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MATARAZZO, Raffaello

di Sergio Grmek Germani - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Matarazzo, Raffaello

Sergio Grmek Germani

Regista cinematografico, nato a Roma il 17 agosto 1909 e morto ivi il 17 maggio 1966. Realizzatore di film di genere in primo luogo basati sull'accettazione di precise scelte produttive, si specializzò dapprima in vivaci commedie e successivamente in melodrammi sentimentali, di cui negli anni Cinquanta diventò il principale esponente, sviluppando e insieme tradendo l'impronta del Neorealismo postbellico. Spinto dal desiderio di raggiungere la comunicazione con il pubblico e al contempo dalla paura di perderla, seppe tradurre questa sua fragilità psicologica in autentica allucinazione formale.

Esordì come critico cinematografico su "Il Tevere" e "L'Italia letteraria", inserendosi nel dibattito sulla rinascita del cinema italiano. Nel 1931, entrato alla Cines, collaborò come aiuto regista alla realizzazione di Figaro e la sua gran giornata di Mario Camerini. Dopo alcuni cortometraggi, esordì nella regia con una delle commedie più libere del cinema italiano di quegli anni, Treno popolare (1933), felice descrizione di luoghi e di caratteri: durante una gita aziendale i partecipanti intrecciano improbabili legami sentimentali prima di rientrare nella routine dell'ambiente di lavoro. L'insuccesso del film indusse il regista a orientarsi verso commedie di più sicuro effetto, benché spesso ricche di inventiva e, soprattutto, segnate da improvvise rotture melodrammatiche, con variazioni di carattere noir e surreale, come L'anonima Roylott (1936) e L'albergo degli assenti (1938), film, quest'ultimo, che appare oggi quasi come una folle metafora antitotalitaria. Ma si pensi anche a Giorno di nozze (1942) e a Il birichino di papà (1943), che con il loro ritmo scatenato, le invenzioni d'attore (Antonio Gandusio, Chiaretta Gelli, Armando Falconi) e le allusioni in chiave politico-economica, rivelano un uso assai personale dei meccanismi della commedia. Dopo un paio di film girati in Spagna, dove si era recato per allontanarsi dalla situazione creatasi in Italia nel 1943, e dopo il bizzarro ma poco riuscito La fumeria d'oppio ‒ Ritorna Za-la-Mort (1947), con Emilio Ghione Jr, M. diede inizio a una pluriennale collaborazione con la Titanus, da cui nacque la serie di film con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, sceneggiati da Aldo De Benedetti: Catene (1949), Tormento (1950), I figli di nessuno (1951), Chi è senza peccato… (1952). Snobbati dalla critica o recuperati come autentica espressione di cinema popolare, questi film sono prima di tutto dei grandi incubi, rappresentazioni estreme e senza scampo del conflitto tra la violenza della passione e il potere coercitivo delle convenzioni sociali. In questo filone melodrammatico s'iscrivono in vario modo, lungo tutti gli anni Cinquanta, Paolo e Francesca ‒ La storia di Francesca da Rimini (1950), Giuseppe Verdi (1953), La nave delle donne maledette (1953) e La risaia (1955) ‒ questi ultimi due girati nella splendida gamma di colori delle pellicole Ferrania o Gevacolor ‒, il dittico con Silvana Pampanini Vortice (1953) e Schiava del peccato (1954), il cupo Guai ai vinti! (Vae victis) del 1954, sulla violenza di cui sono vittime le donne a causa delle guerre, e ancora, per la serie Nazzari-Sanson della Titanus, Torna! (1954), Angelo bianco (1955), girato in un bianco e nero spinto all'essenzialità, L'intrusa (1955), con il solo Nazzari, L'ultima violenza (1957), con la sola Sanson, e Malinconico autunno (1958).

Cambiati i tempi e i gusti del pubblico, ormai orientati verso la commedia all'italiana, M. tornò, sia pure con diminuito vigore, alla sua ispirazione leggera con Cerasella (1959) e Adultero lui, adultera lei (1963). Fu invece ancora un melodramma ‒ dove però il personaggio femminile non sembra più fatalmente condannato a subire l'incoercibile potere della passione e le sue conseguenze ‒ il suo ultimo film, da lui stesso sceneggiato e prodotto, Amore mio (1964), cui purtroppo mancò un adeguato sostegno della distribuzione.

Bibliografia

T. Sanguineti, S. Grmek Germani et al., Raffaello Matarazzo. Materiali, 2 voll., Savona-Torino 1976; Neorealismo d'appendice: per un dibattito sul cinema popolare, il caso Matarazzo, a cura di A. Aprà, C. Carabba, Rimini-Firenze 1976; A. Prudenzi, Raffaello Matarazzo, Firenze 1991.

Vedi anche
Mario Mattòli Mattòli, Mario. - Regista italiano (Tolentino 1898 - Roma 1980); creatore della compagnia Za Bum, fu direttore di numerose compagnie teatrali. Nel cinema dal 1933, ha diretto: Tempo massimo (1934); Amo te sola (1935); Questi ragazzi (1936); Felicita Colombo (1937); Abbandono (1940); Ore 9, lezione di ... Camillo Mastrocìnque Mastrocìnque, Camillo. - Regista italiano (Roma 1901 - ivi 1969); fondatore nel 1930 a Parigi del Théâtre des marionettes italiennes, col quale compì una tournée europea, esordì nella regia cinematografica nel 1936 dirigendo, in collab. con G. Salvini, Regina della Scala. Eclettico e discontinuo, ha ... Amedeo Nazzari Nazzari ‹-ƷƷ-›, Amedeo. - Pseudonimo dell'attore italiano A. Buffa (Cagliari 1907 - Roma 1979); esordiente nella compagnia di G. Tumiati, poi con altri capocomici tra i quali T. Pavlova, dal 1935 fu attore cinematografico molto popolare: Cavalleria (1936), Luciano Serra pilota (1938), Montevergine (1939), ... Eduardo De Filippo Autore teatrale, attore e regista (Napoli 1900 - Roma 1984). Tra le figure più eminenti del teatro italiano del Novecento, per la sua abilità di autore e la sensibilità di interprete che faceva perno sulla sottile rarefazione dei mezzi espressivi e su una raffinata tecnica espressiva. Dapprima in parallelo ...
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Vocabolario
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