RAFFAELLO da Montelupo
Raffaele Sinibaldi detto R. da M., scultore e architetto, figlio di Baccio, nato circa il 1505, morì a Orvieto nel 1566. Si formò seguendo Baccio da Montelupo (v.), suo padre, famoso e valido maestro. Intorno al 1520 lavorò a Carrara, con Giovanni da Fiesole, ad alcune opere che andarono in Spagna (fra l'altro eseguì i Ss. Padri per la tomba del cardinale Ximenes in Alcalá de Henares). Dal 1521 al 1523 fu aiuto del padre nei lavori per la tomba Gigli di S. Michele in Lucca, di cui rimane solamente il suo grave e monumentale rilievo con la Vergine e il figlio. Nel 1524 si recò a Roma, come aiuto del Lorenzetto (collaborazione nella Madonna della tomba di Raffaello al Pantheon; nel S. Elia della cappella Chigi di S. Maria del Popolo; in alcuni restauri di statue antiche).
Partito da Roma dopo il sacco del 1527, che vivacemente descrisse in alcune memorie che si conservano nella Biblioteca Nazionale di Firenze, si rifugiò a Loreto nel 1530 rimanendovi fino al 1533. Vi scolpì alcuni rilievi marmorei per la S. Casa, su probabile disegno di Andrea Sansovino. Gli si ascrivono i larghi e ben composti riquadri della Visitazione (1530), dell'Adorazione dei Magi (1532), e della Morte di Maria (a questo collaborò anche il Tribolo).
Nel 1538 scolpì, su precisi disegni di Michelangelo, la statua di S. Damiano, nella Sagrestia nuova di S. Lorenzo di Firenze. È il suo capolavoro, tanta è l'ardita torsione del corpo accompagnata dal vibrante panneggio, l'immediatezza con cui il tormentato spirito si trasfonde nella materia. R. non raggiunse mai più questa altezza, anche se seguì, più tardi, altri disegni di Michelangelo (1542 segg.); ché anzi, la Madonna, il Profeta e la Sibilla che scolpì per la tomba di Giulio II in S. Pietro in Vincoli di Roma, sono fra le sue cose più povere, e lasciarono scontento Michelangelo.
A partire dal 1543 lavorò come architetto a Castel S. Angelo, compiendo, fra l'altro, decorazioni a stucco, varî camini, porte e finestre, e una statua dell'Arcangelo S. Michele già posta sul torrione centrale. Dal 1552 fino alla sua morte fu a Orvieto, come capomastro dell'Opera del duomo. Fra i varî lavori che vi compì - musaici e sculture per la facciata, statue per l'interno della chiesa (perdute), decorazione a stucco di alcune cappelle (distrutta nell'800), ricordiamo il grande rilievo dell'Adorazione dei Magi. Di R. sono ancora: la statua del pontefice nella tomba di Leone X nella chiesa della Minerva di Roma; la tavola funeraria di A. del Sarto della SS. Annunziata di Firenze; i progetti della chiesa di S. Maria in S. Lorenzo alle Vigne presso Orvieto; quelli, secondo il Vasari, di un palazzo in Bolsena; e varî disegni di scultura e di architettura, di schietto sapore michelangiolesco, agli Uffizî. Artista assai diseguale, R., accanto all'influsso di Michelangelo, subì, a volta a volta, quello del Sansovino; e non riuscì ad affermarsi con una decisa personalità.
Bibl.: R. Borghini, Il Riposo, Firenze 1870, pp. 120, 330, 332, 348, 390; G. Vasari, Le Vite, ed. Milanesi, IV, Firenze 1879, pp. 533, 551, 562; G. Gaye, Carteggio inedito di artisti, Firenze 1840, III, p. 581; L. Fumi, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Orvieto 1891, pp. 38, 83, 314, 316, 317, 353, 490, 491; A. Colasanti, Loreto (coll. Italia artistica, n. 54), Bergamo s. a., pp. 111, 114; M. Borgatti, Il mausoleo d'Adriano e il Castello Sant'Angelo in Roma, Roma 1929; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXV, Lipsia 1931.