RAINALDO da Collemezzo
RAINALDO da Collemezzo. – Nacque intorno al 1110 nella zona della Provincia Valeria. Il padre, Berardo X, signore di Poggio Bustone e di altri castra nella zona di Rieti, apparteneva alla domus dei conti di Marsi (Die Chronik von Montecassino, a cura di H. Hoffmann, 1980, p. 604).
Secondo la ricostruzione genealogica dell’erudito napoletano Francesco Zazzera, tra i fratelli di Rainaldo si annovererebbero un Oderisio, abate di S. Giovanni in Venere presso Lanciano e cardinale diacono di S. Agata (1111-1137), un Berardo, che si prodigò per la comunità monastica delle Tre Fontane a Roma negli anni del passaggio all’Ordine cistercense, un Teodino, che nel 1166 gli successe alla guida di Monte Cassino, e il beato Balduino da Rieti († 1140) il quale entrò monaco a Clairvaux e fu inviato dallo stesso Bernardo a governare l’abbazia cistercense di S. Matteo di Montecchio nei pressi di Rieti (Zazzera, 1615, p. 114; San Bernardo, Lettere, I, a cura di F. Gastaldelli, 1986, n. CCI, pp. 871-875 n. 1).
All’età di circa quindici anni (Die Chronik von Montecassino, cit., p. 604), Rainaldo fu offerto dai genitori come oblato all’abbazia di Monte Cassino, mentre era abate il cardinale diacono Oderisio suo consanguineo (cfr. Zenker, 1964, pp. 181 s. n. 279). Nell’abbazia cassinese ricevette la propria educazione. Se le parole del prologo della Vita sanctis Apollinaris abbatis, contenuta nell’Ortus et vita iustorum di Pietro Diacono, redatta probabilmente nel 1136, sono da riferirsi a Rainaldo, egli acquisì un buon livello di formazione tanto da essere appellato come «academicis floribus adornatus» (Petri Diaconi Ortus et Vita Iustorum Cenobii Casinensis, a cura di R.H. Rodgers, 1972, p. 31). Non solo: sempre secondo quanto riferito nel medesimo prologo, egli ricevette anche gli ordini maggiori. È, infatti, indicato come «coenobii condiaconus».
Robert Howard Rodgers, che ha curato l’edizione di quest’opera, avanza dei dubbi sull’identificazione senza, tuttavia, offrirne le ragioni (p. 137), osservando semplicemente che i monaci che portano tale nome nel necrologio cassinese, contenuto nel Cod. Cassin. 47, sono numerosi (I Necrologi Cassinesi, a cura di M. Inguanez, 1941). Deve perciò rimanere aperto il problema. Non appare del resto incongruo, né con il percorso biografico di Rainaldo né con il clima culturale che si respirava ancora in quegli anni a Monte Cassino, immaginare che questi nel 1136 avesse ricevuto l’ordine diaconale e avesse affinato una particolare sensibilità culturale in linea con la grande tradizione cassinese del secolo precedente (Dell’Omo, 2008, pp. 212-215).
Dalle fonti a disposizione non traspare quale partito avesse abbracciato Rainaldo negli anni degli scontri intestini alla comunità di Monte Cassino dopo la nomina dell’abate Senioretto, imposta nel 1127 da Onorio II. È più chiaro intravedere invece il suo orientamento nei primi anni dello scisma anacletiano e dello scontro tra papato e normanni.
