ROMANELLI, Raffaello
– Nacque a Firenze il 13 maggio 1856 da Pasquale (v. la voce in questo Dizionario) e da Elisa Mangoni e fu battezzato il giorno seguente nel battistero.
Frequentò le Scuole pie di S. Carlo, apprendendo da un modellatore attivo presso lo studio paterno i primi rudimenti del disegno. All’età di quattordici anni s’imbarcò su un veliero mercantile a Livorno, a bordo del quale fu in Inghilterra e Palestina, ma, ammalatosi, dovette lasciare la via del mare. Rientrato a Firenze, si formò presso il padre, realizzando nel 1871 la sua prima opera autonoma, la traduzione in marmo del calco dal vero della mano di Lorenzo Bartolini, che fu donata alla principessa Olga Orloff.
S’iscrisse nel 1876 all’Accademia di belle arti di Firenze, dove fu allievo di Augusto Rivalta ed Emilio Zocchi. Sospeso due volte per indisciplina, fu premiato nel 1877 con la medaglia d’argento e nel 1880 vinse il concorso annuale dell’Accademia con il bassorilievo Giacobbe e Rachele al pozzo. Nello stesso anno ottenne il pensionato nazionale per studiare a Roma con l’Indemoniato che si getta ai piedi di Cristo, con l’obbligo di eseguire una statua in gesso per l’Accademia, il Muzio Scevola ivi conservato (de Anna, 2016, pp. 14 s.). All’Esposizione nazionale di Torino del 1880 presentò il busto in gesso Ciociara e la statuetta Falconiere.
Tornato a Firenze, sposò nel 1881 Sofia Benini, dalla quale avrebbe avuto i figli Romano (1882) e Lorenzo (1885). Ottenuta dal padre la commissione dei busti dei principi Pavel ed Elena Demidov e dei loro figli (1882), modellati nella tenuta di Pratolino, realizzò il monumento funebre del principe per la chiesa di S. Nicola a Nijini Taghil, negli Urali (1885). Nel 1883 ottenne la sua prima commissione pubblica partecipando alla nuova decorazione della facciata di S. Maria del Fiore con la statua di Leone Magno per il portale centrale e con l’altorilievo di Pierluigi da Palestrina. L’anno seguente modellò in terracotta la testa di un ragazzo di borgo S. Frediano intitolata Me ne impipo (Firenze, studio Romanelli). Nel 1885 fu tra i fondatori della società sportiva Libertas, realizzando nel 1886 il busto retrospettivo del banchiere Domenico Balduino per la Borsa di Firenze. Il 28 dicembre 1886 fu eletto membro onorario dell’Accademia di belle arti di Firenze, per divenire due anni dopo accademico corrispondente e, il 13 marzo 1892, professore. Alla morte del padre, nel 1887, subentrò nella direzione dello studio di S. Frediano (mentre il fratello Romano continuò ad amministrare la galleria già affidatagli nel 1878) e portò a termine le opere lasciate incompiute.
