RAMIRO II re d'aragona, detto il Monaco
Alfonso il Battagliero, morto senza figli (1134), aveva lasciato i suoi stati di Navarra e Aragona agli ordini militari del Tempio e dell'Ospedale; ma i sudditi aragonesi, in un'assemblea tenuta a Jaca, elessero re il fratello d'Alfonso, Ramiro, che, monaco benedettino, era stato abate di Sahagún e vescovo d'alcune diocesi. La Navarra ebbe a re García Ramírez. Alfonso VII di Castiglia approfittando dei dissensi tra i due nuovi re invase l'Aragona, s'impadronì di più luoghi e prese perfino la città di Saragozza (1134) méntre R. cercava rifugio sui Pirenei, a San Juan de la Peña, e poi nel castello di Monclús. Dopo trattative, il castigliano restituì la capitale, ritenendosi però altre città e paesi aragonesi. R. aveva, dopo ottenuta la dispensa pontificia, contratto matrimonio con Agnese di Poitiers, dalla quale ebbe una figlia Petronilla che diede in sposa al conte di Barcellona Raimondo Berengario IV (1137). In favore di questi rinunziò al governo dei regno d'Aragona, e si ritirò a S. Pietro di Huesca; ritenne però la dignità reale e il patronato su tutte le chiese del regno. Morì nel 1154.
Secondo gli storici fu uomo inetto per il governo e pusillanime; ma in ciò si è alquanto esagerato. Maritando la figlia con il potente conte di Barcellona dimostrò un grande senso politico. Fu generoso, prodigo nell'elargire privilegi e donazioni. Come fatto più notevole del suo breve governo si è indicata la carneficina di nobili, conosciuta come "La Campana de Huesca". Si tratta di una leggenda alla quale possono aver dato origine le lotte di pretendenti al trono alla morte di Alfonso I.
Bibl.: G. de Zurita, Anales de la Corona de Aragón, I, Saragozza 1562; J. Traggia, Ilustración del reynado de Don R. II de Aragón, dicho el Monge, ó Memorias para escribir su vida, in Memorias de la Real Academia de la historia, III, Madrid 1799, pp. 469-592; P. Longás, R. II el Monje y las supuestas cortes de Borja y Monzón en 1134, Santoña 1911.