine di G. in battaglia ha dato a quel negus nella tradizione un carattere eroico di martire guerriero.
Bibl.: Heruy Walda Sellase, Ityopya-nma Matamma: ya hase Yohannes ta rik (Etiopia e Matamma: Storia dell'imp. G.), Addis Abeba 1910 [etiopico = 1918]; C. Rossetti, Storia diplomatica dell'Etiopia, Torino 1910; A. Cecchi, Da Zeila alle frontiere del Caffa, Roma 1886; G. Massaia, I miei trentacinque anni di missione in Etiopia, Milano 1885; G. Bianchi, Alla terra dei Galla, Milano 1883; L. Traversi, Let Marefià, Roma 1931; E. Cerulli, Canti popolari amarici, in Rendiconti Lincei, sc. mor., 1916; J. Afework, Dagmawi Menilek (Menelik secondo), [Roma] 1908.