DAHRENDORF, Ralf
Sociologo tedesco, nato ad Amburgo il 1° maggio 1929; esponente di primo piano del liberalismo, oltre che della sociologia tedesca ed europea. Compiuti gli studi di filosofia e filologia classica (1947-52) laureandosi ad Amburgo con un lavoro su K. Marx (Marx in Perspektive, pubblicato nel 1953), è stato libero docente (1957), fellow al Center for advanced study in the behavioral sciences di Palo Alto, professore di Sociologia (1958) all'Akademie für Gemeinwirtschaft di Amburgo e successivamente alle università di Tubinga (1960) e Costanza (1966). Dal 1974 è direttore (quale successore di K. R. Popper) della London school of economics. Di rilievo anche la sua carriera politica: sottosegretario al ministero degli Esteri (1969-70) e membro della Commissione CEE quale responsabile delle relazioni estere e del commercio estero (1970-73) e della ricerca e dell'educazione (1973-74).
Soziale Klassen und Klassenkonflikt in der industriellen Gesellschaft (1957; ed. ingl. rielaborata e ampliata, 1959; trad. it., 1963) è costruito sul tentativo di mostrare l'inattualità, nelle società democratiche e pluralistiche, della teoria marxiana, nonché della definizione in termini economici del concetto di classe. Ricollegandosi a M. Weber, in polemica con T. Parsons e con il suo cosiddetto ''principio del consenso'' (ovvero dell'integrazione sociale, che si basa su presupposti di stabilità, equilibrio, funzionalità e consenso normativo), D. postula il cosiddetto ''principio della coercizione'', secondo il quale "in tutte le società esistono posizioni... di... potere... corredate di sovranità... L'obbedienza s'impone proprio perché il più importante aspetto singolo del potere è il poter disporre dello strumento di controllo delle sanzioni. Da questo concetto di potere e sanzione deriva che esiste sempre una resistenza all'esercizio del potere" (Gesellschaft und Freiheit, 1961).
Il problema centrale delle analisi di D., seguito, seppure con accenti e angolazioni diverse, fino agli scritti più recenti, riguarda la regolamentazione del conflitto, una volta riconosciuta la sua inevitabilità, attraverso una sorta di ''teoria forzata dell'integrazione sociale''. Nello schema di D. la caratteristica fondamentale delle organizzazioni sociali moderne è il fatto di fondarsi su gerarchie di potere, nelle quali sono coinvolti, in modo più o meno manifesto, tutti i membri della società. Da qui il fondamentale problema del rapporto tra potere e libertà, a cui D. ha dato brillanti e originali contributi fondando il suo liberalismo sul principio popperiano (già anticipato, tuttavia, per molti aspetti da M. Weber) della molteplicità della verità e, quindi, sull'esigenza irrinunciabile di un pluralismo politico.
Tra le altre sue opere si segnalano: Homo sociologicus (1959; trad. it., 1966); Die angewandte Aufklärung (1963; trad. it., Società e sociologia in America, 1967); Gesellschaft und Demokratie in Deutschland (1965; trad. it., Sociologia della Germania contemporanea, 1968); Pfade aus Utopia (1967; trad. it., 1968, contenente anche saggi di Gesellschaft und Freiheit e di Essays in the theory of society, 1967); Die neue Freiheit (1975; trad. it., 1977); Lebenschancen (1979; trad. it., 1980); Reisen nach Innen und Aussen (1984; trad. it., Pensare e fare politica, 1985); Fragmente eines neuen Liberalismus (1987; trad. it., Per un nuovo liberalismo, 1988); Modern social conflict (1988; trad. it., 1989).
Bibl.: A. Pizzorno, Le organizzazioni, il potere e i conflitti di classe, saggio introduttivo a R. Dahrendorf, Classi e conflitti di classe nella società industriale, Bari 1963; L. Cavalli, Sociologie del nostro tempo, Bologna 1973; A. Izzo, Storia del pensiero sociologico, vol. iii, I contemporanei, ivi 1977; S. Bernardini, La sociologia del potere nella Germania contemporanea, Palermo 1981.