TARGETTI, Raimondo
– Nacque a Firenze l’8 novembre 1869 da Lodovico e da Gioconda Matucci, primogenito di quattro figli: oltre a Raimondo, i fratelli Gino, Guido e Ferdinando (v. la voce in questo Dizionario). Pochi mesi dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Prato, dove il padre acquisì gli stabilimenti lanieri di Ludovico Benassai e Rodolfo Mazzoni, dando vita alla ditta Lodovico Targetti.
Alla morte del padre, nel 1892, era ancora studente di ingegneria al Politecnico di Torino e, senza interrompere gli studi, assunse la direzione del lanificio di famiglia. Nel 1897 fu tra i fondatori (con Brunetto Calamai, Ciro Cavaciocchi e Alfredo Forti) dell’Associazione dell’arte della lana di Prato, che si proponeva di coordinare l’attività degli imprenditori lanieri della città toscana e tutelarne gli interessi; nonostante fosse il più giovane tra i promotori, assunse la carica di presidente dell’Associazione. Nel 1898 fu eletto nel Consiglio comunale di Prato e nominato prosindaco; divenne sindaco due anni più tardi, il 26 maggio 1900, carica che conservò fino al 18 settembre 1901. Sempre nel 1901 sposò Olga Orefice, dalla quale ebbe tre figli: Lodovico (24 aprile 1902), Gioconda (24 maggio 1905) e Renato (4 aprile 1907).
Nel 1902 si trasferì a Milano, dove entrò in società con i più rinomati produttori lombardi di scialli di flanella: i Trezzi di Desio e i Dario di Verano Brianza. Con loro e con i fratelli Gino e Guido diede vita a una nuova impresa con il nome di Lanificio nazionale Targetti, della quale mantenne la presidenza per quarant’anni, anche dopo la trasformazione in società anonima nel 1925; nella nuova società confluì anche la ditta paterna.
Nel 1907 il governo Giolitti nominò una Commissione reale per lo studio della produzione e del commercio delle lane d’Italia, composta da rappresentanti dell’agricoltura e dell’industria incaricati di individuare i miglioramenti da apportare all’allevamento ovino e al commercio dei prodotti finiti. Chiamato a far parte della Commissione, Targetti presentò una relazione in cui ipotizzava la creazione di una grande cooperativa nazionale di produttori lanieri che avrebbe dovuto raccogliere la maggior parte della lana prodotta in Italia allo scopo di farla confluire in appositi mercati regionali. Nel 1913 entrò a far parte del consiglio direttivo dell’Associazione dell’industria laniera italiana, divenendone presidente nel 1934, dopo il ritiro per motivi di salute dello storico presidente Cesare Bozzalla. Sempre nel 1913 fu chiamato a far parte della Commissione per lo studio del regime doganale e dei trattati di commercio. Le proposte della Commissione, in parte rielaborate nell’immediato dopoguerra, diedero origine alla nuova tariffa doganale entrata in vigore il 1° luglio 1921. Targetti fu scelto come relatore per la categoria «lane, crino e peli» e nella sua relazione introdusse alcuni principi che furono alla base della politica di protezione dell’industria laniera negli anni successivi: l’esenzione da ogni dazio della materia prima, l’unificazione della tariffa per i filati e i tessuti cardati e pettinati, la difesa doganale delle stoffe leggere e dei feltri per cartiere.
Nel 1919 partecipò alla fondazione dell’Istituto commerciale laniero, società finanziaria con sede a Milano (della quale assunse la carica di vicepresidente), che aveva il compito di razionalizzare la produzione e il commercio del settore, provvedendo ai servizi che risultavano troppo onerosi per le singole aziende. Nello stesso anno entrò a far parte del consiglio di amministrazione della Banca unione (istituto nato dalla liquidazione della Banca Feltrinelli), assieme a importanti esponenti del mondo industriale e finanziario italiano come Carlo Feltrinelli (presidente), Antonio e Giacomo Feltrinelli e Giorgio Falck. Sempre nel 1919 partecipò alla rinascita della Confederazione generale dell’industria italiana (Confindustria). Nel 1921, in sostituzione del presidente uscente Ettore Conti, alla guida dell’organizzazione fu nominato un direttorio composto da Emilio De Benedetti, Federico Jarach, Francesco Sacchetto e Raimondo Targetti. L’assemblea del 27-28 gennaio 1922 lo elesse alla presidenza e si trovò così a capo della Confindustria in occasione della marcia su Roma. L’anno successivo, il 22 febbraio 1923, cedette la carica ad Antonio Stefano Benni.
Nel 1923, in seguito all’istituzione del ministero dell’Economia nazionale, fu chiamato a far parte del Consiglio superiore dell’economia nazionale, il maggiore organo tecnico consultivo del governo fino all’istituzione delle corporazioni. Il Consiglio era articolato in quattro sezioni: Agricoltura e foreste; Industria; Commercio, credito e assicurazioni private; Lavoro e previdenza sociale. Membro della sezione Industria, negli anni successivi presentò al Consiglio numerose relazioni su questioni inerenti all’industria laniera. Tra le più rilevanti quella del maggio del 1927 contenente la protesta degli industriali lanieri contro i dazi di consumo sui manufatti: in seguito alla sua esposizione il Consiglio votò una mozione per l’abolizione della tassa, successivamente soppressa dal regime fascista.
Nel 1924-25 partecipò ai negoziati per un nuovo trattato commerciale italo-tedesco. Iniziati nel dicembre del 1924, i negoziati si conclusero con la firma dell’accordo dopo undici mesi di serrato confronto tra le due delegazioni. Al termine delle trattative, Targetti fu nominato vicepresidente della sezione italiana della Camera di commercio internazionale.
