CARDONA, Raimondo de
Uomo d'armi, oriundo catalano che capitanò i guelfi in Italia durante la prima metà del sec. XIV. Dopo di essersi molto distinto nella difesa di Genova contro i ghibellini, ottenne da papa Giovanni XXII il comando dell'esercito pontificio, che, unitamente alle truppe di Roberto d'Angiò, cercava di opporsi ai progressi dei Visconti nell'Italia settentrionale. Sconfitto una prima volta, con l'aiuto dei Fiorentini, dei Bolognesi e dei Torriani, riuscì a riorganizzare le truppe, a impadronirsi di Tortona, Alessandria e Monza e a porre l'assedio a Milano; ma ben presto i ghibellini, con l'aiuto di Lodovico il Bavaro, mossero alla riscossa e costrinsero il C. a levare l'assedio e a ritirarsi a Monza (luglio 1323). Qualche mese dopo si venne a una battaglia decisiva e il C. fu sconfitto e preso prigioniero (ponte di Vaprio sull'Adda, 28 febbraio 1324). Il signore di Milano lo pose in libertà a condizione che non riprendesse le armi contro i ghibellini, e s'interponesse per loro presso il papa. Il C. invece, fattosi liberare dal giuramento che aveva prestato, si pose l'anno seguente al servizio dei Fiorentini minacciati da Castruccio Castracani. Andò ad assediare il castello di Altopascio sul confine fra Lucca e Pistoia; ma perdette un tempo prezioso e Castruccio, avuti gli aiuti che aspettava dai Visconti, venne ad attaccarlo e lo pose in rotta (23 settembre 1325). Il C. fu ancora fatto prigioniero col figlio e coi capi più importanti, e i Fiorentini non vollero pagare il prezzo domandato dal vincitore per liberarlo. Soltanto dopo la morte di Castruccio, ricuperò la libertà (1328), ne dopo quell'anno si riparla di lui.