MASI, Raffaele.
– Nacque ad Atripalda, presso Avellino, il 10 ott. 1817 da Giuseppe e da Angela Rosa Ronga. Il padre era chirurgo e apparteneva a una famiglia di idee liberali; dal matrimonio ebbe un altro figlio, Vincenzo, che fu un apprezzato poeta.
Al termine degli studi, brillantemente compiuti nel seminario vescovile di Avellino, il M. fu ordinato prete e nominato, ancora giovanissimo, insegnante di belle lettere e filosofia nello stesso seminario. Subito dopo ottenne la nomina a canonico della cattedrale. Valente oratore, si fece apprezzare per gli elogi e le commemorazioni che poi diede alle stampe.
Nel 1836 uscì ad Avellino un opuscolo di versi In morte di Maria Cristina di Savoia, nel 1838 un discorso Nella solenne professione delle suore Maria Caterina e Maria Paola Urciuoli (ibid.), nel 1846 una Orazione in morte di Gregorio XVI pronunziata nel duomo di Avellino (ibid.) e, nel 1847, un Discorso indirizzato agli alunni del seminario di Mazara (Mazara).
Il M. si applicava intanto a opere di più ampio respiro: è del 1841 la prima edizione del Trattato estetico e pratico di eloquenza (I-II, Avellino), sua opera principale, che ebbe altre due edizioni: quella del 1851, con il titolo Trattato di eloquenza e poesia (Napoli), e una terza intitolata Ragione dell’arte, e particolarmente della eloquenza e della poesia (ibid. 1857). Ne sarebbe derivato anche il trattato Dell’elocuzione (ibid. 1861).
Il lavoro si presenta diviso in due parti, dedicate rispettivamente all’estetica e alla critica. Nella prima, che fu completamente rifatta nell’edizione del 1851, si tratta delle teorie fondamentali del bello in generale e in rapporto alle arti, in particolare all’eloquenza e alla poesia. Nella seconda, oltre a una storia dell’eloquenza e della poesia dall’antichità al XIX secolo, vengono prese in considerazione le tecniche per esercitare tali arti. L’opera, che si presenta come un misto di storia della letteratura e un trattato di estetica a uso delle scuole, è diretta a un pubblico di alunni che già possiedono i primi rudimenti delle lettere e hanno bisogno di immergersi nella riflessione teorica prima di passare alla pratica diretta del parlare e scrivere. Il M. insiste sull’importanza della lingua nazionale, perché egli pensa che un popolo che perde la propria lingua finisce pure per perdere la propria autonomia.
Nel 1845 il M. pubblicò ad Avellino la Narrazione de’ lavori fatti nella cattedrale di Avellino e suo solenne riaprimento. In quello stesso anno si trasferì a Napoli, dove aprì una scuola privata e strinse amicizia con intellettuali e patrioti, fra i quali Basilio Puoti. Nel M. la passione per l’educazione e quella per il patriottismo sono tutt’uno e si integrano a vicenda. In un discorso Della costituzione napoletana, pronunciato a scuola il 13 febbr. 1848 e dato alle stampe in quello stesso anno (Napoli), esaltò la concessione della costituzione come conquista della dignità civile, che, una volta raggiunta, non può più essere tolta al cittadino. Vi si avvertiva l’influenza del pensiero di V. Gioberti, oggetto di attento anche se non approfondito studio da parte del M. che, nel maggio del 1848, fu eletto deputato al Parlamento napoletano per il collegio di Avellino, e fu confermato nelle elezioni politiche di giugno. Presente alle riunioni preparatorie in casa Lanza, fu prescelto, con altri tre deputati, per recare al presidente del Consiglio dei ministri C. Troya il voto dell’assemblea sulla modifica da apportare alla formula del giuramento che il re avrebbe dovuto prestare.
Quando con il decreto di scioglimento delle Camere ebbe inizio la stretta repressiva, fu stroncata la libertà di stampa, fu istituito un Consiglio generale per l’istruzione pubblica e furono revocate le autorizzazioni alle scuole private con la possibilità di fruire solo di permessi quadrimestrali, il M., grazie alla sua fama di moderato, ne ottenne uno per l’insegnamento dell’eloquenza a Napoli. Alla sua scadenza, avendo il re ordinato nuove indagini sugli istituti privati, il presidente del Consiglio generale di istruzione pubblica, F.S. Apuzzo, dichiarò nel suo rapporto di avere avuto buone informazioni sul M. relativamente al periodo di permanenza ad Avellino, ma ricordò anche che egli aveva abbandonato la sua residenza di canonico ed era stato eletto due volte deputato. Questa relazione costò al M. il rinnovo del permesso, decisione che fu confermata nel 1853. Pertanto, il M. fu costretto a trascorrere quegli anni in gravi ristrettezze economiche, con a carico il mantenimento della madre, senza poter insegnare e senza alcun beneficio ecclesiastico. Nel luglio del 1856 chiese al re un posto di bibliotecario al ministero dell’Interno oppure un beneficio ecclesiastico di regia nomina, dichiarandosi disposto a rinunciare definitivamente all’insegnamento privato e anche a trasferirsi in località del Regno lontane da Napoli. Ottenne soltanto, nell’agosto 1856, la promessa che sarebbe stato tenuto presente per eventuali nomine nell’Istruzione pubblica.
