ALFONSÍN, Raul
Uomo politico argentino, nato a Chascomùs (Buenos Aires) il 12 marzo del 1927, da una famiglia originaria della Galizia e di salda fede repubblicana.
Studiò lettere e giurisprudenza all'università di La Plata dove si laureò nel 1950. Nel frattempo aveva iniziato la sua attività politica nell'Unione Civica Radicale (UCR), partito che aveva a lungo condotto una dura opposizione contro l'oligarchia del paese. Dopo vari incarichi politici a livello locale, A. fu eletto al parlamento nazionale in occasione delle elezioni del luglio 1963 che portarono alla presidenza il leader dell'UCR, A. Illía. Nel maggio del 1972, con l'intento di rivitalizzare l'UCR, facendone un movimento popolare, democratico e riformista più vicino alle democrazie europee, fondò una corrente interna: El Movimiento de renovación y cambio. Durante la dittatura militare, si oppose apertamente al governo e come copresidente dell'Assemblea permanente per i diritti umani (un'associazione privata di cui era stato il cofondatore) condannò gli arresti arbitrari, gli assassinii e le persecuzioni dei cittadini argentini perpetrati dai gruppi paramilitari graditi al governo.
Nominato candidato presidenziale dell'UCR, dopo la caduta del governo militare, vinse le elezioni tenutesi nell'ottobre del 1983, ottenendo il 52% dei voti, contro il 40% del peronista I. Luder. Insediatosi alla presidenza il 10 dicembre 1983, A. affrontò, negli anni successivi, il difficile compito di consolidare la democrazia argentina continuamente minacciata da pronunciamenti militari (aprile 1987, febbraio 1988) e di superare la difficile crisi economica e finanziaria che angustiava il paese. Dal momento che la Costituzione argentina non consente la rielezione alla carica di presidente, A. non poté ripresentare la sua candidatura alle elezioni tenutesi nel maggio 1989, che hanno visto il successo del candidato peronista, C. Menem.