CHAREUN, Raoul
Più conosciuto con lo pseudonimo di Primo Sinopico, con il quale sin da ragazzo firmò le sue opere, questo pittore, illustratore e cartellonista nacque a Cagliari il 6 dicembre 1889 da Giovanni e da Camilla Corrias. Il padre, di famiglia oriunda francese, lavorava in Sardegna come procuratore delle imposte. A Cagliari lo Ch. compì gli studi medi e conseguì la licenza liceale. Seguì la famiglia a Padova dove si iscrisse, in seguito, alla facoltà di ingegneria dell'università. Qui diresse il foglio goliardico Lo Studente di Padova (ilprimo numero uscì il 10 dic. 1911 e la pubblicazione continuò fino al 1913), su cui apparvero le caricature dei suoi professori universitari, che lo Ch. rappresentava come personaggi avvolti in abiti senza epoca e dall'atteggiamento decoroso.
Gli anni padovani furono importanti: egli stesso scrive in una nota autobiografica apparsa sulla rivista L'Esame nell'ottobre 1939: "Il mio indolente andare era pur vigile, ma non mi veniva fatto di coordinare e fondere in larga euritmica composizione tutto quanto io osservavo ed annotavo, di serbare e superare la realtà dei singoli elementi immergendoli in vaste lande finché l'aneddoto perdesse contingenza e diventasse storia senza tempo... Gli innumerevoli appunti ch'io presi allora sui giardini pubblici, dovevano concretizzarsi in realtà artistica solo vent'anni dopo. Tutto passava sotto la mia matita: le umane larve nel piccolo caffè, giocanti a domino con ossicini di morto, le dolci popolane bionde dagli occhi cerulei, in camicetta rosa e scialletto nero, la stradina bigia con l'erbetta tra i ciottoli, i tetti dopo la pioggia primaverile rosei come labbra fresche; il bimbo trascinato nel gran tedio domenicale dalla madre bardata a festa…".
Lo Ch. non compì mai gli studi universitari. Allo scoppio del primo conflitto mondiale si arruolò come volontario. In trincea, non abbandonando la innata passione, collaborò, anche con illustrazioni, a Il Razzo, giornale degli alpini del capitano Berlese, dove pubblicò tredici ritratti di combattenti eseguiti sull'Ortles nel 1916. Nel 1917 si diplomò all'Accademia di Brera. È di quest'anno la sua prima importante mostra. Espose a Milano nelle sale superiori del caffè Cova insieme con altri pittori sardi: Giuseppe Biasi ed Edina Altara. La mostra fa importante in quanto lo Ch., pur esponendo disegni lievemente acquerellati grandi come francobolli, si impose all'attenzione della critica e del pubblico. V. Pica (in Emporium, XLVI [1917], pp. 9-15) metteva in evidenza le doti di caricaturista e illustratore dello Ch., che sapeva penetrare le cose e le persone. Sottolineava, inoltre, che, nonostante alcune scenette e tipi drammatici e sentimentali gli fossero suggeriti dalla Sardegna, si trovavano nella sua pittura aspetti ed episodi della vita delle grandi città, rilevati con un segno che ricordava talora lo svizzero Steinlen, il francese Poulbot e in particolare lo svedese Arosenius. Margherita Sarfatti (in Il Mondo, 3 giugno 1917, p. 8) rilevava le doti di umorista dello Ch., analizzando in particolare l'opera La Crocefissione, dove due Maddalene dai piccoli volti su corpi grossi e sfatti stanno a guardare con occhi stupiti la tragedia del Calvario, tenendo al guinzaglio un cagnolino da salotto. Ma forse più significative di quest'opera, e più indicative per capire a fondo lo Ch. pittore e non solo caricaturista, sono: Via Moscova interno 25,Suburbio e Funerale. Nella prima opera paiono chiari i richiami a Utrillo, e nelle altre due vien fatto di pensare per la tecnica a Van Gogh e all'umanità derelitta rappresentata negli stessi anni da A. Martini e L. Viani.
