RAMIS (Rhamis, Rami, Ramos, Ramus) di Pareia-Bartolome
Musicista spagnolo del sec. XV, vissuto in Italia. Nacque a Baeza nella diocesi di Jaén, intorno al 1440. Il suo primo maestro fu Johannes de Monte. Poi, a Salamanca, studiò il trattato di Boezio, si dedicò alla composizione e si oppose alle teorie del Magister Osmensis Hispanus contro le quali tenne pubbliche lezioni. Scrisse anche un trattato spagnolo, che non conosciamo, ma che Pietro Aron poté, ai suoi tempi, studiare (Lucidario, IV, cap. 4°, fol. 18 v.). Disputò anche con Tristanus de Silva sulla teoria greca del tetracordo. Le sue composizioni di quest'epoca sono una messa sul Requiem aeternam e un Magnificat. Lasciata Salamanca, forse nel 1472, passò a Bologna. Qui pubblicò l'Introductorium seu Isagogicon andato perduto, ma conosciuto da G. Spataro (cfr. Defensio in Nicolai Burtii Parmensis, opusculum); le stesse teorie ampiamente egli discusse nella Musica practica, pubblicata in Bologna il 1482 in due distinte edizioni. In Bologna rimase sino al 1482. Qui alle sue letture pubbliche ebbe largo seguito di uditori e di scolari, fra cui lo Spataro. Dell'epoca bolognese è la composizione del mottetto: Tu lumen. In Bologna avvenne il primo urto con N. Burzio, che doveva poi avere tanto seguito di contumelie con F. Gaffurio, ecc. Passò poi a Roma professando l'insegnamento; la sua morte è posteriore al 1521 e precedente al 1532.
L'unica opera rimastaci è la Musica practica, prima parte di un'opera che doveva comprenderne tre; il ms. mus. 80 della Biblioteca di Berlino, in cui si dovrebbe riconoscere la seconda parte è apocrifo. Della Musica practica è conosciuto l'unicum dell'edizione originale posseduto dalla biblioteca del Liceo musicale di Bologna; dell'edizione modificata non si conosce pure che un unico esemplare; nella stessa biblioteca l'opera ebbe un'edizione moderna a cura di J. Wolf nel 1901. In essa l'autore combatte talune regole di Guido d'Arezzo e indica un nuovo sistema di solmisazione basato sull'ottocordo. Ammette, come già l'Odington e altri quali naturali e determinanti la ragione dell'equitemporaneità dei suoni i rapporti acustici delle terze 4 : 5 e 5 : 6, e quelli delle seste 3 : 5 e 5 : 8 (Armonia). Dà uno studio sviluppato e ampio sul cromatismo e propone regole fisse per le alterazioni da usarsi anche se non segnate. Qualche nuova conoscenza apporta anche sugli strumenti dell'epoca.
Bibl.: G. Spataro, Lettere, Roma, Vaticana, ms. 5318; Bologna, Liceo musicale, ms. 100; N. Burtius, Musices opusculum, Bologna 1487 (in difesa di Guido d'A.); G. Spataro, In musica... defensio in N. Burtii... opusculum, Bologna 1491; E. Bottrigari, Patrizio, ovvero dei tetracordi armonici, Bologna 1593; G. Gaspari, Ricerche, documenti e memorie risguardanti la storia dell'arte musicale in Bologna, Bologna 1867; J. Wolf, Musica practica Bartolomei Rami De Pareia, Lipsia 1901 (Beihefte der intern. Musik-Gesellsch., II); H. J. Moser, in Das Tonwort, I, 1927; A. Sorbelli, Le due edizioni della "Musica Practica" di Bart. R. de P., in Gutenberg-Jahrbuch 1930, Magonza 1931.