RANUCCIO I Farnese, duca di Parma e Piacenza
Fu il 4 duca di Parma e regnò dal 1592 al 1622. Era nato a Parma il 28 marzo 1569, da Alessandro e Maria di Portogallo. Prima ancora della morte del padre (1592), egli aveva governato il piccolo ducato in qualità di reggente, ma sempre sotto la sorveglianza di Alessandro che, obbligato dalle vicende politiche e militari del tempo a lunghe assenze, inviava di lontano ammonimenti e istruzioni al giovanissimo figlio. Morto il padre, sempre traendo profitto dall'esperienza politica paterna, emanò le costituzioni (1594), che diedero allo stato farnesiano la sua organizzazione definitiva.
Amante degli studî, dotò di amplissimi privilegi (1601) l'università parmense, che risorse a nuova vita, anche per la fondazione e protezione del Collegio dei nobili o di Santa Caterina, dato a reggere ai gesuiti, uno dei più grandi collegi universitarî d'Italia. Curò l'edilizia, tanto a Parma quanto a Piacenza: suo è l'ampliamento del Palazzo ducale e la costruzione del Teatro Farnese.
L'avvenimento più famoso del suo lungo governo è la congiura del 1611. Sospettoso per natura e per il ricordo delle congiure tramate contro il proavo Pier Luigi, ehe ne rimase vittima (1547), e contro l'avo Ottavio che si salvò a stento (1582), nonché per l'insidia a cui poco mancò egli stesso soccombesse presso Castelnuovo dei Terzi, vigilò attentamente la condotta dei feudatarî, non certo contenti della politica antifeudale dei Farnese. Come ebbe in mano le fila di una congiura e i nomi dei congiurati, per la spietata abilità del giudice Piosasco, non esitò a condannare a morte numerosi nobili, anche per dare alle famiglie ostili "una esemplare dimostrazione". Nessun dubbio oggi è possibile sulla realtà della congiura, della quale causa vera fu, come dice U. Benassi, l'antagonismo naturale fra principato e feudalismo, mentre l'occasione fu posta dall'ostinata mira del duca al possesso di Colorno, luogo forte vicino al Po, in possesso della marchesa Barbara Sanseverino (sposata in seconde nozze al conte Orazio Simonetta, discendente dal famoso Cicco, cancelliere di Lodovico il Moro), cantata dal Tasso e dal Guarini, ma in sospetto al duca per la sua amicizia col duca di Mantova, che intrigava contro i Farnese.
R. morì d'improvviso il 5 marzo 1622, lasciando cinque figli, che aveva avuto da Margherita Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII. Gli successe il secondogenito Odoardo, essendo il primogenito Alessandro sordomuto.
Bibl.: E. Nasalli Rocca, Il Supremo consiglio di giustizia e grazia di Piacenza, Piacenza 1922; T. Marchi, L'Università di Parma dal 1025 al 1859, Parma 1933; G. Capasso, Il Collegio dei Nobili di Parma, ivi 1901; C. Alcari, Teatri Farnesiani, in Parma, rivista del comune (1933), n. 6; L. De Giorgi, Su alcuni documenti inediti intorno alla congiura contro Ranuccio I, in Atti della R. Deputazione di st. pat., Parma 1923; E. Loevinson, Stirpe Farnesiana, in Aurea Parma, 1933, fasc. maggio-agosto; U. Benassi, Le relazioni ispano-farnesiane al tempo di Ranuccio I, in Archivio storico parmense, XXII bis (1923); id., Ambizioni ignorate di Ranuccio I, ibid., X (1910); id., Pareri politici intorno alle nozze di Ranuccio I, ibid., IX (1909); A. Valeri, I Farnese, Firenze, Nemi 1935-XIII. - Per le pubblicazioni anteriori cfr. Lottici-Sitti, Bibliografia generale parmense, Parma 1904.