BUVALELLI, Rambertino (Lambertino)
Nacque a Bologna, da Guido, probabilmente tra il 1170 e il 1180.
Se la forma del nome oscilla tra "Lambertino" e "Rambertino", il cognome è più variamente tramandato nei codici ("Bonanelh", "Bonarel", "Buvarel") e ancor più diversamente storpiato nelle cronache ("Bonarellis", "Brumarello", "Buraldo", "Bucanello", "de Bivialdo", ecc.); ma sulla scorta autorevole di non pochi documenti d'archivio è possibile ristabilire l'esatta forma "Buvalelli", completa anche del patronimico: elemento questo che permette talora di distinguere il poeta da altri omonimi contemporanei. Ramo dei Geremei, la famiglia aveva tratto il nome da Buvalo, nonno del B., ricordato in un documento del 1143; mentre del padre Guido si sa che partecipò ripetutamente alla vita pubblica: lo attestano atti del 1164, del 1176, del 1194 e del 1198. Il più antico documento in cui compare il nome del B. risale al 1198, ed è la registrazione del giuramento di fedeltà pronunciato dai castellani di Monteveglio al Comune di Bologna. Il B., che vi funge da testimone col padre e col fratello Buvalello (che compare anche in altri atti, del novembre 1199, del maggio 1203, del marzo 1207 e 1208, del giugno 1208, e del settembre 1216), doveva aver già raggiunto a quella data la maggiore età: perciò - sempre che il documento sia effettivamente il primo dei testi relativi al B. e non soltanto il più antico che ci sia giunto - l'anno della nascita non potrà essere collocato oltre il 1175; localizzazione che, in mancanza di ulteriori elementi, non è possibile definire con minore approssimazione, né arretrare al decennio 1150-1160 come suggerì il Bertoni, senza validi argomenti di sostegno.
Il 22 marzo 1201 il B. compare accanto ad altri otto cittadini, tra i quali il podestà Guglielmo Rangoni, in un atto d'acquisto per conto del Comune di case appartenenti ad Alberto de' Rustigani. Soltanto probabile quindi è che sia proprio il B. il "Rembertinus" podestà di Brescia eletto nel 1201 all'unanimità dal popolo e dalla fazione dei conti di Casaloldo. Il Savioli ne riferisce un lodo emesso nel novembre, ed è questa la sola testimonianza a favore di tale podesteria bresciana, messa in dubbio dallo Schultz-Gora e accettata con una certa riserva dal Bertoni. Nel novembre 120 3 il B. è comunque nuovamente aBologna, procuratore, con Alberto d'Orso, del Comune; ricopre probabilmente la stessa carica negli anni successivi, finché, nel 1208, è chiamato podestà a Milano (Fiamma, Manipulus florum seu Historia mediolanensis, in L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, XI, Mediolani 1727, col. 663: "Lambertinus Bonarelus de Bononia fuit XVIII potestas Mediolani"), dove il 15-16 giugno sottoscrisse il documento in cui Milano, Brescia, Piacenza, Bologna, Vercelli e Alessandria giurarono nuovamente i patti di Costanza. L'anno seguente fu console di giustizia a Bologna, e in tal veste si recò a Ferrara per ottenere il permesso di coniare la moneta bolognese con ugual peso e bontà di quella parmense: l'autorizzazione fu concessa il 19 settembre.
Nel 1211 il cardinale Gerardo di Sesso, legato apostolico di Innocenzo III, era in Lombardia con l'incarico di fomentare ulteriormente, nelle città del Nord, la ribellione contro lo scomunicato Ottone IV; conosciuta la sua intenzione di recarsi anche a Bologna, il Comune gli inviò ambasciatore il B. a Modena, dove già il legato era giunto, per distoglierlo dall'entrare in città, giacché in essa la situazione sembrava volgere alla guerra civile tra partigiani di Azzo VI e di Salinguerra, che l'Estense aveva cacciato da Ferrara col pretesto di adempiere alla volontà del pontefice (C. Ghirardacci, Historia di Bologna, I, Bologna 1569, p. 115). L'anno dopo il B. appare citato in qualità di procuratore del Comune in un contratto d'affitto di case.
