LIBERATORE, Raffaele
Nacque a Lanciano, in Abruzzo, il 22 ott. 1787 da Pasquale Maria e da Caterina Bocache (Lanciano, Arch. della parrocchia di S. Lucia, Liber baptizatorum ab anno 1777 usque ad annum 1789 inclusive, VIII, c. 284). Ricevette la prima istruzione dallo zio paterno Gaudenzio, canonico della cattedrale di Lanciano.
A Chieti, dove il padre era stato trasferito nel 1798 come magistrato, ricevette lezioni di matematica da P. Borrelli; successivamente seguì il corso di filosofia nel collegio delle Scuole pie sotto E. Taddei e P. Aquila, per poi approfondire gli studi letterari. Tornato a Lanciano ebbe come istitutore G. Berardini che, insieme con le scienze matematiche e filosofiche, volle fargli approfondire la letteratura, classica e moderna.
Si trasferì quindi a Napoli per studiare discipline giuridiche sotto la guida di N. Valletta; quando il padre, nel 1806, lo incaricò di presentare una sua opera sulla provincia di Chieti a M. Mastrilli, marchese (poi duca) del Gallo, ministro degli Affari esteri del Regno di Napoli, questi, impressionato dalla sua cultura, lo chiamò nel proprio ministero in qualità di "apprendente". Nel dicembre 1809, fu nominato segretario della missione diplomatica inviata a Lucca e in vari Stati d'Europa, con il compito di riferire (in francese) direttamente a Gallo, sulle condizioni socio-politiche dei Paesi che andava visitando. Tornato a Napoli, percorse una rapida carriera: primo ufficiale di gabinetto (luglio 1811); capo divisione (novembre 1813), insignito di medaglia d'onore (dicembre 1814); cavaliere dell'Ordine delle Due Sicilie (marzo 1815). La carriera proseguì anche dopo il ritorno dei Borbone: nel settembre 1817 fu promosso ufficiale di carico e, il 21 dic. 1820, ufficiale di ripartimento. Intanto, nel 1819, si era sposato con Elisa Zire, conosciuta nel collegio dei Miracoli, ove studiava sua sorella.
Dopo lo scoppio dei moti del 1820 il L. fondò a Napoli, con il giurista G. Ferrigni e lo storico C. Troya, la rivista LaMinerva napolitana. Tra l'altro, il periodico - tra i più reputati per autorevolezza e livello culturale - dette espressione a originali idee su una futura confederazione degli Stati italiani (III, 1821, p. 39), precorritrice per alcuni aspetti del pensiero di G. Mazzini e di V. Gioberti (Lo Parco, pp. 81 s.). Così, anche se il L. evitò coinvolgimenti politici impegnativi e diretti, alla caduta del governo costituzionale nel 1821 fu escluso dai pubblici uffici. Trovò un impiego temporaneo presso la ditta Mayer, appaltatrice dell'esercito, per poi iniziare un'attività di correttore di bozze e scrittore. Nel 1823 dette alle stampe delle Curiosità scientifiche e letterarie e Casi rari in medicina (De Angelis, p. 16; Rocco, p. 6; Lo Parco, p. 87). Subì tuttavia una condanna all'esilio, per cui nel gennaio 1825, con la moglie e la primogenita Lina, si rifugiò a Roma; a malincuore, per motivi economici, dovette vendere la sua vasta biblioteca a un M. Dupont, ma con affetto filiale lasciò al padre Pasquale, anch'egli in angustie con il governo borbonico, l'uso gratuito di una casa acquistata in precedenza; inoltre, nel periodo romano, pagò gli studi al fratello Emmanuele, facendolo poi entrare tra i benedettini. Durante l'esilio il L., per provvedere al mantenimento della famiglia, si adoperò come traduttore dal francese, correttore di bozze e pedagogo in famiglie nobili; si recò anche a Firenze, dove riuscì a procurare al marchese B. Puoti, suo amico, le traduzioni da Sallustio di Bartolomeo da San Concordio. Rimase in esilio fino all'ottobre del 1828, allorché fu graziato da Francesco I dopo reiterate suppliche del padre e della suocera; riconoscente, dedicò al sovrano il Viaggio pittorico nel Regno delle Due Sicilie (Napoli 1829), stampato dagli editori D. Cuciniello e L. Bianchi e corredato da tavole di molti vedutisti della scuola napoletana nonché dai testi del Liberatore.