A partire dagli anni della prima guerra mondiale e fino al 1927 partecipò attivamente al dibattito sull’inflazione postbellica e sull’andamento dei cambi, con una serie di articoli pubblicati sulla Rivista di politica economica e sul quotidiano Il Sole. In tali scritti sostenne a più riprese che il peggioramento del cambio durante e dopo la guerra non era dovuto all’inflazione monetaria, ma alle condizioni strutturali degli scambi con l’estero, caratterizzati da importazioni di materie prime indispensabili ed esportazioni di prodotti finiti. La riduzione delle esportazioni durante il conflitto e l’assenza di restrizioni severe sulle importazioni e sui commerci di valuta erano per Targetti le principali cause della svalutazione. Sosteneva la necessità di ridurre i consumi interni, e di conseguenza le importazioni, introducendo inoltre una serie di rigidi controlli sui movimenti di capitale.
In occasione della ‘battaglia della lira’ lanciata dal governo Mussolini nel 1925 partecipò attivamente alle discussioni sul livello preferibile di stabilizzazione del cambio, distinguendosi come uno dei maggiori sostenitori di una rivalutazione dilazionata e a un tasso di cambio meno traumatico della cosiddetta quota Novanta. Tra il 1924 e il 1926 scrisse alcuni articoli in cui affermò di ritenere possibile la rivalutazione solo con grande lentezza, compatibilmente con le condizioni generali dell’economia italiana. Il 3 novembre 1926 partecipò a una riunione informale con cinquanta influenti industriali presso la sede della Federazione industriale milanese. Prima dell’incontro gli industriali tessili tennero una preriunione, promossa dallo stesso Targetti e da Senatore Borletti, per concordare una linea comune delle imprese del settore. Le posizioni dei tessili e in generale degli esportatori furono esposte da Targetti nella riunione con gli altri industriali. Le sue dichiarazioni furono in seguito riportate a Benito Mussolini dal ministro Giuseppe Volpi: «Bisogna perciò che la rivalutazione stessa segua una linea di avveduta gradualità. Il franco belga si è stabilizzato a 175. La Francia sarebbe lieta se potesse effettuare la stabilizzazione a 150. Se la lira italiana si stabilizzasse – sempre in via di ipotesi – a 120 o 125, sarebbe un magnifico successo» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Carte Volpi, b. 6).
Targetti ribadì le sue posizioni in un rapporto ufficiale, redatto su incarico del ministero delle Finanze, che riportava dettagli tecnici della stabilizzazione monetaria attuata dal governo belga. Descrisse con accenni favorevoli la stabilizzazione operata dal ministro Émile Francqui, mettendola in contrasto con il precedente tentativo del ministro Albert Janssen, che aveva operato senza il consenso delle forze produttive e aveva cercato di fissare il tasso di cambio a un livello insostenibile per l’economia del Paese. Il rapporto fu aspramente criticato da Mussolini in un appunto inviato a Volpi e datato 27 dicembre 1926: «Caro Ministro, prevedevo perfettamente, anche prima di leggerne il rapporto, che il Comm. Targetti avrebbe concluso in senso stabilizionista. Fra parentesi: ho mandato anch’io nel Belgio un signore che non è banchiere, né industriale, né esportatore od importatore il quale concluderà probabilmente in senso opposto» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Carte Volpi, b. 6).
Il 19-20 settembre 1927 si svolse a Biella il congresso dell’Associazione dell’industria laniera italiana, in occasione del cinquantenario della fondazione. A Targetti, vicepresidente dell’Associazione, spettò il compito di esporre la relazione introduttiva in cui si faceva il punto sullo stato di salute dell’industria laniera, con particolare riferimento alla questione doganale e agli effetti della rivalutazione monetaria. L’anno precedente era stata fondata la Federazione sindacale fascista dell’industria laniera. In breve tempo la sua sfera di attività travalicò l’ambito sindacale e con la riforma corporativa del 1934 fu attribuita alla Federazione la piena rappresentanza del settore. Targetti riuscì a evitare lo scioglimento dell’Associazione grazie a una modifica dello statuto, in base al quale essa diventava un istituto secondario della Federazione.
Nel 1929 fu nominato commissario generale della mostra d’Italia all’Esposizione internazionale di Barcellona, assumendo la guida della delegazione italiana. Nel 1930 entrò a far parte del consiglio di amministrazione della SNIA-Viscosa. Dopo aver sostituito Bozzalla alla presidenza dell’Associazione dell’industria laniera italiana, nel 1934 presiedette la riunione della Federazione internazionale laniera che si svolse a Roma. Nel 1939 fu nominato senatore del Regno su proposta di Antonio Stefano Benni. Dal 1940 al 1942 fu membro della Commissione degli affari esteri, degli scambi commerciali e della legislazione doganale. Morì a Milano il 15 giugno 1942.
Opere. I più importanti scritti di Raimondo Targetti sull’industria laniera furono raccolti dai suoi collaboratori e pubblicati in Scritti di economia laniera, Roma 1942. Altri scritti rilevanti: Il cambio e la situazione monetaria dell’Italia, Milano 1924; Il trattato commerciale con la Germania, in Il secolo, 12 giugno 1925; La partecipazione italiana all’Esposizione internazionale di Barcellona, Milano 1930; Autarchia e traffici internazionali, Milano 1938.
Fonti e Bibl.: Archivio storico del Senato della Repubblica, Fascicoli personali dei senatori, http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/All/80BEF1B54947DB3B4125646F0060ED66/$FILE/2174%20Targetti%20Raimondo%20fascicolo.pdf; Roma, Archivio centrale dello Stato, Carte Volpi; Archivio dell’Associazione dell’industria laniera italiana.
L’opera di R. T. nel ricordo dei suoi collaboratori, Roma-Biella 1943.