INGAMI, Raffaele
Nacque il 13 luglio 1838 a Marino, presso Roma, da Carlo e da Carolina Vitali.
Frequentò il corso teoretico di matematica e scienze filosofiche presso l'Archiginnasio romano; fu poi ammesso alla Scuola per ingegneri e, nel 1860, ottenne la matricola di architetto civile.
Nel 1861 ebbe inizio la sua collaborazione con lo studio romano di V. Vespignani, del quale fu per circa venti anni primo architetto assistente.
I primi incarichi professionali autonomi documentati risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando, a Marino, si occupò della sistemazione della strada Fuori le Mura, della pubblica fontana sulla stessa via e dell'impianto di conduzione di acqua, oltre a effettuare interventi di restauro su edifici privati.
Nel 1868 si unì in matrimonio con Luisa Torriani, dalla quale nacque la figlia Angelina.
Tra il 1870 e il 1877 realizzò il nuovo casamento Nobili a Tivoli e la sistemazione della casa Pierret ad Albano Laziale. In questo stesso periodo lavorò a Roma portando a compimento un nuovo edificio tra la piazza della Minerva e la via Pie' di Marmo e curando il rifacimento del fabbricato Folchi in via del Pozzetto, adiacente al casamento di A. Busiri Vici.
Nel 1877 venne eseguito su suo disegno il "nuovo altare in pietre colorate tenere e dure" per la cappella di S. Paolo della Croce presso la basilica dei Ss. Giovanni e Paolo al Celio (Accademia di S. Luca, Cartella Ingami).
In questa prima fase della sua attività l'I. si dedicò inoltre alla redazione di scritti su temi di architettura, pittura e scultura, con i quali si aggiudicò tre edizioni consecutive del concorso Poletti.
Nel 1872 presentò una dissertazione sul tema Se l'unità dell'insegnamento pittorico giovi al vero incremento dell'arte; nel 1874 prese parte al concorso con uno scritto sul Confronto della scultura greca del tempo di Pericle, e degli imitatori di essa, con la scultura dell'epoca presente (Catini, 1999); e nel 1876 si cimentò con lo scritto di architettura Ragionamento sulla necessità dell'uso del ferro nelle opere architettoniche moderne… (ibid.). Il conferimento del premio all'I. diede allora luogo a una polemica condotta con toni particolarmente vivaci da G. Calderini, anch'egli in concorso, il quale poneva in dubbio l'essere l'I. realmente un architetto esercente. Ben presto sopita, la controversia indusse tuttavia l'I. stesso a presentare alla commissione accademica un dettagliato curriculum vitae, in calce al quale egli dichiarava di aver sempre ritenuto "di esercitarsi e di esercitare l'architettura" (Accademia di S. Luca, Cartella Ingami).
Molto legato all'ambiente cattolico, e in special modo clericale, l'I. ricoprì numerosi incarichi pubblici di una certa importanza. A partire dal 1887 fu membro della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon e, dal 1892, dell'Accademia dell'Arcadia col nome di Crisono Poriniano. Nel 1895 venne eletto per la prima volta consigliere comunale capitolino nella lista dell'Unione romana (La Vera Roma, 29-30 giugno 1895); rimanendo in carica fino al 1902 (Guida Monaci, ad annum).
Nel 1884 venne nominato secondo architetto aggiunto onorario della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, per incarico della quale eseguì il restauro e la sopraelevazione di un fabbricato posto nella via del S. Uffizio (Roma, Arch. stor. Capitolino, Ispettorato edilizio, prot. n. 4154/1894); nel 1901 successe al defunto F. Azzurri nella commissione istituita dal cardinale G. Giustiniani (1839) in seno alla stessa Reverenda Fabbrica. Dal 1887 figurava tra gli iscritti alla Società degli ingegneri e architetti italiani.
Le realizzazioni più importanti dell'I. riguardano l'architettura religiosa. Nel novembre 1892 pose mano ai lavori di consolidamento della chiesa e dell'annesso convento di S. Brigida in piazza Farnese.
Terminato l'intervento sulla struttura, nel febbraio dell'anno successivo diede inizio al restauro e alla ristrutturazione del complesso (ibid., prot. n. 2643/1893). La cappella dell'Addolorata, ora di S. Riccardo, fu eseguita su suo disegno e decorata dai capi d'arte V. Monti ed E. Cisterna, attivi anche in S. Gioacchino; contemporaneo ai suddetti interventi e attribuibile all'I. è il campanile neoromanico con trifore e cuspide sulla sommità (De Angelis).
L'opera più notevole dell'I. è la chiesa di S. Gioacchino in via Pompeo Magno in Prati, edificata tra il 1890 e il 1898 grazie ai proventi di una sottoscrizione internazionale e offerta in dono al pontefice Leone XIII in occasione del giubileo episcopale del 1893.
