ISSEL, Raffaele
Nacque a Genova il 29 marzo 1878 dal geologo Arturo e da Bettina Ascoli, figlia del glottologo Graziadio Isaia. Compiuti gli studi secondari, s'iscrisse alla facoltà di scienze naturali della sua città e si laureò nel 1900 con una tesi sulla fauna termale italiana (Saggio sulla fauna termale italiana, in Boll. dei Musei di zoologia e anatomia comparata della R. Università di Genova, 1900, f. 100, pp. 1-4), che già denunciava i suoi interessi per l'idrobiologia. L'I. entrò quindi alla Stazione zoologica di Napoli, trascorse un breve periodo di studi presso il Museo oceanografico di Monaco e, successivamente, dal 1902 al 1905, come assistente di D. Rosa fu a Modena, ove ottenne la docenza in zoologia; fatto ritorno a Genova, fu dapprima assistente e quindi aiuto presso la cattedra di anatomia comparata di G. Cattaneo, iniziando frattanto un insegnamento libero di biologia marina.
Nel 1911 fondò, insieme con altri biologi - fra cui C. Artom, A. Forti, A. Brian - un "piccolo laboratorio marino" privato, a Quarto dei Mille, nel quale realizzò i suoi più importanti lavori scientifici (Il piccolo laboratorio marino di Quarto dei Mille, in BIOS, rivista di biologia sperimentale e generale, I (1913), pp. 310-312).
Dopo aver partecipato come ufficiale del genio alla prima guerra mondiale, nel 1918 fu incaricato dell'insegnamento di anatomia comparata a Pavia. Nel '20 vinse il concorso per biologo del R. Comitato talassografico e, nominato direttore dell'Istituto di biologia marina dell'alto Adriatico, si trasferì a Rovigno, in Istria, finché, tre anni dopo, vinse la cattedra di zoologia all'Università di Genova, succedendo a C. Parona. Nell'ambiente ligure potenziò e accrebbe l'attività dell'istituto, promovendo, fra l'altro, la ripresa della pubblicazione del Bollettino dei Musei di zoologia e anatomia comparata della R. Università di Genova che, arrestatasi nel 1916, poté così ricominciare nel 1926. L'I. fu membro del consiglio di presidenza del R. Comitato talassografico italiano e delle maggiori società scientifiche italiane, vicepresidente dell'Unione zoologica italiana, socio delle più rinomate società scientifiche e collaboratore di commissioni internazionali per l'esplorazione del Mediterraneo.
L'I. morì a Genova il 7 ott. 1936.
Il programma di lavoro dell'I. prevedeva uno studio della fauna non limitato alla sistematica e alla corologia, ma esteso a comprendere tutti i problemi biologici connessi. Nel clima scientifico di quegli anni, in cui la ricerca, divenuta analitica, anche perché facilitata dalle raffinate tecniche ormai disponibili, era esposta al pericolo di trascurare i grandi temi della biologia, l'I. mantenne la visione sintetica dello zoologo completo, pur utilizzando criteri e metodi moderni. Si dedicò totalmente allo studio della vita nelle acque, che sviluppò lungo alcuni percorsi principali: la fauna delle acque termali e delle pozze di scogliera, l'ambiente delle praterie dei fondi marini e la vita del plancton.
L'I. mantenne sempre l'impegno a cogliere il significato biologico ed ecologico in ogni indagine anche morfologica, come, per esempio, in Distribuzione e significato biologico del pigmento cefalico nelle giovani larve di cefalopodi egopsidi (in Memorie del R. Comitato talassografico italiano, 1921, n. 88, pp. 4-7), in cui collegò tale dato con la morfologia interna e ne colse il significato nella probabile funzione protettiva del sistema nervoso sottostante il pigmento dalle radiazioni ultraviolette.
Appartengono agli anni giovanili le ricerche sulla biologia delle acque termali e delle pozze di scogliera. In tali ambienti, ristretti e fortemente caratterizzati, diveniva promettente lo studio degli adattamenti morfologici e fisiologici delle specie presenti.