Suo è il monumento funebre del padre nel cimitero delle Porte sante, per il quale avrebbe realizzato anche i busti di Giovanni Battista Morelli, della cappella Ploner, di Pietro Cipriani (1888), di Gustavo Spadaro (1898), dell’ottico Pietro Sbisà (1903), dell’albergatore Federico Zannetti (1905), di Dina Manetti (1906), Guglielmo Dolfi (1911), Isolina Barone De Cesaris e Giovacchino Campolmi (1914), le tombe Piccioli (1890), di Albertina Barazzuoli (1898), Guglielmo Errera (1901), Henrietta Labouchere (1910, in collaborazione con Augusto Rivalta), il bassorilievo in bronzo della Pesca miracolosa per la cappella Ambrosano (1893; il busto dell’avvocato Alfredo Ambrosano, del 1892, è nella Galleria d’arte moderna di Firenze), i medaglioni di Luigi Focardi (1894), del celebre Yorick (1895) e dell’architetto Riccardo Mazzanti (1909). Fra le sue opere cimiteriali si distinguono, inoltre, l’Angelo per la tomba de Senior nel cimitero ebraico di Coro in Venezuela (1887), il bassorilievo per la tomba Celli nel camposanto di Lucca, il busto di Domenico Ciapetti per Castelfiorentino (1891), i monumenti di Salvatore Guidi (1892), Piero Puccioni (1898) e il busto di Benedetto Domenici (1895) per il cimitero della Misericordia di porta Pinti a Firenze, il busto di Gaetano Leopardi (1893), le tombe Werncke (1894), Kundert (1899), Garner (1907), di Josephine Graham (1909), Charles Ruchat (1919), Lydia Giarré (1920) e Gilli (1921) per il cimitero degli Allori a Firenze, il busto di Antonio Bartali per il cimitero della Purificazione a Livorno (1897), il gruppo di Cristo e il cieco per la tomba Cencini a Bari (1899, replicato in bronzo per l’Esposizione internazionale di Saint Louis del 1904), le decorazioni scultoree della cappella Bastogi (Crocifissione e Virtù, 1894) e il busto di Benedetto Brin (1903) nel cimitero della Misericordia a Livorno, la tomba Del Buono a Portoferraio (1900), le tombe di Tito Marchesini (1900) e Scaffai (1917) e il busto di Rita Rinaldi (1903) al cimitero di Trespiano a Firenze, del notaio Giuseppe Malenotti (1902) a quello di Soffiano, sempre a Firenze (dove nel 1908 si aggiunse la tomba del fratello di Romanelli, Romano, e nel 1928 il Crocifisso per la propria), del chirurgo Francesco Colzi a Monsummano (1903), la tomba Marsili Libelli nel cimitero della Misericordia a Siena (1907), la tomba dell’attore Alberto Giovannini per il cimitero dell’Antella a Firenze (1917), il sepolcro Galassini per Torino (1924).
Nel 1889 fu eletto giudice per l’Italia nella sezione delle arti per l’Exposition universelle di Parigi, alla quale egli stesso partecipò con il gruppo in gesso del Genio della scultura (fuso in bronzo per la tomba del padre nel 1887) e con il marmo Giacobbe e Rachele. La sua fama internazionale si accrebbe negli anni Novanta con la realizzazione di commissioni monumentali, impegni che comportarono, dal 1894, l’affitto di un secondo atelier nel convento di S. Spirito, dove modellò il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi poi fuso in bronzo per Siena (piazza della Lizza, 1896; il bozzetto vincitore del concorso è del 1890).
Fra i suoi monumenti si ricordano quelli agli studenti caduti a Curtatone e Montanara (1893; Siena, Università degli studi), l’equestre al re Carlo Alberto di Savoia Carignano (fuso da Pietro Lippi a Pistoia e inaugurato nel 1900; Roma, giardino del Quirinale), il cenotafio di Donatello (1896, in collaborazione con l’architetto Domenico Guidotti; Firenze, chiesa di S. Lorenzo) e il busto di Benvenuto Cellini per il Ponte Vecchio (1900-01). Alcuni monumenti furono dedicati a grandi uomini del Risorgimento quali Giuseppe Montanelli (1892, già commissionato al padre Pasquale; Fucecchio, piazza Montanelli), Cosimo Ridolfi (1892-99; Firenze, piazza S. Spirito), Ubaldino Peruzzi (Firenze, piazza Indipendenza; la statuetta in cera di Peruzzi modellata nel 1890 è conservata nel Museo Firenze com’era) e Antonio Mordini (1905; Barga, antico bastione).