La costruzione della chiesa, caratterizzata dalle rilevanti modifiche che l'I. dovette apportare in corso d'opera al proprio progetto originario, quali le aggiunte della cupola e del transetto, ebbe un singolare epilogo, nel 1897, con una controversia giudiziaria in merito al possesso dell'edificio. La questione vide contrapposti l'abate lionese A. Brugidou, promotore della sottoscrizione e committente dell'opera, e monsignor I. Onesti, chiamato dal Vaticano a sostituirlo nella gestione della chiesa a seguito dei problemi riscontrati in occasione della visita apostolica del 1894; la controversia si concluse, dopo alterne vicende, con la rinuncia di Brugidou a ogni proprio diritto sull'edificio (R. Catini, La vicenda di S. Gioacchino ai Prati, in Roma moderna e contemporanea, V [1997], 1, pp. 209-235).
Conformata a croce latina, la chiesa ha una cupola ottagona con struttura metallica, rivestita esternamente da lastre di alluminio traforato con motivi a stella. Il portico antistante l'ingresso è delimitato da colonne monolitiche con capitelli corinzi che sorreggono una trabeazione ed un attico con un mosaico raffigurante l'Adorazione riparatrice delle nazioni cattoliche. La sovrabbondanza e al tempo stesso l'estrema ricercatezza della decorazione, le scelte strutturali innovative, seppure rigorosamente occultate, e la particolarità dei fregi in ghisa posti a decorazione delle coperture, certo di più frequente utilizzazione nella coeva architettura d'Oltralpe, furono aspramente criticate dai contemporanei come manifestazioni del più frenetico eclettismo (Angeli).
Nel 1896 l'I. effettuò un intervento di ampliamento e sopraelevazione del seminario francese di S. Chiara in via di Torre Argentina (Roma, Arch. stor. Capitolino, Ispettorato edilizio, prot. n. 3096/1896); tra il 1900 e il 1901 pose mano al restauro della chiesa di S. Giacomo alla Lungara, resosi necessario a seguito della pressoché totale demolizione dell'intero complesso, comprendente il convento delle agostiniane, a causa della costruzione, nel 1887, del corrispondente tratto del lungotevere. Nel cimitero del Verano realizzò la tomba Dettina - Di Marco (Cianferoni).
Nel 1904 redasse il progetto per la costruzione dell'oratorio annesso alla chiesa di S. Maria dell'Orazione e Morte in via Giulia, realizzato successivamente su progetto di F. Sneider.
L'I. morì a Roma l'11 giugno 1908.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell'Accademia dell'Arcadia, Elenchi dei soci, vol. IX; Bosco Parrasio (Acqua Paola), Conti del collocamento dell'acqua Paola presentati dal cav. Inganni all'adunanza del Sacro Collegio il giorno 5 ag. 1897; Verbali adunanze del Ceto universo, anni 1895-99, cc. n.n.; Ibid., Arch. stor. del Vicariato, S. Eustachio, Liber mortuorum 1907-1922, c. 6r; Affitti, Canoni, Censi, vol. 387; Città del Vaticano, Arch. della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, Ottagoni, sez. I, f. III.120; Roma, Arch. stor. Capitolino, Titolo 54, prott. nn. 21139/1878, 73878/1884, 19109/1887, 58204/1897, 42446/1908, 50952/1914; Ispettorato edilizio, prott. nn. 2258/1892, 1879-3184/1896, 414-3996-4248/1897; Ibid., Arch. stor. dell'Accademia di S. Luca, vol. 139, n. 104; vol. 134, n. 73; vol. 137, n. 63; Verbale dell'adunanza del 12 luglio 1875; D. Angeli, Due monumenti, in La Tribuna, 8 sett. 1894; Galleria dei consiglieri dell'Unione romana. Ing. arch. R. I., in La Vera Roma, 1° sett. 1895; D. Gaspari, Per la riapertura di S. Giacomo Maggiore Apostolo alla Lungara. Cenni storici e triduo in preparazione alla festa, Roma 1900, p. 16; Cimitero del Verano in Roma. Cappelle tombe e lapidi, a cura di C. Cianferoni, Torino s.d. (ma 1915), tav. 59; C. Ceschi, Le chiese di Roma dagli inizi del neoclassico al 1961, Rocca San Casciano 1963, pp. 140, 162, 265; M.A. De Angelis, S. Brigida, Roma 1991, pp. 114, 121, 158, 169; V. Sgarbi, Diz. dei monumenti italiani e dei loro autori. Roma dal Rinascimento ai giorni nostri, a cura di G. Bosello, Milano 1991, p. 132; A. Del Bufalo, Il Verano. Un museo nel verde per Roma, Roma 1992, p. 144; R. Catini, Guglielmo Calderini architetto e scrittore d'arte: i concorsi Poletti, in Guglielmo Calderini. La costruzione di un'architettura nel progetto di una capitale.Atti del Convegno, Roma… 1995, Perugia 1996, p. 68 n. 72; Id., I concorsi Poletti 1859-1938, Roma 1999, p. 75; Id., La chiesa di S. Gioacchino ai Prati di R. I., in Palladio, XIV (2001), 27, pp. 103-118, passim.