Nel 1213 il B. fu podestà a Parma; tornato in patria, assunse nuovamente la carica di console, e in questa veste sottoscrisse il 6 sett. 1214 una proposta di alleanza col Comune di Reggio Emilia. Fu poi podestà di Mantova nel secondo semestre del 1215, come attesta un documento del 13 giugno (Archivio di Stato di Mantova, Gonzaga, busta 3451), e nel secondo semestre del 1216; a Mantova si prodigò particolarmente per la pace tra Mantovani e Bresciani, ottenendo apprezzabili risultati nella composizione di minori controversie, come quella sorta tra alcuni cittadini mantovani e altri di Ostiglia, della quale riferiscono due ambasciatori veronesi il 3 giugno dello stesso 1216 (il nome, che nel documento pubblicato dal Cipolla è correttamente "Rambertinus Guidonis Buvalelli", è invece notevolmente deformato in "Lambertino de Bivialdo" negli Annales Mantuani, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XIX, p. 20). Assai incerta è una sua podesteria a Gubbio - che sarebbe comunque da porsi nel primo semestre del 1216 - sostenuta dallo Zenatti in base a un documento orvietano in cui è citato come podestà di Gubbio appunto un "Bovarellus". Nel secondo semestre dell'anno seguente, come attesta un documento del 5 dicembre, il B. fu podestà di Modena.
Dal 1218 al 1220 il B. fu podestà di Genova, carica nella quale "tanquam, strenuus et illustris cuncta sagaciter et prudenter disponens, civitatem satis feliciter ac laudabiliter gubernavit", secondo il giudizio del cronista Marchisio (Marchisio Scriba, Annales Genuenses, in L. A. Muratori, Rerum Italic. Scriptores, VI, Mediolani 1725, col. 417); giudizio che sembra senz'altro rispecchiare i reali meriti del B., che riuscì tra l'altro a stipulare una pace di dieci anni con Venezia (nella metà di marzo 1218: Ogerio Pace, Annales Genuenses,ibid., col.412), ottenne giuramento di fedeltà e sottomissione da parte di Ventimiglia (che poi si ribellò quasi subito dando luogo a una contesa durata per tutto il 1219, nel corso della quale egli intervenne attivamente fino a concludere una nuova pace: ibid., coll. 414-421) e di Capriata (ottobre 1218: ibid., col. 413); e, atto più importante di tutti, riuscì ad imporre a Federico II - che si recò ad incontrare presso Modena e seguì fino a Castel S. Pietro - la conferma delle franchigie e dei privilegi comunali (Marchisio Scriba, Annales Genuenses, col. 421).
Nel 1221 Modena gli offerse nuovamente la carica di podestà, e il B. si mostrava disposto ad accettare, allorché un intervento di Onorio III presso Rolando vescovo di Ferrara gli ingiunse di rifiutare l'incarico, pena la scomunica prevista per chiunque accettasse di governare quella città, così chiaramente ghibellina. Certo il B. obbedì all'imposizione, giacché nessuna testimonianza ci parla di una sua attività podestarile a Modena. Fu invece chiamato a Verona, dove il Bertoni (R.B. trovatore..., p. 9) rintracciò alcuni documenti che ne attestano ivi l'attività dal 28 luglio al 3 settembre.
Fu probabilmente poco oltre quest'ultima data, e comunque nel mese di settembre, che il B. morì: tra le altre notizie in questo senso, determinante è quella degli Annales Veronenses antiqui (p. 56): "MCCXXI. Hoc de mense septembris obiit dominus Lambertus Buvalelli potestas Verone".
Il canzoniere provenzale del B., pubblicato interamente dal Bertoni, consiste in una decina di composizioni, a lui attribuite dagli studiosi soprattutto in base alle rubriche di alcuni codici, tra i quali particolare autorità assume il manoscritto α della Biblioteca Estense di Modena, che ne comprende otto (Al cor m'estai,D'un saluz,Er quant florisson,Ges de chantar,Pos vei parer,S'a Mon Restaur,Toz m'era,Uns novels pessamen, quest'ultima quasi certamente di Peire Raimon di Tolosa). La ben scarsa originalità del dettato poetico e del gioco delle immagini non permette di stabilire alcun elemento valido per riconoscere o respingere altre attribuizioni, siano esse proposte dai codici o da moderni studiosi. Resta così incerta la paternità del B. per le composizioni Mout chantera de ioi,Pos vei qu'el temps s'asserena,Si de trobar agues meillor razo, e quella dell'ultima stanza della tenzone Seigner scel qui la putia.