Nel 1925, all'Esposizione internazionale di Parigi, lo Ch. riportò un Grand Prix; nel 1926 tenne una personale alla Galleria Pesaro a Milano; alla Biennale di Venezia inviò nel 1928 quattro disegni colorati, Ponte in costruzione,Piazza del Duomo,Il vincitore,Grand Hôtel; nel 1930, Il matto del villaggio e Cantina a Grotta di Castro; nel 1932, Gli amanti e Periferia. Nello stesso anno tenne a Milano, alla Galleria dell'arte, una mostra personale, dove espose venti disegni colorati e undici tempere comprendendovi parte delle opere già presentate a Venezia: tra le tempere, Notturno,Elettricità e Giardino possono ricordare i paesaggi di periferia urbana di Sironi, portati però su un piano metafisico e surreale. Alla Triennale di Milano del 1933, un suo dipinto murale, Variazioni architettoniche, decorava un ambiente al piano terreno del Palazzo dell'arte (Pansera, p. 249). Partecipò inoltre, dal 1931, alle Quadriennali romane.
Morì a Milano il 6 luglio 1949. La Quadriennale del 1955-56 gli dedicò una mostra retrospettiva (sei disegni).
Accanto all'attività pittorica dello Ch., vi fu quella di illustratore di libri e riviste e di cartellonista. Per l'editore U. Notari disegnò una serie di cartelloni destinati alla pubblicità delle collane e delle riviste industriali ed economiche pubblicate dall'Istituto editoriale italiano di Milano. Per la Campari illustrò interamente il quarto Cantastorie, e lavorò anche per altre ditte. Con tre sole tinte il bianco, il nero e il grigio, oppure l'azzurro, il verdino e il rosso, inventò un nuovo tipo di cartellone pubblicitario, caratterizzato da ampi e profondi spazi dove si muovono omini filiformi e disarticolati grandi non più di un grillo. Come, per esempio, nel manifesto réclame per la Fiera del Santo della città di Padova, in cui una spirale formata da figure piccolissime si snoda rapidamente intorno alla basilica (1928: Milano, Civica Racc. Bertarelli, ill. 297, in Milano 70/70), oppure in quello per le industrie estrattive, dove gli omini penetrano nelle viscere della terra per carpirvi i metalli. Illustrò inoltre molti libri e novelle: per i fratelli Treves, Rititì di Francesco Pastonchi e L'erba selvatica di Giannino Fochessati; per l'editrice Cenobio, Pinocchio di Collodi e Le Crociate di G. Cavazzana; tra le novelle, Il Santo di G. Piovene, per L'Illustrazione italiana (20 ag. 1933, p. 285).
Sue opere si conservano alla Pinacoteca Giannoni di Novara, a Roma presso gli eredi e alla Galleria d'arte moderna, nella Raccolta "Stampe Bertarelli" e nel Gabinetto civico di disegni del Castello Sforzesco di Milano. I manifesti disegnati dallo Ch. sono conservati nella raccolta Davide Campari di Milano oltre che nella raccolta di manifesti Salce, nel Museo di Treviso.
Fonti e Bibl.: Oltre alla Autobiografia, in L'Esame, 1939, pp. 265-276, e ai cataloghi delle Biennali veneziane (1928, 1930, 1932, 1936) e della Quadriennali romane (1931, 1935, 1939, 1956), si veda U. Notari, Raccolta di bozzetticartellonistici, Milano 1920; M. Ferrigni, Primo Sinopico, Milano 1921; A. Frattini, Artisti contemporanei:Primo Sinopico, in Secolo XX, 1º sett. 1922; C. Giardini, Sinopico disegnatore, in LeArti decorative, III (1925), 1, pp. 23-31; P. Torriano, in Emporium, LXIII (1926), pp. 323 s.; E. Somaré, Cronache d'arte contemporanea. Opere, III, Milano 1932, p. 109; R. Carrieri, Sinopico, in Quadrivio, 24 sett. 1933; V. Costantini, in Emporium, LXXVII (1933), p. 49; Id., Pitturaitaliana contemp. dalla fine dell'800 ad oggi, Milano 1934, p. 297; U. Nebbia, La pittura delNovecento, Milano 1941, p. 112; N. Valle, Sinopico, in Il Convegno, 1968, 1-2, pp. 44 ss.; Milano 70/70, Milano 1971, ad Indicem; A. Pansero, Storia e cronaca della Triennale, Milano 1978, ad Indicem; P. Pallottino, Cent'anni di illustratori, VIII, Bologna 1980 (interamente dedicato allo Chareun); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXI, p. 33, s. v. Sinopico; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 422; A. M. Comanducci, Diz. illustrato dei pitt. ... ital. moderni e contemp., V, Milano 1974, p. 3090 (s. v. Sinopico).