DUFY, Raoul
Pittore, nato a Le Havre il 3 giugno 1877. Studiò nella sua città natale, insieme con O. Friesz, sotto uno scolaro di Ingres. Nel 1901 andò a Parigi, e seguì all'École des beaux-arts i corsi di Bonnat. Intorno a quel periodo data la sua conoscenza degl'impressionisti, specie di Degas (v. il Théâtre du Havre) e di Cézanne, ma anche di Monet, Van Gogh e Lautrec (di cui si vedono influenze nei suoi disegni primitivi): linguaggio che insieme con i ricordi dei paesisti di Normandia, Jongkind e Boudin, ispirò le tele composte intorno al 1906, in specie la serie dei Paysages du Havre, esposti in quell'anno alla galleria Berthe Weil. In pari tempo avveniva il contatto col coetaneo Matisse: il fare di questo, caratterizzato allora con la formula "l'immaginazione agisce anche sul colore", lo indusse a orientarsi, oltreché all'arabesco, verso una più decisa rappresentazione cromatica, fatta di associazioni di toni puri avvicinati per contrasti esasperati. Circa il 1914 abbandona questa sua maniera già nota e apprezzata, e il rifiuto degli amatori e del pubblico lo induce a lavori decorativi, progetti per tessuti, stoffe da parato, sete, ecc., che eseguì per Bianchini e Poiret; fece anche illustrazioni di libri, costumi teatrali, ceramiche. Si associò nello stesso periodo al movimento fauve, ed ebbe qualche saltuaria e parziale ricerca cubistica. Non senza il ricorso a esperienze e immagini della sua giovinezza (vecchi almanacchi, carte di navigazione, marchi coloniali, ecc), alle fantasie marinare, all'imagerie popolare e rustica (tipo Épinay: cfr. il Duca di Reichstadt), alle incisioni in legno del sec. XV, all'arte primitiva e cino-giapponese, verso il 1920 il D. creò la sua maniera definitiva, per la quale è meglio conosciuto: un repertorio di segni figurativi di esclusiva caratterizzazione fantastica, di una ricchezza e precisione lirica estreme, capace di inflessioni della più varia natura. Si tratta di un mondo di trasposizioni figurali di un agio interno, di un'incisività e di un equilibrio che raramente rompe la sua misura e il suo raccoglimento poetico. Il D. fece un viaggio in Italia e in Sicilia nel 1926. Illustrò molte opere, fra le quali il Bestiaire di Apollinaire, 1909; Les Madrigaux di Mallarmé (25 tavole), 1920; L'Almanach de Cocagne, Alchools, Le poète assassiné di Apollinaire, 1920-26. Con gli spagnoli Artigas e Rubio ha collaborato a originali e squisite opere ceramiche (circa 1926). Dal 1924 lavora per la manifattura di Beauvais a creare cartoni per tappezzerie e per tessuti. Citiamo fra le sue più caratteristiche pitture: Panorama di Parigi (paravento), La mer au Havre, Sur la jetée du Havre, Trouville, Le régates, Le Havre: boulevard maritime, Le parc de Saint-Cloud, Nice: Le Casino, Nu aux bras levés, Le hussard.
Bibl.: Ch. Zervos, R. D., ed. Cahiers d'Art, 1929; M. Berr de Turique, R. D., Parigi 1930; René-Jean, R. D., ivi 1931; A. Salmon, L'Art vivant, ivi 1925; C. Royger-Marx, R. D., in Hist. de l'Art contemporain, ivi 1935 (con vasta bibl. dai periodici e dalle riviste).