BOTTICINI, Raffaello
Nacque a Firenze l'11 sett. 1477 dal pittore Francesco, nella cui bottega ricevette la sua formazione. Fu artista modesto, attivo per lo più in provincia e soprattutto ad Empoli e nel contado empolese, in quell'ambiente cioè nel quale anche il padre aveva lavorato negli ultimi suoi anni. Quasi dimenticata dalla critica, la personalità artistica del B. è stata recentemente riesumata e ricostruita dallo Zeri. Perduta la tavola del 1498 per la Confraternita del Corpus Domini di Poggibonsi, la fase giovanile del pittore è rappresentata da due pannelli, siglati e datati 1500, nel Museo di Empoli con S. Sebastiano e S. Gerolamo, che probabilmente fiancheggiavano una perduta Madonna col Bambino. I due pannelli, pur mostrando la derivazione del B. dai modi della fase tarda del padre, ne indicano anche la differenza di accento, puntando verso un classicismo di tono minore, fatto specialmente di ritmica grazia e governato da una ben composta e sempre precisa grafia, che caratterizza la sua maniera fino alle opere tarde; non mancano neppure riferimenti ad altri artisti come il Mainardi, suggerito dallo Zeri, oppure Iacopo del Sellaio, cui rimanda insistentemente il pannello col S. Girolamo, o Lorenzo di Credi. Verso quest'ultimo è soprattutto orientata, per l'accentuarsi del chiaroscuro (Zeri) e per il gusto di semplificazione formale, la tavola di Monaco con i Tre arcangeli, più legata peraltro ai modi paterni, anche a causa del soggetto più volte trattato da Francesco, e riferibile quindi a una fase giovanile, intorno al 1500. Nell'anno 1504 il B. fu incaricato di condurre a termine, entro quaranta giorni, la tavola iniziata dal padre tanti anni addietro (1484) per la Compagnia della veste bianca di Empoli: il tempo brevissimo concesso al pittore ed il fatto stesso che la tavola già dal 1491 si trovava collocata sull'altare della pieve empolese indicano che il lavoro rimasto da eseguire doveva essere limitato a qualche ritocco, così che esso assume scarsissimo peso nel contesto delle opere del B. (Poggi, pp. 262 ss.).
Nel 1508 venne eseguita la Pietà già agli Uffizi (distrutta nel 1944), che secondo il contratto di allogazione doveva rappresentare una Resurrezione;questa opera, commissionata dalla Compagnia della veste nera di Empoli e restituita al B. dal Milanesi (in Vasari, p. 248), presenta, nell'impianto del gruppo centrale, ricordi del Perugino (al quale infatti era un tempo attribuita), oltre a richiami a Ridolfo del Ghirlandaio e al Granacci specialmente, e perfino al tanto maggiore fra' Bartolomeo, di cui il B. traduce in un fare corsivo e semplificato il modo di condurre il panneggio. La Natività, acquistata dal Museo dell'Ermitage di Leningrado come opera di Raffaello Sanzio (equivoco probabilmente provocato dall'omonimia), è stata a ragione identificata dallo Zeri con la tavola dipinta nel 1512 per la chiesa di Castelfranco di Sotto, presso Empoli (Milanesi, in Vasari, p. 250); in essa è da ravvisare uno dei lavori di maggiore impegno del pittore, che vi si mostra interessato ai modi del Perugino (specie nella S. Barbara)e di Mariotto Albertinelli, ma con ricordi ancora ghirlandaieschi e dal padre Francesco, soprattutto nel tipo e nello schema della Vergine.
Intorno a queste opere, già acquisite al B. dalla critica precedente, lo Zeri ha raggruppato altri dipinti, costituenti un complesso estremamente omogeneo, ben adatto ad illustrare la posizione storica di questo modesto artefice. Le più importanti di esse sono: l'Annunciazione con due santi del Museo di Fucecchio (probabilmente identificabile con il quadro dipinto nel 1513 per la vicina chiesa di S. Maria) e la Madonna in trono con quattro santi nella chiesa di S. Martino a Lucardo (presso Certaldo) già attribuita a Ridolfo, verosimilmente riferibile ad un momento piuttosto avanzato dell'attività del pittore. Analoga in questi dipinti è l'intonazione sommessa, che riporta a quel clima di classicismo devoto e quasi domestico, che ebbe la sua fioritura a Firenze tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primi decenni del nuovo secolo; un modesto riflesso delle Madonne fiorentine del Sanzio è leggibile nella Vergine col Bambino e s. Giovannino della Gall. Naz. di Napoli (attribuita a Innocenzo da Imola), che con la tavola dello stesso soggetto già sul mercato antiquario di Roma (coll. Sangiorgi), si può ritenere frutto del momento finale del B.: esse sembrano "infatti aprire una fase nuova, e più moderna, nell'attività dell'artista (le cui notizie arrivano sino al 1520 circa), alla quale ulteriori ricerche potranno, forse, aggiungere qualche nuova notizia.
Fonti eBibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 421 s., si veda: G. Milanesi, in G. Vasari, Le vite..., IV, Firenze 1879, pp. 245-250; Id., Nuovi docum. per l'arte toscana, Firenze 1901, pp. 132 s., 160 s.; G. Poggi, Della tavola di Francesco ... Botticini per la Compagnia ..., in Riv. d'arte, III (1905), pp. 258-264; R. van Marle, The development of the Ital. schools of painting, XIII, The Hague 1931, pp. 424-427; F. Zeri, R. B., in Gazette des Beaux Arts, s. 6, LXXII (1968), pp. 159-170; Catal. del Museo di Fucecchio, Firenze 1969, p. 15.