BARALLI, Raffaello (Raffaele)
Nacque da Bernardino e Carlotta Petri il 24 giugno 1862 a Camigliano (Lucca). Ordinato sacerdote il 20 dic. 1884, svolse per qualche tempo il suo ministero alla SS. Annunziata in Lucca, dove un suo zio era rettore. Nel 1887 per i suoi profondi studi classici e filosofici, verso i quali aveva manifestato sin dai primi anni particolare attitudine e preferenza, fu incaricato di sostituire nell'insegnamento della filosofia presso il seminario arcivescovile il prof. Quilici, al quale successe definitivamente l'anno seguente. Fervente tomista e cultore di Orazio, il B. non rimase estraneo ai più importanti movimenti culturalí del suo tempo e cominciò a interessarsi anche allo studio della paleografia musicale (strettamente legata alla restaurazione del canto gregoriano), promosso e diffuso in quegli anni dai benedettini di Solesmes. Nel 1898 egli era entrato in possesso de Les mélodies grégoriennes (Tournai 1880) dell'abate J. Pothíer, opera fondamentale della scuola di Solesmes, e due anni più tardi, ormai interessato agli intenti della scuola di cui aveva compreso l'importanza storica e religiosa, chiedeva al priore A. Mocquereau tutti i volumi già editi della raccolta Paléographie musicale,pubblicazione magistrale dei più antichi manoscritti neumatici dallo stesso Mocquereau curata e diretta dal 1889. Destiamoci! (Lucca 1900) e Due parole sui melismi gregoriani (ibid. 1901) furono i primi scritti del B. intorno al canto gregoriano, illustrativi, il primo, del ritorno al gregoriano puro, e l'altro, del melisma gregoriano quale "espressione naturale ed artistica dei sentimenti umani". A questi, altri lavori seguirono, con i quali il B., schieratosi con i benedettini di Solesmes, sostenne una intensa lotta contro i fautori del canto liturgico eseguito nella maniera tradizionale, alquanto inesatta e corrotta. Nel 1902 fu invitato a collaborare alla Rassegna Gregoriana di Roma e il 27 dicembre dello stesso anno venne nominato professore di estetica e storia della musica e di canto gregoriano nell'Istituto musicale di Lucca. Il movimento gregoriano aveva nel frattempo conquistato il riconoscimento e l'approvazione della S. Sede, che con i motu proprio (22 nov. 1903) sulla musica sacra e sulla istituzione di una Commissione pontificia, presieduta dall'abate J. Pothier, per l'edizione vaticana dei libri liturgici gregoriani (24 apr. 1904) e, infine, con il breve papale (22 maggio 1904) a Paul Delatte, abate di Solesmes, ne assumeva ufficialmente la direzione. Il B., a cui era stato dato un posto preminente fra i membri consultori della Commissione pontificia, intensificò la sua attività tenendo in Toscana varie conferenze e dando inizio a importanti studi comparativi del canto gregoriano, frutto, forse, delle amichevoli sollecitazioni in proposito del Mocquereau. Nell'aprile del 1904 partecipò al congresso svoltosi a Roma in occasione del 13° centenario della morte di s. Gregorio Magno. Assente, invece, al convegno della Commissione pontificia per l'edizione vaticana tenuto nel settembre dello stesso anno ad Appuldurcombe (in Inghilterra, sede provvisoria della comunità benedettina di Solesmes), venne informato il 25 marzo 1905 dal Mocquereau dei contrasti sorti in seno alla Commissione, che minacciavano di compromettere l'auspicata edizione.
Il dissidio, sorto per alcuni cambiamenti che si volevano apportare al Kyriale proposto dai benedettini alla Commissione pontificia e da questa già accettato, delineava in realtà le due opposte correnti, cui facevano capo dom Pothier e dom Mocquereau, venute a formarsi nel seno stesso della Commissione e caratterizzate l'una dal prevalere, nella restaurazione del canto gregoriano, della "tradizione vivente" e del "sentimento estetico", l'altra della "verità oggettiva" del testo musicale da restituire nella sua integrità. La conclusione di questa lotta, cui parteciparono alte personalità ecclesiastiche e musicali, si ebbe soltanto nel 1913 con lo scioglimento della Commissione pontificia e il ritorno del Pothier alla sua comunità e con il prevalere della versione di Solesmes, quasi universalmente adottata, per l'edizione definitiva dei libri liturgici gregoriani.
Il B. aderì prontamente ai criteri direttivi del Mocquereau e dei suoi seguaci, desiderosi di fornire una versione delle melodie gregoriane per quanto possibile integra, secondo l'esame critico-comparativo dei più antichi e migliori manoscritti gregoriani dei sec. IX e X, escludendo tutto ciò che di corrotto e di erroneo, anche se "artistico", attraverso i secoli avesse offuscato o alterato la primitiva originalità. Nel 1905 un soggiorno di quattro mesi (luglio-ottobre) ad Appuldurcombe diede la possibilità al B. di approfondire direttamente queste idee e di scrivere, riguardo alla scuola di Solesmes nel suo insieme di opere, persone e metodi, un interessante e importante articolo, The Atelier of Solesmes at Appuldurcombe House, Isle of Wight, England,apparso nei numeri 3 e 4 del 1906 della rivista americana Church Music,e una Memoria (5 ott. 1905), che egli aveva in animo di inviare al pontefice, ma che ragioni prudenziali impedirono forse di presentare. Attiva e di esito definitivo fu pure la sua partecipazione all'altro problema, che i benedettini di Solesmes tentavano di risolvere, riguardante la natura del ritmo gregoriano, il cosidetto "mensuralismo", la cui interpretazione era già stata oggetto di studio e di controversie.
