RANGONI
. Nobile famiglia modenese, ancora esistente. Essa appare nel 1149 con Guglielmo, che possedeva beni nel Piacentino e dal vescovo di Modena aveva avuto la rocca di Chiagnano. Il figlio di lui Gherardo è podestà imperiale di Modena nel 1186 e nel 1167 per Federico Barbarossa, ma nel 1168, dopo l'adesione delle città alla Lega lombarda, egli è ancora console, e di nuovo podestà nel 1179-80: appare poi in possesso di feudi matildici. I suoi discendenti nei secoli XII e XIII furono podestà in molte città italiane: così Guglielmo, a Modena nel 1196 e 1208, a Bologna nel 1202 e 1214, a Verona nel 1209; Gherardo, suo figlio, podestà a Reggio nel 1202, a Pistoia nel 1222, a Bologna nel 1226, dei fuorusciti veronesi nel 1230, a Siena nel 1232, a Pavia nel 1234, a Mantova nel 1240, quando cadde combattendo Ezzelino; Iacopino, fratello di Gherardo, dopo essere stato podestà a Todi nel 1234, a Siena nel 1237, a Bologna nel 1259, comandò nella rotta di Monteaperti l'esercito guelfo fiorentino (4 settembre 1260). Appare già da questi uffici il colore guelfo della famiglia, che si affermò nettamente quando Iacopino con altri nobili modenesi lasciò il campo imperiale a Parma nel 1247 e, formando il partito degli Aigoni contrapposto a quello dei ghibellini modenesi detti Grasolfi, passò a Bologna, contribuendo alla vittoria di Fossalta (1249), allo stabilirsi a Modena di un regime misto cessato nel 1264 con l'espulsione dei ghibellini. La famiglia Rangoni era preminente in Modena e avrebbe forse potuto crearvi una signoria, se non fossero scoppiate discordie fra gli Aigoni stessi; cioè contro i R. uniti ai Boschetti si contrapposero i Sassuolo e i Savignano, sì che nel 1288 i primi, minacciati dagli avversarî espulsi nonché dai ghibellini, offersero la signoria ad Obizzo d'Este che sposò il suo secondogenito Aldobrandino con Alda, figlia di Tobia R., fratello di Lanfranco, capo della fazione. Morto Obizzo nel 1293, avendo i R. tentato di far riconoscere signore Aldobrandino, furono cacciati da Azzo VIII d'Este aiutato dai loro antichi avversarî. Ritornarono nel 1306 alla cacciata di Azzo, ma definitivamente dopo altri esilî nel 1336 con Niccolò e Obizzo d'Este, figli di Aldobrandino e Alda, e furono da allora fedeli agli Estensi, ottenendo in feudo Castelvetro (1330), Livizzano (1342), Spilamberto (1353) e numerosi feudi minori. Nel 1510 Francesco Maria R. con un suo cugino Gherardo contribuì alla resa di Modena a papa Giulio II; un altro cugino, Guido di Niccolò e di Bianca Bentivoglio (figlia di Giovanni II signore di Bologna), fu tra i più tenaci oppositori degli Estensi, e, capitano fra i più illustri del tempo, servì i Veneti durante la Lega di Cambrai, poi nel 1515 Leone X e, dopo la morte di questo, Firenze e papa Clemente VII. Nel 1535-36 comandò le truppe di Francia in Piemonte e passò poi come ambasciatore a Venezia dove morì nel 1539: i suoi discendenti perdettero i feudi che avevano dai papi in Romagna. Gli altri rami tornati al servizio degli Estensi diedero loro ambasciatori, capitani e funzionarî; altri personaggi della famiglia divenivano vescovi (Ugo vescovo a Reggio, morto nel 1540; Claudio vescovo di Piacenza, 1596-1619; Alessandro vescovo di Modena, 1628-1640) e cardinali (Gabriele, 1477). Nel secolo XIX Luigi (dell'unico ramo superstite discendente da Francesco Maria sopra ricordato) fu ministro dell'Istruzione del duca Francesco IV. Dal 1726 la famiglia ha assunto per eredità anche il cognome di Machiavelli, mentre altri rami sono i Rangoni Terzi, ecc. Il titolo nobiliare è di marchesi, signori di Spilamberto.