ragioneria
Ramo dell’economia aziendale (➔) il cui obiettivo è la ricerca di quadri teorici e metodologie quantitative originali per tradurre la complessità della vita di un’azienda in un sistema ordinato di valori, volto a conoscere l’andamento economico della gestione di un periodo ed esercitare funzioni decisionali e di controllo.
La r., disciplina antica, che ebbe origine in Italia nel Medioevo come ‘arte di tenere i conti’, venne considerata successivamente la ‘scienza del controllo economico’. Si affermò, quindi, progressivamente, in specie nel corso del 20° sec., come scienza della rilevazione, rappresentazione e interpretazione dello stato e del divenire del funzionamento economico, finanziario e patrimoniale di un’azienda.
La r. rappresenta un settore di ricerca particolarmente ricco e in forte evoluzione di fronte alle nuove complessità della vita delle aziende. Il suo scopo principale è rappresentato dalla conversione della dinamica delle operazioni aziendali in un linguaggio quantitativo idoneo a rappresentarle e la successiva riconversione, ai fini dell’interpretazione, del sistema delle operazioni stesse. Presuppone, quindi, l’attività di quantificazione, misurazione, rappresentazione e interpretazione dei fatti aziendali e si propone di convertire il sistema delle operazioni aziendali in cifre per poi ripresentarle in forma tale da rendere possibile il processo di interpretazione sistematica delle posizioni di equilibrio patrimoniale reddituale e finanziario, raggiunte. La sua articolazione considera l’analisi quantitativa dei fenomeni aziendali; la conversione di questi dallo stato dinamico allo stato di cifre o altri simboli in grado di rappresentarli; l’analisi del sistema delle operazioni aziendali e la selezione di quali interessano ai fini dell’esame che si vuole svolgere. Le operazioni aziendali, infatti, si svolgono in una varietà di modi e forme, coinvolgendo fattori produttivi e condizioni di gestione disparati, a carattere materiale o immateriale. In un’economia che si basa sugli scambi, è logico che il linguaggio utilizzato sia prevalentemente quello monetario e che le operazioni vengano convertite in modo omogeneo, facendo riferimento agli effetti sui valori coinvolti. L’azienda viene analizzata come dinamica dei valori, la quale, a sua volta, viene investigata o controllata mediante un sistema di scritture contabili. Le rilevazioni si attuano, utilizzando gli strumenti che via via si ritengono più adatti a rappresentare l’oggetto di analisi. I metodi, pertanto, rappresentano veri e propri strumenti di conoscenza e la loro efficacia è tanto maggiore quanto meglio si adattano alla materia cui si applicano. Sono riconducibili a due grandi classi: contabili e non contabili. I metodi contabili, tra i quali il più utilizzato è la partita doppia (➔), si servono del conto quale strumento di rilevazione, quelli non contabili utilizzano invece altri supporti e criteri. La Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità (1494), di fra L. Pacioli (➔), è l’opera internazionalmente riconosciuta come la prima sistematizzazione ufficiale del metodo della partita doppia.