RAINALDO
– Nulla si conosce intorno alla sua origine, benché alcuni lo abbiano ritenuto comasco della famiglia Peri (Tatti, 1683, p. 202), opinione rifiutata dalla storiografia successiva; pari oscurità avvolge le prime tappe della sua carriera ecclesiastica, giacché resta indimostrata la notizia che sia stato arcidiacono della cattedrale lariana (Savio, 1929, p. 324; Troccoli-Chini - Lienhard, 1989, p. 104).
Divenne vescovo di Como dopo la fine violenta di Benno, attestato fino al 1055, ma la cui morte occorse probabilmente nel settembre del 1061. Appena insediato, a fine 1061 o nei primi mesi del 1062, Rainaldo ottenne da re Enrico IV la restituzione alla Chiesa comasca dell’abbazia di Breme, già concessa da Corrado II e tolta da Enrico III (Heinrici IV Diplomata, a cura di D. von Gladiss, 1941, pp. 102-104): il diploma privo di data è infatti anteriore all’aprile 1062 in quanto fu impetrato dall’imperatrice madre Agnese insieme all’arcivescovo di Colonia Annone, prima dunque che quest’ultimo sottraesse il giovane re alla tutela della madre.
In questi primi anni di episcopato Rainaldo certamente riconobbe come legittimo pontefice Alessandro II, avversario di Cadalo/Onorio II, poiché è plausibile collocare attorno al 1063 due lettere inviategli dal papa: una in risposta a una domanda sul comportamento da tenere verso un diacono colpevole di fornicazione (S. Loewenfeld, Epistolae pontificum Romanorum ineditae, 1885, p. 42), l’altra (Alexandri II Epistolae et diplomata, 1884, coll. 1406 s.) riguardante il caso del presunto uccisore del vescovo Benno.
Alessandro II ordinò di verificare le accuse, senza però ricorrere a giudizi di Dio, e di restituire a prete Guillandus/Gissandus officio e benefici se innocente. Probabilmente nello stesso anno, il vescovo promosse la vita comune dei canonici della chiesa cittadina di S. Fedele (S. Monti, Le carte di S. Fedele, 1913, pp. 21-23).
Il documento non datato è tuttavia tradizionalmente attribuito al 1063, anno nel quale – nel mese di ottobre – il vescovo dette in usufrutto un terreno ai monaci di S. Abbondio «pro animae suae remedium» (Carte del monastero di S. Abbondio di Como. Dalla fondazione all’anno 1200, a cura di L. Martinelli Perelli, 2009, pp. 23 s.). È sottoscritto, tra gli altri, da un prete Gislandus che è forse da identificare con il sopra menzionato.
A fine maggio del 1064 Rainaldo partecipò al Concilio di Mantova, durante il quale Alessandro II lo ammonì a non richiedere denaro per fornire il crisma alle chiese della diocesi, e poiché il presule comense non obbedì, sul finire dello stesso anno il pontefice gli scrisse imponendogli di abbandonare tale «heresis venalitatis» (S. Loewenfeld, Epistolae, cit., p. 47).
I rapporti con l’imperatrice Agnese restarono vivi. Grazie a lei Rainaldo ottenne da Enrico IV la restituzione alla sua Chiesa del comitato di Chiavenna con il ponte e il teloneo (20 maggio 1065: Heinrici IV Diplomata, 1941, pp. 193 s.).
Frequenti menzioni di Rainaldo nell’epistolario di Pier Damiani in scritti databili fra il 1063/65 e il 1069/72, lasciano percepire quale importante riferimento egli rappresentasse per la vita spirituale dell’imperatrice (Die Briefe des Petrus Damiani, a cura di K. Reindel, III, 1989, pp. 150, 402 s., 408; IV, 1993, p. 243).
In quel medesimo arco di tempo Rainaldo entrò in contatto, forse proprio tramite Agnese, con Pier Damiani.
La consonanza di visione ecclesiologica con Pier Damiani bene emerse al sinodo quaresimale romano del 1067 quando, insieme a lui e davanti ad Alessandro II, Rainaldo difese il vescovo fiorentino Pietro Mezzabarba, accusato dai monaci vallombrosani, e si oppose alla tesi dell’invalidità dei sacramenti amministrati da sacerdoti indegni (Vita Iohannis Gualberti, a cura di F. Baethgen, 1934, p. 1107).
Dopo alcuni anni di assenza di notizie, una lettera di Gregorio VII del 23 aprile 1073 informa che Rainaldo si trovava a Montecassino presso l’abate Desiderio, altro esponente del gruppo riformatore.