Non venne, tuttavia, reintegrato nei pubblici uffici; così si dedicò al giornalismo, collaborando a riviste (Poliorama pittoresco; Settimanale; Omnibus; Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti; Rivista napolitana; Lucifero; Viaggiatore; Giornale abruzzese) e strenne (Iride; Farfalla; La Sirena; Margellina). Contribuì con iscrizioni all'edizione delle Solenni esequie di Luigi de' Medici di Toscana, curata da G. de' Medici, duca di Miranda (Napoli 1830, pp. 61-79). Redasse descrizioni di alcune opere d'arte conservate nel R. Museo Borbonico e collaborò, con una copiosa serie di articoli su vari argomenti (economia del Regno, divulgazione scientifica, arte), agli Annali civili del Regno delle Due Sicilie, fondati dall'ex maestro - e giornalista di tutte le stagioni - Taddei, e alla cui morte, avvenuta a Napoli nel 1839, successe nel ruolo di direttore. In uno stile misurato e parcamente elogiativo, apprezzabile ancora oggi, il L. a partire dal 1833 compose epigrafi ed elogi funebri di influenti personaggi della società napoletana dell'epoca, quali L. Granito Ricciardi, M. Delfico, V. Nunziante, N. Zingarelli, N. Cacciatore, F. Carelli, F.S. Della Valle e lo stesso Taddei. Ma, soprattutto, ideò e diresse il vasto Vocabolario universale italiano, poi noto come Tramater, dal nome della società tipografica napoletana che lo pubblicò dal 1829. Fu socio della R. Accademia Ercolanese, dell'Accademia di belle arti, del R. Istituto d'incoraggiamento, dell'Accademia Pontaniana.
La sera del 10 giugno 1843, a Napoli, nei pressi del teatro S. Carlo, il L. fu colpito da un ictus fulmineo; trasportato prontamente nella propria abitazione, vi morì all'alba dell'indomani, tra le cure della moglie e delle tre figlie, Lina, Orintia e Ortensia. Le esequie furono celebrate il 12 giugno 1843 nella chiesa della Scala Santa. Fu sepolto nel cimitero di Poggioreale.
Tra le attività giornalistico-editoriali del L. spicca, per mole e rilevanza storico-culturale dell'impresa, il citato Vocabolario universale italiano, pubblicato dal 1829 al 1840 in sette volumi presso la Società tipografica Tramater di Napoli. Nella realizzazione dell'opera, durante la quale egli, tra l'altro, affiancò il padre Pasquale nella redazione di un Dizionario legale (Napoli 1835), il L. fu coadiuvato da diversi collaboratori, tra cui (fino al 1829) E. Rocco e, a partire dal 1830, P. Borrelli, che curò la parte etimologica secondo i criteri esposti nella dissertazione Intorno ai principii dell'arte etimologica, premessa al secondo volume (pp. V-LXVI). Particolari attenzioni furono dedicate alla sinonimia, affidata all'abate S. Gatti (che tenne conto tra l'altro dei precedenti lessici sinonimici di G. Grassi, G. Romani, C.C. Rabbi e, negli ultimi volumi, del recente Dizionario dei sinonimi di N. Tommaseo, 1830), all'ortografia (tenendo presente l'opera di I. Facciolati, nella ristampa con aggiunte curata da P. Costa, 1797) e, con un'importante innovazione rispetto alla tradizione lessicografica italiana, alla divisione in sillabe dei lemmi e alle indicazioni relative alla loro pronunzia. Di ciascuna voce, inoltre, si indicarono la categoria grammaticale e le irregolarità morfosintattiche.
