RANUZZI
– Famiglia senatoria bolognese di origini popolari, attiva già nel XIII secolo nel commercio alimentare e nell’artigianato del cuoio, ascesa in età moderna a posizioni di assoluto prestigio nel patriziato urbano.
Il momento decisivo nella promozione sociale e politica della famiglia può essere individuato nel XV secolo e in particolare nelle tre generazioni di Antonio, morto nel 1446, del figlio Girolamo (1434-1496) e dei figli di quest’ultimo, Angelo (1468-1540) e Battista (1469-1532).
Di Antonio Ranuzzi, figlio di Giovanni e di Agnese delle Selle, si ignora la data di nascita. Nel 1406 conseguì la laurea in medicina e arti presso lo Studio bolognese e fu immatricolato al collegio degli Artisti (Mazzetti, 1848, p. 259). Secondo i ritmi consueti della carriera accademica nella facoltà delle arti, tenne nei primi anni la cattedra di logica, e dal 1415 al 1444 quella di medicina (I Rotuli, 1888-1924, I, pp. 11-20, IV, pp. 36-63). Già dal 1416, eletto fra i Sedici riformatori dello stato di libertà, fu coinvolto nelle dinamiche della vita istituzionale cittadina e nelle convulse vicende politiche che caratterizzano il Quattrocento bolognese, offrendo da quel momento il suo contributo costante e significativo all’affermazione dei Bentivoglio, sia all’interno delle ordinarie strutture di governo (fu ripetutamente anziano e gonfaloniere di Giustizia negli anni Trenta e Quaranta), sia negli organi straordinari (Guidicini, 1876-1877, I, pp. 32-35). Nel 1438, con l’appoggio di Annibale Bentivoglio, fu eletto nella balìa straordinaria che di fatto controllava il governo cittadino (Ghirardacci, 1669, III, 1, p. 55). Quando poi, nel giugno del 1445, Annibale cadde vittima della congiura orchestrata dalla famiglia rivale dei Canetoli, Antonio fu fra gli artefici della complessa operazione che riportò a Bologna e insediò al potere il cugino di Annibale, Sante, vissuto fino ad allora a Firenze. Quella soluzione era però sgraditissima al pontefice Eugenio IV, intenzionato a ristabilire sulla città il dominio diretto della S. Sede. Incaricato della delicata missione diplomatica che avrebbe dovuto ammorbidire le posizioni papali, Ranuzzi non ottenne alcuna concessione (Ghirardacci, 1669, III, 1, p. 114). Rientrato a Bologna, morì nell’agosto del 1446 (Dodi, in Ranuzzi, 2000, p. 92).
Dai suoi tre matrimoni Antonio Ranuzzi ebbe complessivamente diciannove figli, quasi tutti morti in tenera età oppure falcidiati dall’epidemia di peste che infuriò a Bologna fra il 1446 e il 1450. Sopravvisse invece Girolamo Ranuzzi, figlio di Antonio e di Anna Caccianemici, nato a Bologna il 13 giugno 1434. Seguendo l’esempio paterno si laureò in medicina e arti nel 1454 (Istrumenti di casa Ranuzzi, b. 1, n. 21, Diploma di Girolamo Ranuzzi) e subito dopo ottenne la cattedra di filosofia morale e l’anno seguente quella di logica, che mantenne fino al 1459, infine quella di medicina, dal 1460 al 1496 (I Rotuli, 1888-1924, I, pp. 43-163). Come medico Girolamo raggiunse assai presto un’eccellente reputazione, che gli consentì di essere chiamato ad assistere Sante Bentivoglio (Dodi, in Ranuzzi, 2000, p. 35). In quell’occasione Bentivoglio dovette però apprezzarne anche le doti oratorie, tanto da affidargli un importante incarico diplomatico a Milano presso Francesco Sforza, dove Girolamo ebbe modo di curare l’arcivescovo milanese Stefano Nardini (Fantuzzi, 1789, p. 170). Alla morte di Sante, Girolamo si trasferì a Roma per offrire le sue prestazioni al cardinale Iacopo Ammannati, gravemente infermo, anche in questo caso ottenendo ottimi risultati. Nonostante questi successi professionali, Ranuzzi preferì rientrare in patria, dove lo chiamavano gli impegni politici (Guidicini, 1876-1877, I, pp. 46, 48, 72). La natura signorile del sistema di governo bolognese era ormai conclamata e i buoni rapporti con i Bentivoglio gli garantirono una rapida e brillante carriera. Dopo essere stato ripetutamente anziano e gonfaloniere di Giustizia, il 13 giugno 1466 fu eletto fra i riformatori e da quel momento gli incarichi di prestigio si susseguirono: importanti ambascerie a Roma nel 1467 e nel 1470, a Milano nel 1475 e nel 1480, di nuovo a Roma nel 1483 (Ghirardacci, 1669, III, 1, pp. 191, 228). Dalle prolungate soste presso il pontefice, Girolamo seppe trarre vantaggi anche per sé e per la sua famiglia. Da Sisto IV, infatti, ottenne la nomina a erede della contea della Porretta, di cui era titolare il ricchissimo mercante Nicolò Sanuti, ormai anziano e privo di discendenti maschi. Alla morte di Sanuti, avvenuta nel giugno del 1482, il feudo passò effettivamente a Girolamo Ranuzzi, che divenne così il secondo conte della Porretta. Girolamo morì a Bologna il 20 novembre 1496.
