Pazzi, Ranieri (o Rinieri) de'
Vicario imperiale nella contea di Arezzo e nel territorio di Città di Castello (25 febbraio 1250), fu uno dei capi del partito ghibellino. Insieme con Farinata degli Uberti, Ranieri aveva concluso con il podestà di Firenze accordi segreti per la capitolazione di Figline e dei ghibellini, i quali chiedevano la reintegrazione nei loro beni e il perdono dei danni arrecati fin dall'esodo dei guelfi nel 1248.
Ranieri fu l'autore dell'attentato al vescovo Garcia di Silves, per cui D. lo condanna in If XII 137 tra i violenti contro il prossimo.
Il delitto fu conseguenza dell'accordo di don Enrico di Castiglia con i ghibellini. Capo dell'ambasceria che il re Alfonso di Castiglia aveva inviato al papa per trattare l'elezione imperiale, era il vescovo di Silves, al cui seguito si trovava, fra gli altri, l'arcidiacono di Salamanca; mentre i prelati si recavano a Viterbo, furono assaliti da Ranieri nella via tra Firenze e Arezzo, presso Ganghereto, nelle terre degli Ubertini e dei Pazzi. A Ranieri prestarono man forte Squarcialupo di Sofena, i suoi dipendenti, e gli abitanti di Ganghereto, che era feudo di Simone e Guido Novello Guidi, i quali però non parteciparono all'imboscata.
L'impresa con ogni probabilità fu preparata da Enrico di Castiglia per il rancore verso il fratello, ché infatti i ghibellini non avrebbero avuto alcun vantaggio a ostacolare un'ambasceria del re di Castiglia. Il vescovo spagnolo e molti del seguito morirono per le ferite riportate, altri furono fatti prigionieri e depredati. I complici entrarono a Ganghereto, che il papa Clemente IV punì con la scomunica e l'interdetto (1268); il bando fu rinnovato da Gregorio X nel 1272 e da Onorio IV nel 1285. Successivamente (1269) Ranieri partecipò alle guerre del Valdarno, e fu tra i proscritti asserragliati in Ostina, fortilizio dei P. tra i monti di Vallombrosa e Figline. I proscritti non fruirono dell'amnistia del cardinale Latino (gennaio 1280), e tra i capi ghibellini più compromessi, mandati al confino nel Patrimonio di San Pietro fra Orvieto e Roma, fu Guglielmo, figlio di Ranieri. Un altro figlio di costui, anch'esso di nome Ranieri, morì scomunicato nella battaglia di Campaldino.
Bibl. - F. Cristofori, Di Raniero da Corneto e di R.P. ricordati da D. nel c. XII dell'Inferno, in " L'Arcadia " I (1889) 77-84; E. Regis, Una legge fiorentina inedita contro R. de' P., in " Atti R. Accademia Scienze Torino " XLVII (1911-1912) 1092-1110.