Tuttavia l'originalità e il valore del Tramater, più che in queste innovazioni e nell'accuratezza redazionale, stanno nella larghezza dei criteri cui è ispirato (esposti nell'ampia Prefazione anonima al vol. I, pp. V-XVII, da attribuire allo stesso L.) e nel conseguente trattamento lessicografico di molti aspetti dell'italiano antico e contemporaneo. La principale ambizione dei compilatori dell'opera, infatti, è quella, dichiarata sin dal titolo (in cui è un preciso riferimento al precedente più prossimo, il Dizionario universale critico-enciclopedico della lingua italiana, 1797-1805, di F. Alberti di Villanuova), di dare all'Italia uno strumento lessicografico che "sostenesse il paragone" (p. VI) con i dizionari delle accademie francese e spagnola e con quello inglese di S. Johnson. Un vocabolario-enciclopedia, cioè, che attraverso larghi spogli non solo di precedenti compilazioni lessicografiche, ma anche di testi e repertori dei diversi ambiti disciplinari registrasse e descrivesse tanto la lingua letteraria e comune quanto quella delle arti e delle scienze, nella convinzione che accanto ai vocaboli del lessico usuale ("che formano il corpo e come il succo e il sangue del comune linguaggio") sono elementi essenziali del patrimonio linguistico di una nazione anche i termini "delle scienze, delle arti, de' mestieri, e van comprese nella impropria denominazione di tecniche: infinito numero […], che per l'incremento incessante dell'umana civiltà, non ha limiti" nella sua "moltiplicazione" (p. VII).
E, proprio come un'enciclopedia, il lemmario del Tramater include anche i nomi propri (geografici, astronomici, mitologici ecc.) e accoglie con larghezza termini delle più diverse discipline tecnico-scientifiche, in particolare della botanica, zoologia, chimica e medicina, spiegati con tale minuziosità che a tratti "il lettore ha l'impressione di consultare non un dizionario generale, ma scritti specialistici" (Marello, 1996, p. XV). Nel complesso, però, i lemmi scientifici risultano poco armoniosamente distribuiti nel corpo dell'opera, spesso sono mal raccordati tra loro e per lo più vengono spiegati con definizioni riprese di peso dalla vasta (e spesso criticamente poco dominata) congerie di opere e repertori italiani e stranieri (non sempre recenti) usati come fonte. Nonostante tali incertezze e squilibri, il Tramater resta una testimonianza di grande ricchezza ed estremo interesse per studiare la "fiumana di neologismi" (Migliorini, 1951, p. 100), specialmente tecnico-scientifici, entrati in italiano nel corso del Settecento. Questi, infatti, risultano facilmente individuabili nel corso dell'opera perché sono contrassegnati da sigle poste alla fine della voce, le quali, indicando l'opera da cui proviene il lemma, lo distinguono dai lessemi della lingua letteraria tradizionale (privi di indicazioni di fonte). Nella descrizione della lingua letteraria, però, i compilatori del Tramater, che pure si presentava come undicesima ristampa del Vocabolario degli Accademici della Crusca (la cui "quarta impressione", 1729-38, fu effettivamente una delle principali componenti del suo lemmario), finivano per accentuare l'impostazione puristica del modello, non esitando a inserire nel già vasto lemmario della Crusca gli arcaismi introdotti da A. Cesari nella ristampa veronese di tale dizionario da lui curata (1806-11). D'altra parte, in linea con il carattere "universale" dell'opera, facevano contemporaneamente spazio a gran parte dei forestierismi e dei neologismi di ambito giuridico-amministrativo segnalati con riprovazione in repertori quali quello di G. Bernardoni (1812) o di G. Gherardini (1812), mostrando così se non aperta opposizione almeno effettiva insofferenza verso i limiti imposti dal purismo (in particolare nella versione napoletana di B. Puoti e della sua scuola, con i quali polemizzò il già ricordato E. Rocco). Tali oscillazioni, ovviamente, vanno ricondotte alla mentalità o atteggiamento di fondo dei compilatori, i quali, da "semplici raccoglitori" (Prefazione, p. VI), agivano liberi da ogni prescrittivismo o schematismo linguistico, ma anche dal necessario riferimento a uno stabile e certo criterio di cernita lessicografica. Peraltro, tale libertà, se si tradusse spesso in un'inedita e fruttuosa attenzione verso aspetti e fenomeni della lingua comune (perlopiù ignorati dalla tradizione grammaticale e lessicografica precedente), riuscì "quasi fatale" ai compilatori, "sopraffatti come sembrano da una sorta di spoglio meccanico dei materiali" (Sessa, p. 183).
