Filologo spagnolo (La Coruña 1869 - Madrid 1968). Prof. (1899) di filologia romanza all'univ. di Madrid, dal 1925 direttore dell'Academia española; socio straniero dei Lincei (1914), fondatore nello stesso anno della Revista de filología española. I suoi poderosi lavori hanno avuto soprattutto per oggetto la lingua e la letteratura spagnola: alla prima sono dedicati il Manual de gramática histórica española (1904 e numerose edd. successive), i Documentos lingüísticos de España (1919), Orígenes del Español (1926 e numerose edd. successive), En torno a la lengua vasca (1962); alla seconda molteplici e fondamentali ricerche sul periodo medievale, fra cui La leyenda de los Infantes de Lara (1896), El cantar de mío Cid (3 voll., 1908-12), L'épopée castillane à travers la littérature espagnole (1910), La España del Cid (2 voll., 1929 e varie edd. successive), Romancero hispánico (2 voll., 1953) e i saggi che, con sottigliezza di analisi, fissano i rapporti fra la poesia arabo-andalusa e la poesia europea (Poesía árabe y poesía europea, 1938, ecc.). Di fondamentale importanza per il problema delle origini dell'epica è il suo volume La Chanson de Roland y el neotradicionalismo (1959) e di particolare rilievo per le vaste polemiche che ha suscitato l'ampio saggio su Bartolomé de las Casas: El padre Las Casas, su doble personalidad (1963). Nel 1952 gli fu attribuito il Premio internazionale Feltrinelli.