All’inizio di febbraio del 1137, difatti, quando dopo la morte di Senioretto la comunità si divise per eleggere il successore, egli fu indicato dalla pars innocenziana e filoimperiale quale candidato alla guida dell’abbazia in contrapposizione all’omonimo Rainaldo, detto Toscano. Quest’ultimo, tuttavia, riuscì ad avere la meglio anche grazie all’appoggio del principe di Capua, Canzolino, e della nobiltà legata a Ruggero II (Tosti, 1889, pp. 68-70). Non si conosce quale ruolo giocò Rainaldo durante l’abbaziato del Toscano. I legami di alcuni suoi familiari con Bernardo di Clairvaux e con gli ambienti curiali che sostenevano il partito innocenziano, tuttavia, rendono plausibile che egli abbia fatto parte di quella fazione della comunità che nel settembre dello stesso anno, quando Lotario III, accompagnato dai cardinali Aimerico e Gerardo e dall’abate di Clairvaux, giunse a Monte Cassino per giudicare Rainaldo Toscano, si schierò contro quest’ultimo, sostenendo la soluzione avanzata dall’imperatore: la nomina del lorenese Wibaldo, abate dell’abbazia di Stavelot (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, caps. X, cass. I, n. 4). Secondo la continuazione della Chronica monasterii Casinensis, Rainaldo insieme al decano dell’abbazia, all’archivista, al mansionario, al vestararius e ad altri monaci seguì il neoeletto abate a S. Germano, dove si trovavano le corti imperiale e pontificia, per mostrare la gratitudine della comunità di Monte Cassino per la protezione esercitata dall’imperatore e dal pontefice in occasione della destituzione di Rainaldo Toscano prima e dell’elezione di Wibaldo poi (Die Chronik von Montecassino, cit., p. 599). La presenza di Rainaldo in questa delegazione – nominato dal cronista appena dopo il decano pur senza essere indicato con un ruolo preciso – potrebbe attestare il ruolo rilevante da lui giocato all’interno della comunità durante questi anni tribolati.
Dopo soltanto quaranta giorni, tuttavia, l’abate Wibaldo, sotto la pressione degli eventi, lasciò il monastero riconoscendo la propria incapacità a gestire una situazione tanto complessa, come scrisse alla comunità di Monte Cassino all’inizio di novembre del 1137 (Hartmann, 2011, ep. E, pp. 38-40). Dopo dodici giorni dalla sua partenza, il 14 novembre (Die Chronik von Montecassino, cit., p. 604), i monaci si riunirono in capitolo ed elessero quale suo successore Rainaldo. Ricevuta notizia dell’avvenuta elezione, Wibaldo scrisse al neoeletto per scioglierlo dal vincolo di obbedienza a lui giurato e per raccomandargli il decano Ottone e gli abitanti di San Germano che lo avevano sostenuto militarmente quando, nei giorni della sua reggenza, Rainaldo Toscano aveva nuovamente tentato di assediare l’abbazia (Hartmann, 2011, ep. F, pp. 41 s.). Non appena eletto, Rainaldo cercò di riaprire le trattative con Ruggero II, presupposto necessario perché Monte Cassino potesse vivere in una condizione di pace. La visione del monaco Alberto, descritta da Pietro Diacono nella continuazione della Chronica, nella quale i santi Placido e Mauro – tra i primi e più fedeli compagni di Benedetto da Norcia – avrebbero rimproverato duramente i monaci per le loro scelte politiche chiedendo loro di fare penitenza, potrebbe costituire una rappresentazione figurata delle inquietudini che animavano in quello scorcio la comunità cassinese, ben consapevole della necessità di un accordo con i normanni (Die Chronik von Montecassino, cit., pp. 604-607). I tentativi di Rainaldo, tuttavia, furono inutili e Ruggero II occupò diverse terre abbaziali. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile del 1139 Rainaldo si trasferì a Roma per la celebrazione del II Concilio lateranense.
Probabilmente, in questa occasione Innocenzo II rilasciò a Rainaldo il noto privilegio di protezione e conferma dei beni posseduti dall’abbazia con il quale, come mostrato da Herbert Bloch (1986, II, pp. 920-928), non solo ratificò il possesso di beni già menzionati in altri privilegi pontifici precedenti ma ne citò di nuovi, segno che Rainaldo aveva iniziato a operare per un consolidamento del patrimonio cassinese o per il suo stesso ampliamento.
Sia Johannes Matthias Brixius (1912, p. 94) sia Barbara Zenker (1964, p. 191) hanno ipotizzato che Rainaldo venne creato cardinale prete dei Ss. Pietro e Marcellino da Innocenzo II nel 1139, dunque in occasione del concilio, sostituendo Crescenzo d’Anagni. Sembra, tuttavia, difficile immaginare ciò alla luce del menzionato privilegio papale, che Bloch data a ragione tra il 1138 e il 1143, nel quale Rainaldo è appellato nell’inscriptio semplicemente come abate (Bloch, 1986, II, p. 921). A conferma di questo sta il fatto che nei documenti degli inizi degli anni Quaranta Rainaldo non si identifica, né viene mai nominato, con il titolo cardinalizio.
