GARZIA, Raffaele (detto Raffa)
Nacque a Cagliari, da Raimondo e da Carmen Mundia, il 10 apr. 1877.
Il padre, il cavalier Raimondo, era imprenditore, nonché amministratore e comproprietario del quotidiano L'Unione sarda, espressione della borghesia industriale cagliaritana e legato alla cordata politica del parlamentare F. Cocco-Ortu, prima crispino poi zanardelliano e giolittiano.
Dopo aver completato i primi studi, il G. si iscrisse alla facoltà di lettere dell'Università di Torino, per trasferirsi quindi, a partire dal secondo anno di corso, presso l'Istituto di studi superiori di Firenze. Qui ebbe come docenti, tra gli altri, A. Coen per la storia antica e P. Villari per storia moderna; ma fu soprattutto G. Mazzoni, titolare della cattedra di letteratura italiana, a esercitare una grande influenza sulla formazione del G., che nel 1896 ultimò gli studi universitari sotto la sua guida.
Il magistero mazzoniano è particolarmente vivo nei lavori che il G. diede alle stampe subito dopo la laurea: Leggendo le giustiniane (Cagliari 1897), Dell'eloquenza sacra nel Quattrocento e particolarmente dei sermoni volgari del Poliziano (Cagliari-Sassari 1899) e Il canto d'una rivoluzione (Cagliari 1899). In quest'ultimo studio il G., prendendo le mosse dall'inno logudorese A sos feudatarios con cui F.I. Mannu aveva celebrato, allo scadere del XVIII secolo, i moti antipiemontesi e antifeudali capeggiati da G.M. Angioj, offre una larga panoramica sulla storia e sulla letteratura sarda del Settecento e dell'Ottocento, attraverso una metodologia che coniuga il rigore filologico con l'analisi stilistica. Come già era accaduto nel saggio sulle giustiniane - in cui aveva messo in luce l'eco di questa forma strofica sui mutos sardi - anche qui il G. si propone di stabilire dei confronti tra la satira isolana del Mannu e quella coeva del Giorno di G. Parini, testimoniando così lo sforzo, comune a tanti intellettuali sardi dell'epoca, di sprovincializzare la cultura isolana evidenziandone le caratteristiche peculiari all'interno di un più ampio panorama nazionale.
Dopo la laurea il G. intraprese la carriera dell'insegnamento, prima a Cagliari, presso il ginnasio Siotto Pintor, l'istituto tecnico e quello nautico, successivamente, dopo il 1912, sempre come professore di lettere, presso l'Accademia navale di Livorno, la scuola normale di San Ginesio e, infine, in qualità di preside dell'istituto magistrale di Imola.
Intanto, fin dal 1901 il G. aveva trovato modo di incanalare il suo generoso ma disordinato impegno intellettuale fondando il Bullettino bibliografico sardo, che ne mise in luce le doti di organizzatore culturale e di prolifico scrittore.
Il periodico, sempre diretto dal G., uscì in 60 fascicoli dal 1° genn. 1901 al 15 ott. 1913, ed ebbe fra i suoi collaboratori alcune figure di rilievo, o destinate a divenire tali, del mondo isolano fra cui Salvatore Farina, Enrico Costa, Grazia Deledda, Salvatore Ruju, Sebastiano Satta, Antonio Scano. Nel panorama particolarmente vivace delle riviste sarde di fine secolo, il periodico del G. si distinse sia per l'ampio ventaglio di interessi (arte, storia, poesia, economia, scienze), sia per il rigore documentario e l'impegno a valorizzare il patrimonio culturale dell'isola. In particolare il G., nelle numerose rubriche di cui fu assiduo compilatore, rivelò la sua tempra di erudito e al tempo stesso la passione del critico militante, passando al vaglio del suo giudizio, attento e privo di remore, la coeva produzione letteraria in Sardegna.
Il costante interesse sempre mostrato dal G. per le condizioni di vita nell'isola e un loro miglioramento, realizzato attraverso gli strumenti offerti da un riformismo illuminato e rispettoso delle tradizioni, insieme con la sua estrazione familiare, ne fecero ben presto uno dei referenti culturali del gruppo liberale cagliaritano, in un momento in cui il giornalismo sardo attraversava una fase di trasformazione. Quando, per urti intervenuti fra Cocco-Ortu e il deputato A. Cao Pinna, il direttore dell'Unione sarda, M. Vinelli, dette le dimissioni, la direzione venne affidata al G. che la tenne, pressoché ininterrottamente, dal novembre 1903 all'ottobre del 1912, dando al giornale un'impronta aperta più alle prospettive nazionali che alle labirintiche controversie locali.
Infatti, nonostante il fermo atteggiamento assunto nel 1906 in polemica con le posizioni di Cao Pinna, il G. spostò l'asse dell'Unione sarda dal suo baricentro rigidamente isolano, facendone uno strumento vivo e aperto a una discussione politica, sociale e culturale di più ampio raggio. Fra l'altro, precorrendo di fatto l'istituzione della terza pagina e innovando gli schemi del quotidiano, chiamò a collaborarvi i nomi più prestigiosi della letteratura isolana (E. Costa, Grazia Deledda, L. Falchi, P. Marica, Giovanni Saragat, S. Satta).