L'I. condusse quindi una serie di osservazioni per stabilire le caratteristiche della fauna termale, se essa fosse o meno uniforme nelle diverse sorgenti e quale potesse essere la comune origine. Concluse che essa è rappresentata da una biocenosi con aspetto sostanzialmente unitario e con una resistenza alle alte temperature che potevano raggiungere i 45 gradi in organismi altamente specializzati come il piccolo gasteropode Hydrobia aponensis.
Nelle pozze di scogliera - formazioni particolari della zona litoranea soggette a variazioni di salinità ambientale in dipendenza dai movimenti ondosi e di marea - l'I. descrisse i cicli annuali della piccola fauna presente (Ciliati, Rotiferi, piccoli Crostacei e larve d'insetti), le forme di vita latente in protisti e Copepodi (come l'Harpacticus fulvus), le deformazioni somatiche volumetriche in dipendenza delle maggiori concentrazioni saline. Rilevò poi un fenomeno proprio dell'ambiente delle pozze, osservabile in alcune specie di Flagellati che, al superamento dei limiti di salinità, manifestano una morte apparente, diversa dall'"anidrobiosi" (termine proposto da C. Bernard per le forme di resistenza all'essiccamento) o dall'adattamento specifico di specie, come l'Artemia salina, all'ambiente salino, e lo definì "anabiosi osmotica".
Lo studio degli ambienti di transizione, nei quali è possibile rinvenire specie con forme e comportamenti intermedi tra quelli degli organismi terrestri e acquatici, permette di avanzare ipotesi sul percorso seguito dagli organismi animali nel lasciare l'ambiente marino per quello delle terre emerse.
Un campo di ricerca ancora quasi inesplorato dai naturalisti italiani del tempo, quello dei fondi marini litorali (ove vegetano le uniche angiosperme del mare), le Posidonie e le Zostere, sollecitò l'interesse dell'I., che volle ampliare l'osservazione dalla semplice ricognizione faunistica alle relazioni tra comunità interagenti. Descrisse, pertanto, la convivenza di due comunità biologiche distinte: l'una presente sugli apici fogliari, costituita di alghe e di microfauna variabile in rapporto alla luce e alla temperatura, l'altra sulla superficie delle foglie con specie differenti dotate di particolari adattamenti di colore e di tattismo (Il benthos animale delle foglie di Posidonia studiato dal punto di vista bionomico, in Zoologische Jahrbücher, XXXIII (1912), pp. 379-420).
Per le sue conoscenze sulla biologia marina divenne responsabile delle attività di pesca sul territorio nazionale, e, quando fu introdotta nel golfo di Genova la pesca industriale di profondità, impostò una serie di ricerche sulla fauna delle profondità marine. Nel golfo di Genova, alla profondità di soli 200 m osservò, ai bordi della piattaforma continentale, quelle forme abissali che E.H. Giglioli aveva pescato alla profondità di 600-700 m (La fauna profonda del golfo di Genova dal punto di vista ecologico e pratico, Genova 1932).
Fin dal 1915, con le analisi condotte nel laboratorio di Quarto dei Mille sul pescato in quelle acque, per rilevare le variazioni stagionali, l'I. aveva iniziato una serie di ricerche sul plancton che costituiscono il suo contributo più valido di zoologo e che si svilupparono metodicamente nel golfo di Napoli, e soprattutto nella sede di Rovigno.
Gli studi italiani sul plancton vertevano essenzialmente sulla morfologia e sistematica degli organismi che vi sono compresi, mentre erano totalmente trascurate le ricerche biologiche ed ecologiche. La stazione zoologica di Rovigno, costituita inizialmente senza intendimenti scientifici da una società austriaca e in seguito divenuta centro di ricerche frequentato da zoologi quali F.R. Schaudinn, A. Stauer, e S. Prowazek, dopo la prima guerra mondiale fu assegnata al Comitato talassografico italiano, e assunse la denominazione di Istituto di biologia marina per l'Adriatico. Da allora, sotto la direzione di M. Fedele e poi dell'I., l'Istituto svolse programmi a indirizzo ecologico, spesso collegati con quelli più vasti di esplorazione del Mediterraneo.