Figlio di Girolamo e di Alessandra Nappi, Angelo Ranuzzi, terzo conte della Porretta, nacque a Bologna l’11 aprile 1468. Nel 1491 fu chiamato alla carica di podestà di Lucca e nel 1496 succedette al padre nella contea della Porretta e nel seggio senatorio (Ghirardacci, 1669, III, 1, p. 291). Nei primi anni del Cinquecento Angelo percorse il cursus honorum tradizionale, come già era stato per il nonno Antonio e per il padre Girolamo: ripetutamente anziano e gonfaloniere di Giustizia, ottenne nel 1511 l’incarico di castellano di Castelfranco. In quel periodo decisivo per le sorti politiche della città, gli stretti rapporti che da sempre legavano la famiglia Ranuzzi ai Bentivoglio, in esilio dal 1506, ebbero gravi ripercussioni sulla brillante carriera politica di Angelo. Accusato da Giulio II di complicità con il fratello Battista e con il nipote Francesco, coinvolti nelle trame che miravano a riportare i Bentivoglio a Bologna, Angelo fu spossessato nel 1507 della contea della Porretta, concessa al senatore Carlo Grati. Anche il seggio senatorio dei Ranuzzi risentì delle turbolenze di quegli anni, ma nel 1513 Angelo fu definitivamente reintegrato da Leone X nel numero dei quaranta senatori (Guidicini, 1876-1877, I, p. 118). Dopo un lungo e complesso ricorso, recuperò anche la contea e nel 1516 rientrò in possesso del feudo della Porretta. Negli ultimi anni di vita Angelo si dedicò in prevalenza all’amministrazione di quelle terre, che volle dotare di un mulino, acquistato nel 1523, e della chiesa arcipretale, edificata nel 1527 (Dodi, in Ranuzzi, 2000, p. 38). Angelo Ranuzzi morì a Bologna il 19 settembre 1540.
Il fratello di Angelo, Battista, nacque a Bologna l’8 marzo 1469. Fedelissimo dei Bentivoglio, fu fra gli esponenti più attivi non solo nel sostegno politico alla famiglia signorile, ma anche nelle violenze che caratterizzavano la società bolognese in quei decenni. Nel 1490 fu bandito per l’omicidio di Filippo Macchiavelli. Rientrato di lì a poco in città, riprese il suo ruolo all’interno del partito e la sua fedeltà non venne meno neppure all’inasprirsi dello scontro fra i Bentivoglio e il papato per il controllo di Bologna. Nel maggio del 1501 Battista fu tra i responsabili del massacro dei Marescotti, già alleati dei Bentivoglio, ma poi sospettati di tramare ai loro danni a vantaggio di Cesare Borgia (Ghirardacci, 1669, III, 1, p. 305). Questa lunga fedeltà costò a Battista e al figlio Francesco l’esilio nel 1512, quando, rientrata Bologna sotto il dominio pontificio, i Bentivoglio ne furono definitivamente cacciati. Entrambi ottennero l’assoluzione nel 1516 e poterono rientrare in città. Da quel momento, e in particolare dopo la divisione ereditaria del 1520, Battista si dedicò prevalentemente alla gestione del patrimonio familiare (Dodi, in Ranuzzi, 2000, p. 199). Morì a Bologna il 10 maggio 1532.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Archivio familiare Ranuzzi, Istrumenti di casa Ranuzzi; Istrumenti del feudo della Porretta.
C. Ghirardacci, Historia di vari successi d’Italia e particolarmente della città di Bologna avvenuti dall’anno 1321 fino al 1425, Bologna 1669; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VII, Bologna 1789; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori della famosa Università di Bologna, Bologna 1848; G. Guidicini, I Riformatori dello Stato di Libertà della città di Bologna, I-III, Bologna 1876-1877; I Rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese, a cura di U. Dallari, I-IV, Bologna 1888-1924; C. Ghirardacci, Historia di Bologna. Parte III, a cura di A. Sorbelli, I-II, Bologna 1933; Ranuzzi. Storia, genealogia e iconografia, a cura di G. Malvezzi Campeggi, Bologna 2000 (in partic. N. Wandruszka, Gli inizi della famiglia R. a Bologna, pp. 3-20; R. Dodi, I senatori di casa R., pp. 35-64; Id., Note biografiche e tavole genealogiche della famiglia R., pp. 75-268).