Risale a questi anni la compilazione della sua Storia del Reame di Napoli, completata dopo l’unificazione e rimasta ancora oggi inedita. Il M. collaborò anche a vari periodici letterari, e il 9 nov. 1858 lesse la Prolusione agli studii dell’arcivescovile seminario di Salerno (Salerno 1858).
Il 20 ag. 1860, abolito il Consiglio dell’istruzione pubblica, fu chiamato a far parte della Commissione per la riforma dell’istruzione del Regno delle Due Sicilie, di cui era segretario Francesco De Sanctis. Pochi giorni dopo entrava in Napoli G. Garibaldi: il M. fu chiamato a dirigere il convitto nazionale di Napoli intitolato a Vittorio Emanuele II e dette alle stampe i Discorsi recitati alla presenza di s.a.r. il principe Eugenio di Savoia Carignano nella inaugurazione del liceo ginnasiale Vittorio Emanuele… (s.l. né d. [ma 1861]), annesso al convitto nazionale.
Al 1861 risale anche l’introduzione, con ampie notizie biografiche, alla nuova edizione degli Opuscoli di Domenico Capitelli, che nel 1848 era stato anch’egli deputato al Parlamento e aveva avuto con il M. un rapporto di amicizia.
Nell’autunno del 1861 si trasferì a Milano in seguito alla nomina a preside del liceo C. Beccaria cui diede una impronta educativa di tipo liberale. Tramite un collega il M. conobbe e divenne amico di Alessandro Manzoni, che nutriva verso i liberali napoletani una sincera stima; su questi incontri e sulle conversazioni che li animarono (la prima riguardò il Mezzogiorno) il M. lasciò alcuni appunti poi ritrovati e pubblicati postumi da G. Capitelli.
Nel 1865 il M. diede alle stampe a Milano Del bello: breve trattato ad uso de’ giovani. Si trattava di un estratto dalla sua opera maggiore, opportunamente riveduta. Quello stesso anno fu pubblicato anche il suo Discorso nella solennità scolastica del dì 14 maggio 1865. Fu durante il periodo milanese che il M. ricevette la nomina a professore onorario dell’Università di Napoli. Nel gennaio 1867, designato al posto di provveditore centrale agli studi secondari presso il ministero della Pubblica Istruzione e accompagnato da una commendatizia di Manzoni per il genero G.B. Giorgini, lasciò Milano per Firenze, allora capitale; tuttavia per anni continuò la corrispondenza con lo scrittore e con i suoi figli. Divenuta capitale Roma, vi si trasferì. Uno dei suoi ultimi scritti fu un articolo su L’insegnamento nei licei e ne’ ginnasii italiani, pubblicato nella Nuova Antologia (aprile 1875, pp. 895-920).
Aveva già progettato di ritirarsi ad Atripalda quando, nel 1876, fu incaricato di ispezionare i più importanti seminari italiani, con una missione che doveva toccare Genova, Torino, Milano, Padova e Venezia. Giunto a Milano, fu colto da malattia.
Il M. morì a Milano il 17 febbr. 1876 e, due giorni dopo, fu sepolto nel cimitero Monumentale.
Fonti e Bibl.: Necr., in L’Illustrazione italiana, III (1876), 1° sem., pp. 283, 315 e Parole in onore del compianto commendatore sacerdote R. M., Milano 1876; Atripalda, Arch. stor. comunale, Stato civile, Atti di nascita, 1817; Avellino, Biblioteca provinciale, Fondo Masi, 4: Scritti editi e inediti di Raffaele Masi (il Fondo è catalogato in Avellino e l’Irpinia tra ’800 e ’900. Linee di ricerca per una storia sociale, Avellino 1985, pp. 571-573); Carteggi di V. Imbriani. Gli hegeliani di Napoli ed altri corrispondenti letterati ed artisti, a cura di N. Coppola, Roma 1964, pp. 44, 435, 437; B. Puoti, Lettere a R. M.: 1841-1846, Napoli 1983; L. Settembrini, Lettere ad Adelaide Capace Minutolo e a R. M., Napoli 1990; G. Capitelli, Studii biografici, a cura di A. Messina, Napoli 1881, pp. 47-74; Id., Excelsior. Prose, Lanciano 1893, pp. 141-170; A.M. Jannacchini, Topografia stor. dell’Irpinia, IV, Avellino 1894, pp. 288-290; A. D’Amato, R. Masi. Un filosofo giobertiano, ardente patriotta ed educatore, Sant’Angelo dei Lombardi 1919; G. Paladino, Il quindici maggio del 1848 in Napoli, Milano 1920, p. 512; A. D’Amato, Alessandro Manzoni e R. M., Benevento 1928; S. Pescatori, R. M. e A. Manzoni. Lettere autografe del Manzoni e dei figliuoli: una storia inedita del Reame di Napoli, Avellino 1934; B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, Bari 1954, III, pp. 324-326; A. Zazo, R. M. nella reazione borbonica del 1849, in Samnium, XXVIII (1955), 3-4, pp. 172-177; R. De Cesare, La fine di un Regno, Milano 1969, pp. 139, 355; G.P. Bognetti, Manzoni giovane, Napoli 1972, pp. 66, 182; L. Cassese, Spunti di storia di Atripalda, a cura di P. Laveglia, Atripalda 1974, pp. 16-18.