SCOTTI, Ranuccio
– Nacque a Parma il 19 luglio 1597, secondo figlio di Orazio (morto nel 1629), marchese di Montalbo, e della contessa Lucrezia Alciati (morta nel 1607).
Il padre, al servizio del duca, apparteneva a una delle principali famiglie di Piacenza, che rivendicava lontane origini scozzesi. Dopo Emilia, la primogenita, nacquero Odoardo (morto nel 1667), erede del titolo nobiliare paterno, castellano di Parma e generale di artiglieria, e Filippo, cappuccino, guardiano del convento di Ferrara.
Fu battezzato il 27 luglio 1597 nella vicaria di S. Cecilia e ricevette i nomi di Ranuccio Claudio Francesco. Ebbe come padrini Ranuccio Farnese, duca di Parma e Piacenza, e la contessa Ginevra de Vicedominis, in rappresentanza della marchesa Giulia Rangone Orsini. Avviato allo stato ecclesiastico in accordo con il duca di Parma, ricevette la tonsura il 14 novembre 1608 dal vescovo di Piacenza Claudio Rangone, che lo ascrisse alla chiesa di S. Agata in Piacenza. All’età di dodici anni iniziò gli studi all’Università di Siena, dove il 21 novembre 1616 ottenne il dottorato in utroque iure.
Recatosi a Roma, grazie alla protezione del cardinale Odoardo Farnese entrò in prelatura nel 1617 come referendario delle segnature di Grazia e di Giustizia, ufficio che esercitò per cinque anni. Quindi, il 1° maggio 1622, divenne governatore di Rimini, l’11 novembre 1623 governatore di Montalto e, nel luglio del 1625, governatore di Spoleto. Il 22 marzo 1627 fu nominato vescovo di Borgo San Donnino, oggi Fidenza, piccola diocesi di circa 35.000 abitanti situata tra Parma e Piacenza. Come passo previo, il 16 gennaio 1627 ebbe dal papa l’indulto per ricevere extra tempora gli ordini maggiori e minori e fu consacrato vescovo il 18 aprile, dopo aver ricevuto la dispensa dal difetto di età, in quanto gli mancavano quattro mesi al compimento del trentesimo anno. Il 22 aprile fu nominato assistente al soglio pontificio, potendo godere dei relativi privilegi.
Dopo circa un anno e mezzo di residenza in diocesi, tornò a Roma e ricevette l’incarico di curare i diritti della S. Sede su Piacenza, quindi si mosse per ottenere la nunziatura di Francia, potendo contare sull’appoggio dei cardinali Giovanni Francesco Guidi di Bagno, che lo aveva caldamente raccomandato al cardinale di Richelieu, e Bernardino Spada, entrambi già nunzi in Francia. Tuttavia le principali sedi diplomatiche erano già state assegnate e dovette accontentarsi della nunziatura presso gli svizzeri.
Partito da Roma all’inizio di giugno del 1630, navigò fino a Genova e, da lì, arrivò a Novara, cercando di evitare le città devastate dalla guerra e dalla peste. Dopo essersi fermato dieci giorni a Locarno per una breve quarantena, giunse a Lucerna il 1° luglio, atteso dal suo predecessore Ciriaco Rocci, che lo presentò alle autorità locali e lo mise al corrente della situazione. La corrispondenza del nunzio con Roma riguarda particolarmente i cinque cantoni cattolici interni e i territori loro sottoposti sul versante italiano, soprattutto in relazione con la politica internazionale e con le controversie confessionali. Pur essendo in principio filofrancese, mantenne una posizione neutrale tra i partiti locali che si appoggiavano alla Francia o alla Spagna. Collaborò con il canonico Johann Flugi, dal 1636 vescovo di Coira, per gestire l’equilibrio tra cattolici e protestanti, soprattutto durante l’intervento del duca di Rohan, ugonotto, al comando di truppe francesi. Sotto il profilo più strettamente ecclesiastico, ottenne il ritorno alla sua sede di Hildebrand Jost, vescovo di Sion, e favorì la riforma delle abbazie di Disentis e di Muri.
Tuttavia, Scotti non rinunciò ai suoi obiettivi. Coltivò buoni rapporti con l’ambasciatore francese e, nel 1634, in occasione dell’avvicendamento dei nunzi, fece pervenire un memoriale alla corte di Francia. Nel 1637 gli fu proposta la diocesi di Parma, ma egli si dichiarò disposto ad accettarla solo se gli fosse stata contestualmente assegnata una delle grandi nunziature: Vienna, Madrid o Parigi. Il cardinale Spada intervenne in suo favore presso il cardinale nipote Francesco Barberini, ma non ottenne quanto desiderato.