Lasciata la direzione del giornale, nel 1912 il G. si trasferì a Bologna, riprendendo a tempo pieno l'attività di insegnante e critico letterario. Presso l'ateneo bolognese fu libero docente di storia della letteratura italiana fino al 1925, anno in cui assunse l'incarico di professore comandato di storia comparata delle lingue classiche e neolatine nella facoltà di lettere di Cagliari, incarico che tenne fino al 1930, per tornare poi sulla cattedra di Bologna.
Nei primi anni bolognesi il G. non abbandonò i suoi interessi per la letteratura sarda (Gerolamo Araolla, Bologna 1914) e per le tradizioni locali, che si espressero specialmente nella raccolta e analisi dei Mutettus cagliaritani (ibid. 1917; rist. Cagliari 1977), ancora oggi uno degli studi più significativi sulla poesia folklorica dell'isola: collocandosi nella scia dei lavori di G. Pasella e di A. Boullier sui canti popolari della Sardegna, il G. offre un regesto completo dei mutettus cagliaritani, approfondendo temi, modi e strutture musicali, mentre, nella consistente nota introduttiva "Su del popolo dal cuore" (pp. 15-62), tenta di conciliare le tesi monogenetiche di A. D'Ancona con il poligenismo di G. Pitrè. Successivamente collaborò all'Enciclopedia Italiana con voci riguardanti la letteratura sarda.
In seguito, nel lungo periodo fino agli anni Trenta, il G., oltre a fondare e dirigere altre riviste (Fontana viva [1926-28]; Glossa perenne [1929]; gli Annali della Facoltà di lettere e filosofia di Cagliari), si dedicò con costante interesse alla saggistica letteraria (Il vocabolario dannunziano, Bologna 1913; Note manzoniane, ibid. 1919; Chiosa desanctisiana, ibid. 1923; Consensi e dissensi, ibid. 1924; Critica pascoliana, ibid. 1925), continuando a servirsi di un metodo critico che metteva a frutto sia il magistero storicistico di Mazzoni, sia l'analisi estetica, scevra però delle radicali dissezioni crociane. In questa fase si dedicò anche, occasionalmente, alla composizione musicale (in particolare v. l'accompagnamento ai versi di A. Scano, Invito, in Rivista sarda, II [1920], 4, pp. 109-111).
Fin dalla giovinezza il G. aveva affiancato all'insegnamento e all'esercizio della critica e del giornalismo (in veste di pubblicista, nonché di critico d'arte e di letteratura, collaborò, sotto vari pseudonimi e in varia misura, a molte riviste e quotidiani: Rivista sarda, Archivio storico sardo, L'Italia letteraria, Nuova Antologia, Giornale d'Italia, ecc.), un'intensa e versatile attività di scrittore, che si protrasse fino agli ultimi anni di vita, quale drammaturgo e poeta in proprio, con versi per la verità di livello mediocre, di cui l'esempio migliore resta La bicicletta: scherzo in versi martelliani (Città di Castello 1899); fu anche librettista per il bozzetto lirico Virgo dolorosa. Un sogno (Cagliari 1895), musicato da N. Alberti e rappresentato al teatro Massimo di Cagliari. Nell'ultimo decennio, però, la sua produzione si affievolì.
Morì a Bologna il 18 nov. 1938.
Fonti e Bibl.: Notizie sul G. nel bozzetto autobiografico Gli anni di Firenze, in G. Deledda et al., Confidenze, Sassari 1925, pp. 22-25, e in R. Manzini, R. G., in Medaglioni, Roma 1907, pp. 87-91. Per un cenno alla sua vasta bibliografia: R. Ciasca, Bibliografia sarda, I, Roma 1931, pp. 309-315; R. Bonu, R. G., in Scrittori sardi nati nel sec. XIX, II, Sassari 1961, pp. 858-861; P. Marica, Repertorio della "Summa Sardoa", Roma 1962, pp. 67, 72, 80, 94. Vedi inoltre: P. Cardi Giua, R. G., in L'Unione sarda, 27 genn. 1929; P. Marica, Stampa e politica in Sardegna (1793-1944), Cagliari 1968, pp. 237-239, 271 s. e passim; G. Della Maria, Storia e scritti dell'"Unione sarda" (1889-1958), I, Cagliari 1968, pp. LXXI-XCV; L. Pisano, Stampa e società in Sardegna dall'Unità all'età giolittiana, Parma 1977, pp. 25, 81, 174; G. Pirodda, La Sardegna, in Letteratura italiana (Einaudi), Storia e geografia, 3, L'età contemporanea, Torino 1989, pp. 922 n., 935 n., 944 n., 946 n., 954 s. Altre notizie in: T. Rovito, Dizionario dei letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1907, ad vocem (con alcune inesattezze); Chi è? 1928 (anche 1931 e 1936), ad vocem; G. Casati, Dizionario degli scrittori d'Italia, III, Milano 1934, ad vocem.