RAMIÈ
. Nome d'origine malese che indica le fibre tessili fornite dalle Boehmeria, piante della famiglia Urticacee, che in numero di 45 specie vivono nelle regioni tropicali: queste fibre in India si chiamano rhea e in Cina tschuma. Due sono le specie importanti: Boehmeria tenacissima Gaudich., erba perenne d'origine malese, coltivata in Cina, nel Giappone, nelle Filippine, nell'India e nelle regioni meridionali degli Stati Uniti d'America e la B. nivea H. et A. dell'Asia orientale, coltivata in Cina, nell'India e nelle isole della Sonda. La prima è un'erba cespugliosa con fusti alti m. 1,9-2,3 a foglie cuoriformi, acute, dentate, verdi o grigiastre nella pagina inferiore; l'altra ha fusti alti circa m. 1,5 con foglie bianco-tomentose nella pagina inferiore, donde il nome.
I fusti si raccolgono quando cominciano a imbrunire e poiché quelli della B. nivea si sviluppano in 3-4 mesi, si possono fare tre raccolte ogni anno. Dopo raccolti, i fusti non sono sottoposti alla macerazione come quelli della canapa, ma vengono decorticati con appositi coltelli o con speciali macchine. Dalla corteccia si ricavano le fibre liberiane lunghe oltre 26 cm. che costituiscono il ramiè. Hanno colore bianchiccio e giallastro e presentano grande resistenza e una bella lucentezza sericea.
In Asia si usano da tempi remotissimi sia per lavori grossolani di tessitura e filatura come canovacci e reti da pesca, sia per confezionare tele fini ed eleganti come quelle di Canton. Prima della guerra mondiale la Cina esportava in Europa oltre 11.000 tonnellate annue di ramiè di B. nivea e, in Europa, esistevano filature e tessiture di ramiè in Francia, che lavorava le fibre delle sue colonie asiatiche, in Germania e in Svizzera.