L’occasione propizia venne nel 1639, quando Urbano VIII, per sostenere la repubblica di Venezia nei suoi scontri con il Turco, inviò tre nunzi straordinari alle principali corti della Cristianità, rinnovando il tentativo, già più volte fallito, di ristabilire la concordia tra i principi cattolici. Gaspare Mattei si recò presso l’imperatore Ferdinando III, Cesare Facchinetti presso Filippo IV e Ranuccio Scotti presso Luigi XIII. Il 2 maggio 1639 Scotti, poiché la Borgogna era interessata da manovre militari, si mise in viaggio per la via di Lione, lasciando la cura degli affari correnti al dottor Jost Knab, in attesa del nunzio Girolamo Farnese. Arrivò a Parigi il 25 maggio, accolto freddamente dal nunzio ordinario Giorgio Bolognetti. Il suo compito consisteva nel convincere il cardinale di Richelieu a partecipare al congresso di pace convocato dal papa a Colonia già nel 1636 e a premere sugli olandesi affinché accettassero le condizioni loro offerte dagli spagnoli. Tuttavia i suoi brevi credenziali arrivarono solo a metà luglio, consentendogli di mettersi in viaggio per Saint-Quintin, dove il re lo ricevette il 19 luglio. Le proposte del nunzio straordinario furono nettamente respinte da Richelieu, interessato piuttosto a perseguire la sua politica di opposizione alla Casa d’Austria.
Nel corso dell’estate il nunzio Bolognetti fu richiamato a Roma e il 7 settembre 1639 Scotti fu nominato nunzio ordinario presso il re cristianissimo. La designazione interferì con il progetto della corte francese, risalente al 1633, di avere come nunzio ordinario Giulio Mazzarino, affinché gli fosse poi conferito il cappello cardinalizio. A causa del suo atteggiamento intransigente, Scotti non seppe entrare in sintonia con la corte di Parigi. Alle polemiche innescate dall’ambasciatore francese a Roma, il maresciallo d’Estrées, rispetto ad alcuni episodi conflittuali, quali la fuga di schiavi turchi, ricercati dall’ambasciatore spagnolo e protetti da quello francese, e la vicenda di Charles Rouvray, gentiluomo a servizio dell’ambasciatore, ricercato dalla giustizia pontificia e ucciso in circostanze poco chiare, Scotti rispose con modi poco diplomatici, che furono disapprovati a Roma e a Parigi, al punto che il re, il 16 dicembre, proibì ai vescovi ogni rapporto con il nunzio.
Le tensioni create dai due diplomatici a Roma e a Parigi condussero alla decisione di richiamarli entrambi, ormai giunta a maturazione nel febbraio del 1640, concordata delle rispettive corti, ma non interferirono con il progetto francese di ottenere la porpora per Mazzarino. Il 16 maggio 1641 il nunzio Girolamo Grimaldi e Scotti furono ricevuti da Luigi XIII, il primo per presentarsi e il secondo per congedarsi; nel mese di giugno il maresciallo d’Estrées partì da Roma e il 16 dicembre 1641 Mazzarino divenne cardinale.
Il 29 settembre 1641 Scotti fu nominato governatore della Marca anconitana e rimase in carica per circa due anni. Nel 1642 diede alle stampe la Helvetia sacra et profana, in cui riorganizzò i dati presenti nella sua relazione finale a Girolamo Farnese. La morte del cardinale di Richelieu (4 dicembre 1642) fece riemergere le sue aspirazioni alla porpora, frustrate però dallo scoppio della guerra di Castro tra il papa e il duca di Parma: Odoardo, il fratello di Ranuccio, guidava le truppe ducali contro i soldati pontifici cui il governatore delle Marche prestava supporto logistico.
L’11 agosto 1643 fu nominato vicario del capitolo della basilica di S. Pietro e poco più tardi presentò la rinuncia alla diocesi di Borgo San Donnino, accettata il 5 agosto 1645. Il 23 febbraio 1653 Innocenzo X lo nominò prefetto del palazzo apostolico, cui era annesso il governo di Castel Gandolfo e Frascati, ufficio che ricoprì fino alla morte del papa (7 gennaio 1655).
Tornato a Piacenza, vi morì il 10 maggio 1661. Per sua volontà trovò sepoltura nella chiesa dei cappuccini e sulla sua tomba fu apposto l’epitaffio: «Hic jacet pulvis cinis et nihil».
Opere. Helvetia profana. Relatione del dominio temporale de’ potentissimi XIII cantoni Svizzeri detti della Gran Lega, Parte Prima, Macerata 1642; Helvetia sacra. Relatione de’ vescovati, abbatie et altre dignità subordinate alla nuntiatura Helvetica, Parte Seconda, Macerata 1642; Helvetia profana e sacra. Relatione fatta da monsignor Scotti, Lugano 1991.
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