Il papa appena eletto incaricò l’abate di portare i suoi saluti al vescovo di Como e all’imperatrice Agnese e di pregarli che gli dimostrassero quanto affetto avevano per lui (Das Register Gregors VII., a cura di E. Caspar, 1920, p. 4). Da altre lettere del 1° settembre 1073 inviate al duca Rodolfo di Svevia e a Rainaldo stesso (ibid., pp. 32-34) si apprende che il nuovo pontefice apprezzava molto il vescovo di Como e faceva conto su di lui per intessere rapporti con l’ambiente della corte germanica al fine di raggiungere una concordia tra sacerdotium et imperium con il contributo anche di Agnese: nessuno meglio di loro due – dichiarò in una lettera Gregorio VII – sapeva che cosa lui pensava e si aspettava da re Enrico. In particolare Rainaldo avrebbe dovuto convincere il duca Rodolfo a recarsi a Roma per discutere (presenti anche Agnese, Beatrice di Toscana e altri) dei rapporti tra la Chiesa e il Regno e poi, con il medesimo duca, avrebbe dovuto recare a Enrico IV le proposte scaturite. Nello scritto il papa rispose inoltre a una domanda di Rainaldo sul comportamento da tenere verso i vescovi lombardi (sostenitori dello scomunicato arcivescovo milanese Gotofredo, nominato da Enrico IV), affermando che al momento non era dispiaciuto che egli mantenesse aperto un canale di comunicazione, evitando però la comunione ecclesiastica con loro.
Nel 1704, concluso il sinodo quaresimale, Gregorio VII inviò in Germania una legazione che incontrò il re a Norimberga dopo Pasqua (20 aprile) e lo convinse ad allontanare dalla corte cinque suoi collaboratori scomunicati, ma trovò difficoltà a riunire un sinodo del regno tedesco: del gruppo fece parte pure Rainaldo, assieme ai cardinali romani Gerardo d’Ostia e Umberto di Preneste e ad altri vescovi accompagnati dall’imperatrice Agnese (Lamberti Hersfeldensis Annales, a cura di L.F. Hesse, 1844, pp. 215 s.; Bonizonis Liber ad amicum, a cura di E. Dümmler, 1891, pp. 601 s.).
Nella fase più aspra dello scontro tra il papa ed Enrico, dopo il 1075, Rainaldo si mantenne fedele alla Chiesa romana: infatti Gregorio in una lettera ricorda che egli assistette insieme ad Agnese (quindi prima che ella morisse il 14 dicembre 1077) alla promessa fatta da Guelfo IV di giurare fedeltà a s. Pietro in cambio della concessione del beneficio detenuto dal padre Alberto Azzo II (Das Register Gregors VII, a cura di E. Caspar, 1923, p. 574). E sempre a causa del sostegno a Gregorio VII, Rainaldo fu catturato a Roma nei primi mesi del 1077 dal romano Cencio e verso aprile venne portato prigioniero a Pavia dove si trovava Enrico IV (Die Chroniken Bertholds von Reichenau und Bernolds von Konstanz 1054-1100, a cura di I.S. Robinson, 2003, pp. 263 s., 412).
Non si sa come abbia riacquistato la libertà; si presume che in seguito sia rientrato nella sua diocesi, dove lo si trova nell’ultima fase della vita e dove non dovettero mancare scontri tra fautori e avversari della riforma ecclesiastica papale.
È infatti probabile che sia avvenuto in territorio comasco il ferimento del vescovo per opera di un sacerdote e di uno ‘straniero’ di cui parlò Gregorio VII nella citata lettera del 1° settembre 1073, nella quale ordinò proprio a Rainaldo di suggerire la giusta pena, poiché ben conosceva il colpevole e tutta la sua famiglia.
Il 30 gennaio 1079 a Como Rainaldo effettuò un’investitura di terre a favore della chiesa plebana di S. Stefano di Lenno (Le carte della chiesa di Sant’Eufemia dell’Isola Comacina (901-1200), a cura di P. Merati, 2014, pp. 232 s., 256) e il 30 aprile 1083 pose fine alla lite tra le pievi di Isola e di Lenno ottenendo che rinunciassero ai diritti accampati su una vallata in favore di tre uomini che avevano iniziato un’esperienza monastica presso la chiesa di S. Benedetto in Val Perlana (Gli atti privati milanesi e comaschi del secolo XI, IV, a cura di C. Manaresi - C. Santoro, 1969, pp. 169-171).
Va segnalato che durante il suo episcopato, nel marzo del 1078, due coniugi donarono a Cluny terreni e una chiesa in costruzione in Valtellina dove poi si sviluppò il priorato di S. Pietro di Vallate (ibid., pp. 60-63).
Gregorio VII si servì ancora di Rainaldo e il 21 giugno 1079 lo incaricò di approfondire la veridicità di accuse contro il vescovo Arnolfo di Bergamo (Das Register, cit., pp. 457 s.). Nel novembre del 1083, invece, Enrico IV impedì a lui e ad altri presuli filogregoriani di intervenire al sinodo radunato a Roma (Die Chroniken, cit., p. 433).
Dopo aver lasciato beni a Blevio ai canonici della cattedrale per celebrare l’anniversario della sua scomparsa, Rainaldo – «scientia et religione clarissimus» oltre che «adiutor studiosissimus» di Gregorio VII secondo Bernoldo di Costanza (ibid., p. 438) – morì il 27 gennaio 1084.
La tradizione storiografica comasca ritiene che sia morto nel palazzo episcopale di Nesso e sia stato sepolto nella locale chiesa plebana.