Pur con tali limiti, è indubbio che il Tramater, per il respiro di vasta portata e l'attenzione (sia pure poco scaltrita criticamente e talora farraginosa) dedicata a diversi aspetti dell'italiano antico e soprattutto moderno, è l'opera lessicografica italiana più vasta, originale e ricca prima del Dizionario della lingua italiana di N. Tommaseo (1861-79), e tale importanza fu chiaramente avvertita sin dall'Ottocento. Infatti, oltre a un Supplemento (Napoli 1856) curato da E. Rocco, ne furono pubblicate altre due edizioni, entrambe in otto volumi e con il titolo di Vocabolario universale della lingua italiana: la seconda fu stampata a Mantova (1845-56) a cura di B. Bellini (in seguito collaboratore del Tommaseo nella redazione del suo dizionario), con numerose aggiunte in gran parte ricavate da vocabolari nel frattempo venuti alla luce; la terza, con aggiunte ulteriori, apparve a Milano nel 1878 a cura di L. Scarabelli.
Fonti e Bibl.: A. De Angelis, Elogio di R. L., Napoli 1843; E. Rocco, Notizie biografiche di R. L., in R. Mastriani, Diz. geografico-storico civile del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1843, pp. 3-12; I. Tranchini, in Diz. biografico universale, III, Firenze 1845, pp. 678 s.; P.Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, II, Genève 1859, pp. 289 s., 341 s.; P. Martorana, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874, pp. 280 s., 374; F. Lo Parco, R. L. letterato e pubblicista napolitano della prima metà del secolo XIX, in Atti della Acc. Pontaniana, s. 2, XXXIV (1929), pp. 75-97; B. Migliorini, Che cos'è un vocabolario?, Firenze 1951, pp. 100 s.; Diz. bibliografico della gente d'Abruzzo, a cura di R. Aurini, I, Teramo 1952, pp. 433-445; B. Migliorini, Storia della lingua italiana (1961), Firenze 1988, pp. 554 s.; Storia di Napoli, VIII, Napoli 1971, pp. 172, 238, 299, 306; IX, ibid. 1972, pp. 107, 318, 370, 509, 524, 535, 552, 576, 633, 637, 815, 879; P. Zolli, Saggi sulla lingua dell'Ottocento, Pisa 1974, ad ind.; C. Marello, Lessico ed educazione popolare. Dizionari metodici italiani dell'Ottocento, prefazione di G. Nencioni, Roma 1980, ad ind.; G. Massariello Merzagora, La lessicografia, Bologna 1983, p. 24; M.A. Fusco, Cuciniello, Domenico, in Diz. biografico degli Italiani, XXXI, Roma 1985, pp. 315-317; P. Zolli, Lessicografia, in Lexikon der romanistischen Linguistik, IV, a cura di G. Holtus - M. Metzeltin - Ch. Schmitt, Tübingen 1988, p. 787; L. Serianni, Il primo Ottocento: dall'età giacobina all'Unità, in Storia della lingua italiana, a cura di F. Bruni, VI, Bologna 1989, pp. 64 s.; M. Sessa, La Crusca e le Crusche, Firenze 1991, pp. 182-185; V. Della Valle, La lessicografia, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni - P. Trifone, I, I luoghi della codificazione, Torino 1993, p. 72; C. Marello, Le parole dell'italiano: lessico e dizionari, Bologna 1996, ad ind.; Enc. Italiana, XXI, p. 40.
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