Fino alla metà della quarta decade del XII secolo i rapporti con i normanni rimasero tesi. Nel marzo del 1140 Ruggero II sottrasse all’abbazia il castello di Piedimonte e i beni posseduti nella vicina Cardito e a Camino nei pressi di Caserta (Annales casinenses, a cura di L.C. Bethmann, 1866, p. 309), mentre nel 1142 e nel 1143 depredò a più riprese il patrimonio abbaziale, derubandone addirittura parte del tesoro (pp. 309 s.). Le difficoltà incontrate nell’amministrazione dell’abbazia e nella difesa dei suoi beni, tuttavia, non impedirono a Rainaldo di prodigarsi per il governo spirituale della comunità. Come riporta Luigi Tosti (1889, II, p. 109), sulla scorta della Cronaca cinquecentesca di Petrucci, egli provò addirittura a riformarne i costumi. Alla luce degli accordi stipulati nel 1144 tra Lucio II e Ruggero II si comprende l’inversione di tendenza anche dei rapporti tra Monte Cassino e i normanni. Lo attesta un privilegio regio del 1147, nel quale Ruggero II, a seguito di una petizione inoltrata dallo stesso Rainaldo, prese sotto la propria protezione lo xenodochio cassinese (Abbazia di Montecassino. I regesti dell’Archivio, II, a cura di T. Leccisotti, 1965, n. 28, p. 115). Questa testimonianza è importante anche perché è la prima attestazione nella documentazione coeva del titolo cardinalizio di Rainaldo.
Alla luce di questo documento, dunque, si può congetturare che non sia stato Innocenzo II, come ipotizzato dalla storiografia tedesca anche recente (Geschichte des Kardinalats im Mittelalter, 2011, p. 473), a nominare cardinale Rainaldo, bensì il primo papa cistercense, Eugenio III. Questi, prima di essere eletto papa nel 1141, su indicazione di Bernardo di Clairvaux era stato messo a capo dell’abbazia romana delle Tre Fontane affidata all’Ordine cistercense. I legami stretti di uno dei fratelli di Rainaldo con quest’abbazia, richiamati da Zazzera (1615, p. 114), potrebbero avvalorare ulteriormente tale tesi.
Non solo, da una lettera del 1149 indirizzata a Rainaldo dall’abate di Glanfeuil, Guglielmo II, si deduce che Eugenio III lo nominò cardinale prete con ogni probabilità proprio in quell’anno. Il coinvolgimento nel Collegio cardinalizio, tuttavia, sembra rappresentare in buona sostanza un atto simbolico. Rainaldo, infatti, non partecipò mai alla vita della Curia pontificia, come documenta il fatto che non sono attestate sue sottoscrizioni ad alcun privilegio pontificio dal 1149 al 1166.
In quegli anni l’abate cassinese s’impegnò molto per il riassetto patrimoniale dei beni che appartenevano alla Terra sancti Benedicti sulla penisola, ma anche, ad esempio, in Sardegna. Ciò risulta testimoniato dai documenti coevi conservati ancora nell’archivio abbaziale e regestati da Tommaso Leccisotti. Tra i possedimenti e le dipendenze che Rainaldo riuscì a proteggere e a consolidare vanno annoverati anche quelli Oltralpe, in particolare la citata abbazia di Glanfeuil che dal XII secolo era divenuta a tutti gli effetti una dipendenza di Monte Cassino (Landreau, 1906, pp. 49-76; Bloch, 1986, II, pp. 969-998).
Dopo la morte di Ruggero II, nel 1155 Rainaldo partecipò nel castello di Terracena presso Salerno al primo parlamento indetto dal successore Guglielmo I, nel corso del quale il re siciliano giudicò una causa tra l’abate e il giustiziere regio, Erbia da Bolita.
Quest’ultimo aveva usurpato alcune terre che appartenevano ai vassalli del castrum di Pontecorvo di pertinenza dell’abbazia (Gattula, 1734, I, p. 258). La sentenza fu redatta e firmata da Maione da Bari, una delle figure più influenti della corte siciliana.
