BUONDELMONTI, Ranieri (Rinieri)
Figlio di Marignano, nacque a Firenze nella seconda metà del XIII secolo. Apparteneva ad una delle maggiori famiglie di parte guelfa; il padre Marignano, il quale era figlio di Rinieri lo Zingano, nel 1280 aveva preferito subire la scomunica e l'esilio pur di non accettare la conciliazione con gli Uberti proposta dal cardinal Latino. Armato cavaliere nel 1309, il B. in quell'anno ebbe l'incarico dal Comune di risolvere alcune discordie di confine e fu nominato podestà di San Gimignano. Nel 1310 fu uno dei capitani che guidarono la spedizione fiorentina contro Arezzo, nella quale avevano trovato rifugio i bianchi ed i ghibellini sbanditi. Questa impresa, che in realtà fu limitata alla sistematica distruzione delle campagne circostanti la città, provocò una minacciosa ambasceria al Comune di Firenze da parte di Enrico VII che non voleva più tollerare le continue vessazioni contro la fedele Arezzo.
Nel 1311 Cremona, ribellatasi a Enrico VII e in stretti rapporti con la lega guelfa toscana, chiese a Firenze un podestà di provata fede antimperiale. La Signoria inviò il B.; ma l'imperatore, mossosi da Milano contro il ribelle Comune lombardo nell'aprile del medesimo anno, riuscì facilmente ad avere la meglio poiché Cremona non aveva ricevuto l'aiuto promessole sia da Firenze sia da Reggio. Il B., incapace di organizzare una qualsiasi resistenza, fu tra i primi ad abbandonare la città che si arrese all'imperatore.
Nel 1312 il B. fu di nuovo nominato podestà di San Gimignano. L'anno successivo Enrico VII invase la Toscana e durante l'assedio di Firenze, dal suo quartier generale di Poggibonsi, emanò un editto di proscrizione in cui pose al bando tutti i più qualificati membri fiorentini della parte guelfa; tra questi era il B., che già aveva subito un analogo bando imperiale nel 1311 al tempo della sua sfortunata podesteria di Cremona, e che proprio allora era stato insignito del titolo di familiare del re di Napoli, il più temibile avversario di Enrico VII.
Negli stessi anni il B. portò a termine varie ambascerie presso i Comuni vicini per chiedere aiuti contro l'esercito dell'imperatore, recandosi, tra l'altro, dal vicario della Val d'Elsa al quale chiese di bruciare le terre che dovevano essere attraversate dall'esercito imperiale e, insieme con Ugolino dei Tomaquinci, a San Gimignano per contrarre nuovi accordi di fronte alle comuni minacce.
Morto, nell'agosto del 1313, Enrico VII, il B. cercò di stroncare i disegni tramati contro Firenze da Uguccione della Faggiuola, che nel frattempo aveva assunto i pieni poteri nella città di Pisa, assommando nella sua persona le cariche di capitano di guerra, podestà e capitano del popolo (settembre 1313). I Fiorentini cercarono di arginarne decisamente le mire espansionistiche già alla fine del 1313, inviando a San Miniato, dove il B. era capitano di guerra, un presidio militare a difesa della parte fiorentina del Valdarno.
Ma la situazione andò sempre più deteriorandosi, fino a che, il 29 ag. 1315, i Fiorentini furono costretti a scendere in battaglia a campo aperto a Montecatini contro Uguccione della Faggiuola, subendone una grave sconfitta. Il B., presente come cavaliere nella schiera dei feditori del sestiere di Borgo, figura in un elenco di Fiorentini morti, fatti prigionieri o dispersi. Probabilmente nella confusione della battaglia si dovettero perdere le sue tracce, ma certo non era morto, perché lo troviamo, sempre tra i feditori del sestiere di Borgo, nella battaglia di Altopascio del 1325 tra i Fiorentini e Castruccio Castracani, signore di Lucca e di Pistoia, che, grazie a un moto popolare aveva assoggettato anche Pisa, prendendo il posto di Uguccione anche come maggiore esponente delle forze ghibelline nell'Italia centrale.
Dopo questa data, mancano ulteriori notizie sul Buondelmonti. Ebbe due figli, Andrea e Lisa.
Fonti e Bibl.: La Cronica di Dino Compagni, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., IX, 2, a cura di I. Del Lungo, pp. 233-234; Acta Henrici VII, a cura di F. Bonaini, Florentiae 1877, II, pp. 215, 229 s.; R. Davidsohn, Forschungen..., IV, Berlin 1901, p. 574; Delizie degli eruditi toscani, XI, Firenze 1778, pp. 97, 100, 124, 210, 213, 265; R. Davidsohn, Storia di Firenze, IV, Firenze 1960, pp. 588-767: passim; P.Litta, Le fam. celebri ital., sub voce Buondelmonti, tav. VIII.