Fonti e Bibl.: Lamberti Hersfeldensis Annales, a cura di L.F. Hesse, in MGH, Scriptores, V, Hannoverae 1844, pp. 215 s.; Alexandri II Epistolae et diplomata, in PL 146, Parisiis 1884, coll. 1406 s.; S. Loewenfeld, Epistolae pontificum Romanorum ineditae, Lipsiae 1885, n. 77, p. 42, n. 94, p. 47; Bonizonis Liber ad amicum, a cura di E. Dümmler, in MGH, Libelli de lite imperatorum et pontificum, I, Hannoverae 1891, pp. 601 s.; S. Monti, Le carte di S. Fedele, Como 1913, n. 5, pp. 21-23; Das Register Gregors VII., a cura di E. Caspar, in MGH, Epistolae selectae, t. 2, I, Berolini 1920, I, 1, p. 4; I, 19 s., pp. 32-34; t. 2, II, Berolini 1923, VI, 39, pp. 455 s., IX, 3, p. 574; Vita Iohannis Gualberti auctore anonimo, a cura di F. Baethgen, in MGH, Scriptores, XXX, 2, Lipsiae 1934, p. 1107; Heinrici IV Diplomata, a cura di D. von Gladiss, in MGH, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, VI, 1, Berolini 1941, n. 79, pp. 102-104, n. 149, pp. 193 s.; Gli atti privati milanesi e comaschi del secolo XI, IV, a cura di C. Manaresi - C. Santoro, Milano 1969, n. 642, pp. 169-171; Die Briefe des Petrus Damiani, III, a cura di K. Reindel, in MGH, Die Briefe der deutschen Kaiserzeit, IV, München 1989, n. 104, p. 150, n. 123, pp. 402 s., n. 124, p. 408; IV, München 1993, n. 168, p. 243; Die Chroniken Bertholdsvon Reichenau und Bernolds von Konstanz 1054-1100, a cura di I.S. Robinson, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum. Nova series, XIV, Hannover 2003, pp. 263 s., 412, 433, 438; Carte del monastero di S. Abbondio di Como. Dalla fondazione all’anno 1200, a cura di L. Martinelli Perelli, Milano 2009, n. 9, pp. 23 s.; Le carte della chiesa di Sant’Eufemia dell’Isola Comacina (901-1200), a cura di P. Merati, Varese 2014, n. 114, pp. 232 s.; n. 127, p. 256.
P.L. Tatti, De gli annali sacri della città di Como, II, Milano 1683, pp. 202-266; F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae, V, a cura di N. Coleti, Venetiis 1720, coll. 288 s.; L. Rovelli, Storia di Como, II, Milano 1794, pp. 134-142; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen Kaisern mit den Listen der Bischöfe 951-1122, Leipzig-Berlin 1913, p. 49; F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni. La Lombardia, parte 2, I, Bergamo, Brescia, Como, Bergamo 1929, pp. 324-328; G. Turazza, La successione dei vescovi di Como dal 379 al 1930, Como 1930, pp. 81-85; W. Goez, Rainald von Como. Ein Bischof des 11. Jahrhunderts zwischen Kurie und Krone, in Historische Forschungen für Walter Schlesinger, a cura di H. Beumann, Köln-Wien 1974, pp. 462-494; P. Zerbi, Il vescovo comense Rainaldo: un momento dei rapporti fra Como, la Chiesa e l’impero nel secolo XI (1979), in Id., «Ecclesia in hoc mundo posita». Studi di storia e di storiografia medioevale, a cura di M.P. Alberzoni et al., Milano 1993, pp. 253-281; L. Fasola, I necrologi della cattedrale di Como (XIII-XIV secolo) nella tradizione storica e antiquaria, in Aevum, LVI (1982), pp. 156-159; P. Pensa, Dall’età carolingia all’affermarsi delle signorie, in Diocesi di Como, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1986, pp. 54 s.; M. Troccoli-Chini - H. Lienhard, La diocesi di Como (fino al 1884), in La diocesi di Como. L’arcidiocesi di Gorizia. L’amministrazione apostolica ticinese, poi diocesi di Lugano. L’arcidiocesi di Milano, a cura di P. Braun - H.-J. Gilomen, Basilea-Francoforte sul Meno 1989, pp. 104-106; N. D’Acunto, Lotte religiose a Firenze nel secolo XI. Aspetti della rivolta contro il vescovo Pietro Mezzabarba, in Aevum, LXVI (1993), pp. 302 s.; M. Cortesi, Rainald, Bischof von Como (1062-1084), in Lexicon des Mittelalters, VII, München 1995, col. 418; A. Lucioni, Insediamenti monastici medievali sul versante meridionale delle Alpi centrali, in Benedictina, LV (2008), pp. 70-74; Carte del monastero di S. Abbondio di Como. Dalla fondazione all’anno 1200, a cura di L. Martinelli Perelli, Milano 2009, n. 9, pp. 23 s.; Le carte della chiesa di Sant’Eufemia dell’Isola Comacina (901-1200), a cura di P. Merati, Varese 2014, n. 114, pp. 232 s.; n. 127, p. 256.