Nel 1898 partecipò con una Quadriga al concorso per il palazzo di Giustizia di Roma, nel 1908 a quello per l’esecuzione delle quadrighe da collocarsi sui propilei del Vittoriano, nel 1910 al concorso per il monumento a Garibaldi a Genova e nel 1917 a quello per il monumento a Pio X per S. Pietro. Il busto di Cornelia Connelly (più tardi Marina Borghese: sposatasi con il principe Borghese, italianizzò così il proprio nome e il busto è frequentemente indicato nelle fonti con tale denominazione), intitolato Iris Florentina (1900; Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea - GNAM, marmo; Venezia, Ca’ Pesaro, bronzo), attesta l’eleganza liberty della sua ritrattistica. Nel 1892 diresse il restauro del Ratto delle Sabine di Giambologna eseguito dal direttore dell’Opificio delle pietre dure Edoardo Marchionni, operazione che si sarebbe ripetuta nel 1907 per un’altra opera di Giambologna, l’Oceano, della quale più tardi avrebbe realizzato una copia in marmo da collocare al posto dell’originale al giardino di Boboli (1911) e quindi una riproduzione dell’intera fontana per il giardino della villa dei Rockefeller a nord di New York (1913). Nel suo soggiorno a Firenze del 1897 Rama V, re del Siam, acquistò tre sue opere in marmo di soggetto erotico, oggi conservate a Bangkok. Romanelli partecipò all’Esposizione universale di Parigi del 1900 con un gruppo di opere fra cui il busto di Giacomo Puccini e la statuetta-ritratto del romanziere Jean Aicard. Ritrasse quell’anno il senatore Ferdinando Martini e il pittore Edoardo Gelli. Nel 1901 si recò a San Pietroburgo per ammirare le opere di Antonio Canova e di Bartolini all’Ermitage, e poi a Mosca, dove gli furono commissionati i busti dei cantanti d’opera Nikolaj Nikolaevič Figner e Medea Mei e quello della ballerina Virginia Zucchi. Nel febbraio del 1905 la bocciatura della sua proposta di nominare accademico Domenico Trentacoste ne causò le dimissioni dall’Accademia di belle arti di Firenze, nel seno della quale rientrò nel dicembre del 1908. Lavorò molto anche per la Romania, divenendo lo scultore ufficiale della famiglia reale, effettuando numerosi soggiorni e realizzando una quarantina di opere.
Fra queste il monumento a Barbu Catargiu a Bucarest (1900), i busti di re Carol I, della regina Elisabeta, del pittore George Demetrescu Mirea e della moglie (1904; Bucarest, Museo nazionale d’arte rumena, dove sono conservati altri cinque busti firmati da Romanelli), del ministro Constantin Stoicescu (1904), dell’avvocato Mihail Kornea per il palazzo di Giustizia di Bucarest (1905), il monumento a Lasčar Catargiu o all’Unità dei Principati per Galati (1906, inaugurato nel 1928), un bronzetto equestre di re Carol e gruppi statuari colossali e fontane per i giardini del castello di Peleş nella riserva di caccia di Sinaia (1907-13), le sculture mitologiche per il cortile del castello di Pelişor, i monumenti a Mihail Kogălniceanu e Alexandru Ioan Cuza a Iaşi (1911-12), il monumento agli Eroi della sanità, al quale lavorò dalla fine della prima guerra mondiale (inaugurato solo nel 1932) e diversi monumenti funebri per il cimitero Şerban Vodă di Bucarest (tra questi la Dama con ombrellino, Katalina Boschott, del 1906, il busto del dottor Constantin I. Istrati e la tomba della famiglia Poroineanu).
Altre commissioni internazionali furono la statuetta-ritratto di George Flood France (1903; Oxford, Ashmolean Museum), il Cristo Redentore (nel monastero della Trinità di S. Sergio a Sergiev Posad in Russia), il busto di William Penn e il monumento di John Wister a Filadelfia (1903), il bel monumento liberty in memoria di Kate Reynolds Fiaschi per il Waverley Cemetery a Sydney (1913), opere di gusto decorativo quali Cleopatra (Saint Augustine, Florida, Lightner Museum), Cleopatra e Mercurio (1916; San Francisco, Golden Gate Park M.H. de Young Memorial Museum), un busto di Dante Alighieri per Detroit (1927; Belle Isle Park). La Fontana dell’angelo (1902), premiata nel 1904 a Saint Louis, fu replicata più tardi per il Botanical Garden di Kansas City (1928), città che ha dedicato all’artista un parco, chiamato Romanelli Gardens.
