BOSTOLI (Boscoli), Rainaldo
Apparteneva a un'antica famiglia aretina, tradizionalmente avversa a quella dei Tarlati, che, pur professandosi guelfa, manteneva buoni rapporti con l'Impero: Ottone IV aveva investito nel 1210 Rainaldo Bostoli, forse nonno del B., e i suoi figli del castello di Cignano nei pressi di Cortona, concessione confermata da Federico II nel 1220 (cfr. Acta Imperii inedita, a cura di E. Winkelmann, I, Innsbruck 1880, n. 193).
Il B. viene ricordato per la prima volta nel 1275 come podestà di Lucca. In quegli anni comunque dovette godere di una buona fama di valente condottiero, se nel 1285 a Firenze si pensò di affidargli il comando della taglia della lega guelfa.
Invece che a Firenze, nel 1286 il B. fu chiamato come podestà a Orvieto dilaniata dalle lotte di fazione tra Filippineschi e Monaldeschi, acuite ancora dai contrasti per l'eredità della contea aldobrandina. Durante la sua podesteria si venne a una pacificazione tra guelfi e ghibellini, ma le ostilità si riaccesero subito dopo, provocando l'espulsione dei guelfi e la fuga del capitano del popolo, il fiorentino Bindo dei Cerchi. Con tutta probabilità anche il B., guelfo, dovette lasciare la città.
Tornato ad Arezzo, il B. ebbe un posto di rilievo nelle lotte di fazione che esplosero con rinnovata violenza nel 1287. In quell'anno il Popolo cacciò dalla città i Grandi guelfi e ghibellini, e insieme con loro il vescovo Guglielmino Ubertini, ghibellino e collegato con i Tarlati. La comune sciagura portò all'alleanza delle fazioni dei guelfi guidati dal B. e dei ghibellini guidati da Tarlato Tarlati. Appena però riuscirono a rientrare in città con la forza, l'accordo si ruppe e i guelfi furono espulsi di nuovo dalla città, dove assunse la signoria il vescovo Guglielmino Ubertini. Il B. non tardò a organizzare l'offensiva dei guelfi, occupando vari castelli nel contado aretino (in particolare Monte Savino e Rondine) e sollecitando l'aiuto di Firenze che capeggiava la lega guelfa. Ne nacque una lunga guerra tra Firenze e Arezzo, senza che i fuorusciti guelfi e i loro alleati fiorentini riuscissero a rientrare in Arezzo; neanche dopo la grande vittoria riportata sui ghibellini aretini l'11 giugno 1289 nella piana di Campaldino nel Casentino, dove persero la vita il vescovo e molti nobili ghibellini. Solo nel settembre del 1290 si venne a un accordo, in forza del quale un gruppo di guelfi aretini fu riammesso nella città, ma è dubbio se tra loro vi sia stato anche il Bostoli. La circostanza che il suo congiunto Alberto Bostoli ancora nell'ottobre di quello stesso anno sollecitava aiuti dai Fiorentini (cfr. Le consulte della Repubblica fiorentina, I, pp. 481 s.) sembra escludere questa possibilità.
Il B. è ricordato come podestà di Arezzo nel 1308. In questa qualità il 3 novembre di quell'anno rilasciò una serie di prigionieri senesi. Dopo questa data non si hanno più sue notizie.
Fonti eBibl.: G. Villani, Cronica, in Croniche di Giovanni,Matteo e Filippo Villani, I, Trieste 1857, lib. VII, cap. 115, p. 156; Codice diplomatico della città d'Orvieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1884, pp. 336 s.; Le consulte della Repubblica fiorentina, a cura di A. Gherardi, Firenze 1896-98, I, pp. 229, 504; Ephemerides Urbevetanae, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XV, 5, a cura di L. Fumi, vol. I, pp. 160, 319; La cronaca di Dino Compagni delle cose occorrenti ne' tempi suoi,ibid., IX, 2, a cura di I. Del Lungo, ad Indicem;Leonardo Bruni Aretino, Historiarum Florentini populi libri XII,ibid., XIX, 3, a cura di E. Santini e C. Di Pierro, ad Indicem; Die Annalen des Tholomeus von Lucca, a cura di B. Schmeidler, in Mon. Germ. Hist.,Script. Rer. Germ., n.s., VIII, Berolini 1930, pp. 179 s., 317; P. Farulli, Annali overo notizie istoriche dell'antica nobile e valorosa città di Arezzo..., Foligno [1717], p. 43; O. Hartwig, Quellen und Forschungen zur ältesten Geschichte der Stadt Florenz, II, Halle 1880, p. 114; R. Davidsohn, Geschichte von Florenz, II, 2, Berlin 1908, p. 315.