Lunghi e profondissimi furono gli studi e gli scritti (pubbl. nella Rassegna gregoriana dal 1905 al 1913: fondamentale quello delle Osservazioni sul mensuralismo nel canto gregoriano)che il B. intraprese con perizia del tutto particolare, forte anche della sua cultura classica, contro il gesuita A. Dechevrens, direttore della rivista svizzera Voixde Saint Gall,e i suoi seguaci diffusori dell'errata teoria sul mensuralismo. Essi ritenevano che le variazioni ritmiche del canto gregoriano fossero basate su rigorose misure proporzionali (negando così al gregoriano il suo procedimento libero, oratorio), e si valevano per questo delle lettere e dei segni romaniani dei manoscritti sangallesi. Il B. confutò energicamente questa tesi dimostrandone gli errori e le contraddizioni con le stesse armi delle lettere e dei segni romaniani, adoperate dagli avversari. A lui si deve anche la felice risoluzione di un'altra polemica con P. J. Wagner, professore all'università di Friburgo, intorno alla notazione metense. Con gli articoli "Nimium ne crede colori" a proposito di varianti in mss. sangallesi e metensi e Non possumus aliquid contra veritatem sed pro veritate. Risposta al prof. Wagner (apparsi nella Rassegna gregoriana,XII[1913], nn. 4-6, c0ll. 323-346, e ibid. XII[1914], n. 2, coll. 97-116), egli dimostrò la sua scoperta della disgregazione dei neumi, una conquista che gli permetteva la lettura dei manoscritti in notazione metense a lui completamente dovuta.
Chiamato nel 1910 dal gesuita Angelo De Santi a collaborare alla fondazione della desiderata Scuola superiore di Musica Sacra di Roma (dal 1922 Pontificio Istituto Superiore di Musica Sacra), vi fu nominato nel 1911 professore di paleografia gregoriana, e nella stesura e nello svolgimento del programma di tale materia mostrò doti di alto valore formativo. Fra i suoi lavori più importanti di quegli anni così fecondi rìcordiamo, inoltre, la traduzione iniziata verso il 1907 del volume introduttivo dei Monumenti Vaticani di Paleografia Musicale Latina di H. Mariott Bannister (Lipsia 1913), che ottenne gli elogi e i ringraziamenti dello stesso autore e del cardinale F. Ehrle, i tre volumi rimasti inediti del Catalogo delle opere musicali della Biblioteca Governativa di Lucca e i sedici volumi, sempre inediti, della Paleographia Musicalis, scritti dal 1904 al 1919, tutti conservati nella Bibl. Capitolare di Lucca. In collaborazione con L. Torri pubblicò IlTrattato di Prosdocimo di Beldomandi contro il "Lucidario" di Marchetto da Padova (Torino 1913).
Sebbene la maggior parte delle sue opere sia rimasta inedita, molti saggi e articoli del B. apparvero nelle riviste liturgiche e musicali, e soltanto le vicende belliche del 1914 troncarono la pubblicazione della Rassegna gregoriana, che era un po' la sua rivista. Socio dal 2 luglio 1900 dell'Accademia lucchese di scienze lettere ed arti, alla quale aveva dedicato uno dei suoi primissimi scritti gregoriani, Di una proprietà ritmica del canto liturgico (v. Atti dell'Accademia suddetta, XXXII [1903], pp. 303-335) e archivista della stessa dal 27 apr. 1910, il B. fu in corrispondenza con i più illustri studiosi stranieri di paleografia musicale, fra i quali ebbe particolarmente cari il Mocquereau e padre Paul Cagin. Lucca gli fu debitrice della conoscenza e della diffusione del canto liturgico (per le quali il B. si valeva anche della sua autorità di primo canonico della metropolitana, poi di arcidiacono della medesima dal 25 giugno 1918), come gli furono debitori i seminari di Pisa e di Livorno, nei quali il B. insegnò storia musicale e teoria gregoriana. Mentre attendeva all'importantissima edizione critica dell'Ordo Officiorum Ecclesiae S. MartiniLucensis (trascrizione e annotazione del cod. 608 della Bibl. Capitolare di Lucca, opera inedita), il B. morì a Lucca il 12 ag. 1924, compianto e celebrato dalla sua città e dagli ambienti musicali europei.
Bibl.: In memoria di Mons. Can.co Arcidiacono prof. R. B.,Lucca 1924 (opuscolo commemorativo); M. Giusti, L'Ordo officiorum della Cattedrale di Lucca,in Miscellanea Giovanni Mercati,II, Città del Vaticano 1946, p. 525 nota 9; L. Nanni, Mons. R. B. e la restaurazione del canto gregoriano,in Atti Acc. lucchese di scienze lettere ed arti, n. s. VII (1954), pp. 139-164; E. Moneta-Caglio, Dom A. Mocqerau e la restaur. del canto gregoriano, in Musica sacra, s. 2, VII (1962), mm. 3, 4-5, passim, VIII (1963), pp. 2-3 passim; C. Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, I, p. 109, e Supplemento, p. 58; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Diz. dei musicisti,Roma 1928, p. 47; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti,Milano 1959, p. 101.