Nessun riferimento storico o biografico è possibile trarre dalle composizioni assegnate o attribuite al B., a parte un rapporto del poeta con la corte di Ferrara e con Beatrice d'Este. Tale relazione si sviluppò probabilmente tra il secondo e il terzo quinquennio del sec. XIII; e pur se il Bertoni propendeva ritenerla avvenuta prima che il B. iniziasse la sua carriera politica (I trovatori..., p. 52), sembra difficile accettarne l'ipotesi, dal momento che la corte estense cominciò ad accogliere i poeti provenziali nel primo decennio del sec. XIII (Aimeric de Peguilhan, tra i primi se non il primo, vi entrò attorno al 1210), quando già gli incarichi pubblici del B. avevano raggiunto un discreto livello d'intensità. Inoltre la data di morte del B., accertata dal Bertoni, costituisce un determinante, elemento per identificare la "Biatriz d'Est" (che è forse la stessa donna celata col senhal "Mon Restaur": Bertoni, I trovatori..., pp. 54-56), menzionata in due componimenti di sicura attribuzione, con Beatrice, poi beata, figlia di Azzo VI, morta nel 1226 sui trentacinque anni nell'ex monastero di S. Giovanni Battista del monte Gemolo, sui colli Euganei tra Este e Padova, dove sin da prima del 1220 aveva fondato una comunità monacale di regola benedettina. Beatrice fu tra l'altro cantata anche da Aimeric de Peguilhan, il poeta provenzale con cui senz'altro il B. sembra aver avuto maggiori contatti: a favore di questa affermazione stanno le notevoli e non rare né casuali analogie di versificazione e di forma che è possibile rilevare confrontando le composizioni dei due poeti. Resta da stabilire dove il B. abbia appreso la lingua e la tecnica del poetare in provenzale. Se è senz'altro da scartare, soprattutto per la troppo tarda collocazione cronologica, la proposta di chi vede nel soggiorno genovese la sua iniziazione alla poesia occitanica, più cauti ci sembra si debba essere nello scartare l'ipotesi che tali inizi poetici e retorici del B. possano essere avvenuti a Bologna, centro di studi e di cultura in cui ben noti erano i poeti provenzali anche negli ultimi lustri del sec. XII. Si può supporre che, percorso un noviziato retorico a Bologna, il B. abbia poi composto la maggior parte delle sue canzoni - e comunque quelle in onore di Beatrice d'Este - al tempo del suo soggiorno a Calaone, uno dei centri della corte estense, o poco dopo: a partire dunque dal 1209, allorché avrebbe tra l'altro avuto l'opportunità di conoscere Aimeric de Peguilhan.
Nella composizione Toz m'era de chantar gequiz il B. si rivolge a un "n'Elias" perché voglia recare "aquest novel chant... Enves Est a Na Beatriz" (vv. 61-65). Piuttosto che con Elias d'Uissel, proposto dal Casini, si potrà col Bertoni identificare "n'Elias" con il trovatore Elias Cairel, che si trovò in Italia attorno al 1210e che potrebbe aver conosciuto il B. in occasione di un soggiorno più o meno lungo a Bologna, di cui mancano tuttavia documenti. Sicuro è invece il rapporto di amicizia del B. con un altro poeta provenzale, Peire Raimon de Tolosa, che lo ricorda nel congedo della sua canzone De fin'amor son tuit mei penssamen. L'impossibilità di identificare col B. il "Lambertz" che nel Vat. lat. 3207 partecipa con una cobbola a una tenzone tra Auzer Figueira, Aimeric de Peguilhan e Bertran d'Aurel impedisce di stabilire altre eventuali relazioni tra il B. e questi poeti provenzali a lui contemporanei, dei quali è attestata la presenza in Italia.
Fonti e Bibl.: Annales Veronenses antiqui, acura di C. Cipolla, in Bull. dell'Ist. stor. ital., XXIX (1908), pp. 55 s.; L. Savioli, Annali bolognesi, I, 1, Bassano 1784, p. 143; II, 2, ibid. 1793, pp. 216, 228, 236, 248, 284, 289, 291, 293, 300, 352, 373; III, 2, ibid. 1795, pp. 6 s.;T. Casini, La vita e le poesie di R. B., in Il Propugnatore, XII (1879), pp. 82 ss., 402 ss.; O. Schultz-Gora, Die Lebensverhältnisse der italien. Trobadors, in Zeitschrift für roman. Philologie, VII (1883), pp. 199 ss.; T. Casini, Le rime provenzali di R. B., Firenze 1885; C. de Lollis, Vita e poesie di Sordello, Halle 1896, p. s; A. Zenatti, A. Testa e i primordi della lirica ital., Firenze 1896, p. 16; N. Zingarelli, Intorno a due trovatori in Italia, Firenze 1899, p. 46; C. Cipolla, Doc. per la storia delle relazioni diplom. fra Verona e Mantova nel sec. XIII, Milano 1901, p. 30; G. Bertoni, R. B. trovatore bolognese e le sue rime provenzali, Dresden 1908; V. de Bartholomaeis, La "metgia" di Aimeric de Peguilhan, in Mem. della R. Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, VI (1911-12), p. 77; G. Bertoni, I trovatori d'Italia, Modena 1915, pp. 51-56, 216-44 (testi con traduzione); A. Jeanroy, La poésie lyrique des troubadours, I, Paris 1934, p. 424; F. A. Ugolini, La poesia provenzale e l'Italia, Modena 1939, pp. XX-XXI; G. Franceschini, La vita sociale e polit. nel Duecento, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, p. 136; Mantova. La storia, a cura di G. Coniglio, I, Mantova 1958, pp. 153, 162, 163, 205.