All’inizio del 1912 tornò a San Pietroburgo per partecipare al concorso per il monumento allo zar Alessandro II, ottenendo la vittoria su 142 concorrenti nell’estate del 1913. Il contratto fu firmato nel 1914, anno in cui lo scultore ritrasse lo zar Nicola II, ma la realizzazione del monumento sarebbe stata interrotta dalla rivoluzione d’Ottobre.
Il 26 gennaio 1915 fu eletto fra i democratici nel Consiglio comunale di Firenze. Ricoprì l’incarico fino al 1918 entrando nelle commissioni Lavori pubblici e illuminazione e Belle Arti e antichità. Tre giorni dopo la propria elezione fu a Roma per ritrarre in due statuette poi fuse in bronzo papa Benedetto XV, il quale posò per lui fra il 29 gennaio e il 1° febbraio. Presentò nello stesso anno alla Panama-Pacific international Exposition di San Francisco un gruppo di opere fra cui la statua della Cristianità che emerge dal paganesimo, venendo salutato negli Stati Uniti come il Rodin italiano. Dal 1919 al 1923 attese al colossale mausoleo di Verner Zevola Reed, in stile neogotico, per il Mount Olivet Cemetery di Denver, in Colorado, in collaborazione con diversi marmisti e con l’ornatista Giovanni Giovannetti. Eseguì nello stesso periodo la cappella Bortolla per il cimitero dell’Avana a Cuba e la tomba Ferrer per il Portorico. Avvicinatosi al nazionalismo e al fascismo, dopo l’impresa fiumana realizzò il Monumento al Balilla per Zara (1919). Il 6 luglio di quell’anno fu nominato all’unanimità accademico di merito corrispondente della classe di scultura all’Accademia di S. Luca. Sue ultime opere importanti furono la targa ai Caduti di Piombino (1922), la statuetta equestre di Francesco Ferrucci (1923; dispersa), la Fontana della rana e dell’airone per Montecatini Terme (1925), i monumenti ai Caduti di Greve (1924-28) e di Cetona (1924), il monumento al generale José de San Martín per Caracas (1926-28). Nel 1926 vinse il concorso per il monumento al generale Louis Botha a Città del Capo, in Sudafrica, poi realizzato dal figlio Romano.
Morì a Firenze il 3 aprile 1928.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio Libero Andreotti, Corrispondenza, 75/29-75/35, nn. 4088-4094; Studio Romanelli, Ricordi della zia Letizia, 1927, pp. 16-20; Roma, Accademia di S. Luca, Archivio storico, Miscellanea Tomassetti, anno 1919 (b. 10), fasc. II, 1919 Albo Accademico, cc. 102a-102p, prot. 8698; fasc. IX, 1919 Assemblea, cc. 275a-275b, prot. 8694; fasc. IX, 1919 Consiglio, cc. 277, prot. 8698-9bis, 277a, 277e, 277l, 285a; Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea - GNAM, Archivio bioiconografico, u.a. 19773, R. R.; Archivio storico, Fondo Adolfo De Carolis, Corrispondenza, lettera 561; Fondo Ugo Ojetti, Corrispondenti, u.a. 1630.
A. Bartlett, R. R. and his works, Florence 1925; A. Riccoboni, Roma nell’arte, Roma 1942, pp. 457 s., tav. 415; R. Romanelli, R. R., in Libero, 1993, n. 2, pp. 8 s.; G. Salvagnini, L’arte funeraria di R. R., ibid., 2001, n. 18, pp. 28-31; Scultori italiani in Romania, in Siamo di nuovo insieme, marzo-maggio 2013, nn. 41-42, pp. 18-21; P. de Anna, R. R. Il Cellini del Novecento, Firenze 2016 (con bibliografia).