Nel contesto del duro scontro tra Adriano IV e Guglielmo I, Rainaldo si schierò dalla parte del pontefice e a farne le spese fu nuovamente il patrimonio di Monte Cassino. L’arcidiacono e cancelliere del re, Ascletino, guidò più volte le truppe normanne contro Pontecorvo, Aquino e i castra che l’abbazia possedeva in queste zone. Fu probabilmente il medesimo Maione da Bari, che nel 1156 partecipò attivamente al concordato di Benevento per la pace tra Guglielmo I e Adriano IV, a fare in modo che Rainaldo tornasse nelle grazie del re siciliano (Annales casinenses, cit., p. 311).
Non è forse un caso, dunque, che i suoi genitori figurino tra gli amici e benefattori dell’abbazia in un necrologio cassinese del XIII secolo, tràdito nel Cod. Cassin. 334 (Gattula, 1734, II, pp. 841 s.).
Morì nel 1166. Il necrologio contenuto nel Cod. Cassin. 47, datato tra il 1159 e il 1173, indica come giorno il 15 luglio (Monte Cassino, Archivio dell’Abbazia, Cod. Cass. 47, p. 593), mentre gli Annales casinenses indicano più generalmente il mese di ottobre (p. 312).
Gli successe suo fratello Teodino, probabilmente il medesimo che sottoscrisse in qualità di camerarius abbatis un privilegio rilasciato nel 1153 dallo stesso Rainaldo all’abate di Glanfeuil (Bloch, 1986, II, n. 12, pp. 1036 s.).
Fonti e Bibl.: Annales Ceccanenses, a cura di L.C. Bethmann, Hannoverae 1866, in MGH, SS, 19, ad ind.; Annales casinenses, a cura di L.C. Bethmann, Hannoverae 1866, in MGH, SS, 19, ad ind.; Codicum Casinensium Manuscriptorum Catalogus, a cura di M. Inguanzez, I-III, Montis Casini 1915-1941; I Necrologi Cassinesi, a cura di M. Inguanez, Roma 1941; Abbazia di Montecas-sino. I regesti dell’Archivio, II, a cura di T. Leccisotti, Roma 1965, ad ind.; Petri Diaconi Ortus et Vita Iustorum Cenobii Casinensis, a cura di R.H. Rodgers, Berkeley-Los Angeles-London 1972, ad ind.; Die Chronik von Montecassino, a cura di H. Hoffmann, in MGH, SS, 34, Hannover 1980, ad ind.; San Bernardo, Lettere, I, 1-210, a cura di F. Gastaldelli, Milano 1986, n. 201; M. Dell’Omo, Il Registrum di Pietro Diacono, I-II, Montecassino 2000; M. Hartmann, Studien zu den Briefen Abt Wibalds von Stablound Corvey sowie zur Briefliteratur in der frühen Stauferzeit, in MGH, Studien und Texte, 52, Hannover 2011, ad ind.; Registrum Petri Diaconi (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Reg. 3), a cura di J.-M. Martin et al., Rome 2015.
F. Zazzera, Della nobiltà dell’Italia…, t. I, Napoli 1615, p. 114; E. Gattula, Historia Abbatiae Cassinensis per saeculorum seriem distribuita, I-II, Venetiis 1733; E. Gattula, Ad Historiam Abbatiae Cassinensis accessiones, I-II, Venetiis 1734; L. Tosti, Storia della Badia di Montecassino, II, Roma 1889, ad ind.; F. Landreau, L’abbaye de Saint-Maur de Glanfeuil du Xe au XIIIe siècle. Ses relations avec le Mont-Cassin, in Revue de l’Anjou, LII (1906), pp. 49-76; J.M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalskollegiums von 1130-1181, Berlin 1912, ad ind.; B. Zenker, Die Mitglieder des Kardinalskollegiums von 1130-1181, Würzburg 1964, ad ind.; H. Hoffmann, Die älteren Abtslisten von Montecassino, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLVII (1967), pp. 224-354; Id., Chronik und Urkunden in Montecassino, ibid., LI (1972), pp. 93-260; H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, I-III, Roma 1986, ad ind.; M. Dell’Omo, Montecassino medievale. Genesi di un simbolo, storia di una realtà, Montecassino 2008, ad. ind.; Geschichte des Kardinalats im Mittelalter, a cura di J. Dendorfer - R. Lützelschwab, Stuttgart 2011.