In sintesi, si può affermare che l'I. abbia introdotto in Italia la planctologia intesa come lo studio delle variazioni quantitative e qualitative degli organismi pelagici nello spazio e nel tempo, determinate e modificate da fattori fisici, chimici e biologici ambientali. Studiò la composizione del plancton nei diversi siti e stagioni, la sua distribuzione batimetrica, strettamente legata all'intensità luminosa, l'eventuale immigrazione di specie dall'Atlantico, l'effetto della variazione di temperatura sulla mobilità delle specie animali e vegetali. Definì la costituzione e la densità degli strati delle acque marine che assumono connotati tipicamente stagionali, i caratteristici cicli pelagici annuali, legati alle migrazioni orizzontali, su cui influiscono le correnti e le maree, e verticali, con un determinismo diurno, stagionale, e anche di sviluppo. Verificò, precisandone i valori "indice", lo spostamento nei lunghi periodi dei massimi di concentrazione delle varie specie di fito e zooplancton. In tal modo contribuì efficacemente a disegnare un quadro generale della circolazione della vita nel mare, aprendo la strada anche alle ricerche per la ricostruzione del ciclo degli elementi chimici nelle acque marine.
Nel '26 partecipò alla spedizione scientifica nel mar Egeo e iniziò una collaborazione con la Commission internationale pour l'exploration scientifique de la Mer Méditerranée orientata verso lo studio del fito e zooplancton, con risultati che misero in luce la dinamica delle associazioni planctoniche (raccolse e studiò il plancton di quelle aree, compilando anche importanti rapporti), nonché verso ricerche di carattere generale sull'ecologia delle zone costiere, sui pesci, sul benthos costiero del Dodecanneso.
Accanto alla biologia marina l'interesse dell'I. fu rivolto ad argomenti quali la parassitologia, l'entomologia, la morfologia dei Crostacei. Fu collaboratore dell'Enciclopedia Italiana con articoli di biologia e oceanografia.
Opere. Oltre a quelle citate nel testo: Commensali e parassiti, Genova 1905; Vita latente per concentrazione dell'acqua salsa e biologia di una pozza di scogliera, in Atti della Soc. ligustica di scienze naturali e geografiche, XXV (1914), pp. 15-19; Sulle variazioni quantitative dello zooplancton nel Mar Ligure, in Memorie del R. Comitato talassografico italiano, 1917, n. 61, pp. 3-9; Biologia marina. Forme e fenomeni della vita nel mare illustrati dalla scogliera mediterranea, Milano 1918; Cenni sui risultati ottenuti dalla missione zoologica nel Dodecanneso per quanto concerne la fauna e la flora marina, con alcune osservazioni generali (1926), in Arch. zoologico italiano, n.s., 1928, vol. 12, pp. 259-271; L'Istituto di biologia marina per l'Adriatico del R. Comitato talassografico italiano a Rovigno d'Istria, in Riv. di biologia, II (1920), pp. 547-549; Plankton. Rapport I, in Rapports et procès-verbaux des réunions de la Commission internationale pour l'exploration scientifique de la Mer Méditerranée, n.s., I (1926), pp. 91-98; La fauna profonda del golfo di Genova dal punto di vista ecologico e pratico, in Boll. di zoologia, III (1932), 1, pp. 1-10; Progressi e mete della biologia marina, in Scientia, giugno 1933, pp. 394-404.
Fonti e Bibl.: R. I., in C. Conci, Repertorio delle biografie e bibliografie degli scrittori e cultori italiani dientomologia, in Mem. della Soc. entomologica italiana, XLVIII (1969), p. 935; E. Remotti, R. I., in Boll. dei Musei di zoologia e anatomia comparata della R. Università di Genova, XVI (1936), 91, pp. 1-22; R. Cantucci, La vita e le opere di R. I., in Atti della Società di scienze e lettere di Genova, II (1936-37), pp. 19-40; W. Derksen - U. Scheiding, Index litteraturae entomologicae…, II, Berlin 1965, p. 399.