RAVIZZA, Giovita, latinamente Rapicius
Grammatico e stilista latino del Rinascimento, nato a Chiari (Brescia) il 15 febbraio 1476, morto a Venezia il 16 agosto 1553. Fu pedagogo dapprima a Caravaggio, poi a Bergamo (1508-24), a Vicenza, meritandosene la cittadinanza onoraria, e a Venezia (1532), dove fu maestro ai giovani destinati alla pubblica cancelleria, e tra il 1544 e il 1548 precettore privato in casa di G. B. Ramusio.
Infaticabile dettatore d'orazioni e di elogi funebri, fu assai apprezzato anche come educatore e come forbito scrittore latino dai letterati contemporanei e specialmente da P. Bembo, da G. Fracastoro e da Aldo Manuzio il Giovane, che ne volle inserire, nel suo commento sul libro III del De Officiis, il testamento come modello di saviezza e insieme di eleganza. Rimangono di lui Epistole, Orazioni, Opuscoli di vario argomento, una parafrasi poetica dei Salmi di Davide e un trattato latino De instauratione scholarum, stampato a Venezia nel 1551, sintesi della sua esperienza di maestro che, movendo dai precetti di Quintiliano, allarga però la propria considerazione anche a fattori morali-religiosi, igienici, edilizî e giuridici. Ma l'opera capitale del R. sono i cinque libri De numero oratorio (Venezia 1554), nei quali, opponendosi alla sentenza negativa di Melantone, dello Strebeo e di altri circa l'utilità d'una precettistica del ritmo oratorio, il R. detta le norme per conseguire armonia ed eleganza nell'eloquio di Roma antica.
Bibl.: A. M. Querini, Specimen Brix. Literaturae..., II, Brescia 1739; L. Ricci, Notizie intorno alla vita e alle opere di G. Rapicio, in append. alla Bibl. Eccles., I, Pavia 1790 (ristamp. nella Bibliot. clarense di I. Gussago, I. Chiari 1820); G. B. Gaspari, Orazione inedita di G. R., Venezia 1826; G. B. Gerini, Scrittori pedagogici ital. del sec. XVI, Torino 1897, pp. 124-48.