BIANCHI BANDINELLI, Ranuccio
Archeologo e storico dell'arte classica (Siena, 1900 - Roma, 1975); professore nelle Università di Cagliari, Groningen, Pisa, Firenze e Roma; direttore generale (1945- 1947) delle Antichità e Belle Arti presso il Ministero della Pubblica Istruzione; socio nazionale dell'Accademia dei Lincei dal 1947; presidente (1957-1970) dell'Istituto Gramsci; fondatore e direttore delle riviste La Critica d'Arte (1935-1942, con C. L. Ragghianti), Società (1943- 1952, con C. Luporini e R. Bilenchi) e Dialoghi di Archeologia (dal 1967). Severa preparazione nelle discipline classiche ed esperienza di indagine archeologica, e principalmente una vivace intelligenza critica e costante attenzione ai problemi del mondo contemporaneo, hanno dato alla sua intensa attività di storico un orientamento singolare, che lo ha guidato dapprima a superare, al lume della dottrina estetica e storiografica di Benedetto Croce, le metodologie tradizionali prevalenti negli studi sulle arti figurative dell'antichità, e poi a far propria, in coincidenza con una decisiva scelta politica (v. Diario di un borghese, Milano 1948; II ed., 1962), la metodologia marxistica. Assiduamente impegnato nello studio dei nessi delle espressioni artistiche con le esperienze e le ideologie dei loro tempi, ha resistito, grazie al suo vigile senso storico e alla ricchezza delle sue acquisizioni intellettuali, alla diffusa inclinazione verso formulazioni dogmatiche. È significativa una pagina della prefazione alla terza edizione (luglio 1973) della raccolta di saggi Storicità dell'arte classica: «Bisognava andare avanti sulla via dell'individuazione, nei fatti, del rapporto fra l'economico, il sociale e la personalità dell'artista. Ma bisognava imparare che, se anche il fattore economico era quasi sempre presente nell'andamento della storia, occorre evitare di forzare la mano ai dati di fatto quando questi ci dimostrano che oltre a esso altri fattori hanno agito e talora in modo determinante in un certo momento; anche se, in questi casi, l'economico si prenderà la sua rivincita più tardi». Coerentemente col suo proponimento di «contribuire a far sì che talune acquisizioni culturali non vadano tutte perdute, non vengano rifiutate in blocco dalla generale contestazione contro il vecchio mondo e il suo sistema» (ibid., p. 14), egli ha concepito e realizzato la presente Enciclopedia, in cui, con ampia e corretta visione storica, l'informazione è stata estesa dal mondo «classico» alle aree orientali, dall'egizia alla nipponica, e incentrata sulla «produzione artistica», includendovi pertanto solo in funzione sussidiaria la notizia del contributo di altre discipline della scienza dell'antichità (come è espressamente detto nell'Avvertenza premessa al vol. I, p. X). Il B. B. ha diretto dal 1955 l'intera opera, che si è conclusa col vol. VII, nel 1966; e vi ha redatto grandi voci di raccordo, dando rilievo ai nessi fattuali o ideali intercorrenti tra i dati storici singolarmente descritti. La continuazione dell'opera mediante varî Supplementi è stata affidata a Giovanni Becatti (v.), che ha potuto giovarsi della consulenza del fondatore.
Nella vasta produzione scientifica del B. B., alle prime ricerche archeologiche (Clusium, Ricerche archeologiche e topografiche, in MonAnt, XXX, 1925 e Sovana, Topografia e arte, Firenze 1929) si sono presto aggiunti saggi di storia dell'arte. Di questi i più significativi sono stati raccolti dall'autore in due volumi: Storicità dell'arte classica (I ed., Firenze 1942) e Archeologia e cultura (Milano 1961). Le lunghe riflessioni sull'arte romana, sull'arte italica e sulla «crisi artistica della fine del mondo antico» hanno coinciso con un approfondimento della ricerca sull'arte tardoantica, qual è documentato dal libro sulle Hellenistic-Byzantine Miniatures of the Iliad (del codice ambrosiano), il cui saggio introduttivo, riveduto, è stato incluso nel citato vol. Archeologia e cultura, e da una serie di scritti raccolti nel libro postumo Dall'ellenismo al medioevo (Roma 1978). A coronamento di questi studi sono apparse tre magistrali sintesi redatte per la collezione «Univers des formes» ideata da André Malraux: Rome, Le centre du pouvoir (1969); Rome, la fin de l'art antique (1970) e L'Italie avant Rome (1973, in collaborazione con A. Giuliano). Postumo è stato pubblicato il vol. Introduzione allo studio dell'archeologia come storia dell'arte classica (Roma-Bari 1976), che mostra quanto fosse viva nella fervida mente dello studioso l'esigenza di chiarezza, e come gli si sia riproposto negli ultimi anni il problema dei «rapporti tra archeologia e storia dell'arte» (v. Il cratere di Derveni, in DArch, VIII, 1974-75, p. 180) e, in definitiva, dell'autonomia della creazione dell'artista, δημιουργός άληθείας (secondo l'entusiastica definizione di Callistrato, 2. Baccha, 5, citata nel saggio L'artista nell'antichità, in Archeologia e cultura, p. 61).
Bibl.: Nel profilo sapientemente disegnato da I. Baldassarre per il Dizionario biografico degli Italiani, XXXIV, pp. 429-434 sono indicati i principali scritti concernenti la vita e l'opera di R. Bianchi Bandinelli. Degli scritti di questo un elenco (fino al 1960) si trova in fine del vol. Archeologia e cultura, Milano 19613; uno completo nel volumetto Per Ranuccio Bianchi Bandinelli, Rimini- Firenze 1976, pp. 85-88.