Pettibon, Raymond
Pettibon, Raymond. – Nome d’arte di Raymond Ginn, artista statunitense (n. Tucson 1957). Si è laureato in economia alla University of California di Los Angeles nel 1977 e per un breve periodo ha insegnato matematica nella high-school, fino a quando il fratello Greg ha fondato il gruppo punk Black flag e aperto la casa discografica SST Records (1978), per la quale P. ha iniziato a disegnare loghi e copertine di dischi. Legato dunque inizialmente alla scena underground di Los Angeles, e in particolare a quella punk della fine degli anni Settanta e inizio degli Ottanta, nella sua arte P. ha continuato a fondere cultura ‘alta’ e ‘bassa’, attingendo immagini e testi da fumetti, televisione, b-movie, così come dalla letteratura e dalla storia dell’arte, con un debito riconosciuto tra gli altri verso H. James, W. Blake, S. Beckett, J. Ruskin, l’hard boiled di M. Spillane. I suoi disegni (per lo in più in bianco e nero, realizzati con penna e inchiostro, matita, talvolta acquerello e pastello combinati), la cui forte impronta fumettistica non ne esaurisce assolutamente la poetica, propongono una rappresentazione della cultura di massa o della subcultura americana (immagini di devianza, emarginazione, violenza; ritratti di sportivi o scene di sport – soprattutto rugby e surf, tema preferenziale anche dei suoi murales), complicata però dalla sovrapposizione di frasi e testi, spesso privi di qualsiasi legame con l’immagine, tratti tanto dalla lingua parlata (in un linguaggio spesso standardizzato, per es. sessista o razzista) quanto dalla letteratura, con un effetto talvolta ironico, talvolta impressionante, talvolta poetico, comunque destabilizzante. Oltre che in numerose personali (tra le quali, al Museum of contemporary art San Diego di La Jolla e al Whitney museum of american art di New York nel 2005; al Kunsthalle Wien e al Centro de arte contemporáneo de Málaga nel 2006; al Kestnergesellschaft di Hanover nel 2007), P. ha esposto alla Whitney biennial (1991, 1993, 1997 e 2004), a Documenta XI di Kassel (2002), alla Biennale di Venezia (1999 e 2007), alla Liverpool biennial (2010).