FRANCISI, Raffaele
Nacque a Roma nell'ottobre del 1821 da Francesco, maestro orefice e argentiere, e da Elisabetta Coldieri. Avviato alla professione paterna, contemporaneamente si dedicò agli studi architettonici, sotto la guida di P. Camporese.
La sua prima opera documentata fu la sopraelevazione della casa in via Bocca di Leone 1-4, di cui era proprietario con N. Carnevali, coautore del progetto (Arch. di Stato di Roma, Prefettura generale di Acque e Strade, r. 44, fasc. 121, 23 dic. 1843; Coll. disegni e mappe, I, cart. 81, n. 332). Nel 1849 progettò l'ingrandimento del monastero di S. Maria in Campo Marzio, tra via Metastasio 32-40, e vicolo Valdina, iniziando una lunga e fortunata carriera che abbracciò tutta la seconda metà del XIX secolo (F. Gasparoni, Le fabbriche de' nostri tempi, Roma 1850, p. 8).
Impiegato dal 1846 alla Zecca pontificia di Roma, dal 1860 al 1870 vi ricoprì la carica di verificatore dell'Ufficio bollo ori e argenti (Arch. di Stato di Roma, Camerale II, Zecca, r. 32, fasc. 99). Il direttore della Zecca, G. Mazio, nel 1846 lo incaricò della ristrutturazione del palazzo di famiglia in via della Scrofa 39, e via della Stelletta 28, poi venduto ai Boncompagni Ludovisi (Ibid., Prefettura generale di Acque e Strade, r. 45, fasc. 124, 28 nov. 1846). In seguito il F. intervenne nuovamente sull'edificio (1864-67), con un ampliamento e rifacimento della facciata in vicolo degli Spagnoli 32-34 (Roma, Arch. stor. capitolino, Tit. 54, prot. 10627/1867). Nel 1870 inoltre disegnò il monumento funebre per il Mazio, addossato al primo pilastro della navata della chiesa di S. Agostino (Stopiti, 1880; Montevecchi, 1985).
Nella sua vasta produzione numerose furono le ristrutturazioni di case private (Roma, Arch. stor. capitolino, Titolo 54, protocolli 5177/1860; 2951/1862; 8232/1867; 2857/1868; 16626/1874; 14579/1887; Ispettorato edilizio, prot. 2458, 12 luglio 1890; prot. 77, 7 genn. 1897). Di incerta datazione, ma di sicuro anteriori al 1880, sono "due grandiosi dormitori nella casa di S. Pasquale in Trastevere… un nuovo casamento in via della Luce…, i restauramenti di due casamenti in via Gregoriana della Congregazione della Divina Pietà, del Palazzo già Naro… in via della Stelletta… nel Palazzo Pio, oggi proprietà della Banca Romana,… e al Palazzo dell'Ecc. Cardinal Micara in via di S. Basilio" (Stopiti, 1880, s.v.).
Buona parte di tali interventi è caratterizzata dall'adozione di schemi compositivi sangalleschi, con la ripetizione seriale di elementi linguistici e particolari decorativi, inseriti nelle facciate con un attento studio delle proporzioni generali.
Il Gasparoni (1858), commentando l'importante restauro del casamento dell'Opera Pia Michelini, sito in piazza Navona, via Agonale e piazza Tor Sanguigna (1857-58), definisce il F. "timorato seguitatore della maniera grandiosa… del Sangallo", e paragona l'opera del giovane architetto a quelle dei maggiori professionisti romani di metà Ottocento, citando tra gli altri L. Poletti, A. Sarti, P. Camporese, A. Cipolla.
Nella stessa area il F. intervenne nel 1872 con la sopraelevazione e il rifacimento delle facciate del casamento Canori Focardi, in piazza Tor Sanguigna 3-7, via S. Apollinare 1-3, vicolo dei Tre Archi 1-3, in seguito demolito per la realizzazione di via Zanardelli (Roma, Arch. stor. capitolino, Tit. 54, prot. 27102/1872). Dello stesso anno è il progetto di accorpamento delle proprietà del marchese Ferdinando di Lorenzana, situate in via S. Caterina dei Funari 27-28 (ibid., prot. 54869/1872).
Di maggior rilievo il palazzo Gualdi in largo Arenula, realizzato nel triennio 1886-88, dove elementi cinquecenteschi vengono dilatati nell'imponente facciata.
Nel 1887-89 il F. progettò un edificio per uffici di proprietà di P. Cartoni, marito della figlia Anna, avuta dalla moglie Isabella Cumbo, situato tra via XX Settembre, via Goito e via Castelfidardo; allineato con la vicina sede del ministero delle Finanze, il palazzo fu demolito nel 1910-11 per realizzare l'edificio della Cassa depositi e prestiti (ibid., prot. 1417/1889). Sempre per il Cartoni nel 1886 il F. aveva disegnato un rustico con stalle e fienili sito in via Appia Antica, presso la chiesa del Quo Vadis (ibid., prot. 45029/1886).
Tra i progetti non realizzati si ricorda quello presentato attorno al 1880 per la nuova sede della Banca nazionale in via Nazionale, non ritenuto idoneo visto che il F. non venne invitato al concorso del 1882 (Stopiti, 1880).
Il tema del monumento funebre ricorre spesso nella carriera del F., che nel 1866 ridisegnò la cappella di S. Sebastiano in S. Maria in Aquiro, per collocarvi il monumento a F. Rota, con busto di M. Capresi; del F. sono l'altare con colonne e timpano triangolare (Imperi, 1866). Nel 1868 realizzò il monumento alla memoria di mons. F. Vici di Melignano, situato nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, presso la cappella dell'Assunta, con sculture di G. Palombini. Nel 1871 progettò il monumento Tognoli - Canale nella chiesa di S. Eustachio, posto sul lato sinistro della cappella di S. Michele (Appetiti, 1964). Dal 1857 al 1865 progettò e diresse importanti lavori di restauro e consolidamento nella chiesa di S. Eligio degli Orefici, che interessarono in particolare la cantoria, la cripta, la cupola e la pavimentazione (Salvo, 1995), incarico legato ai contatti del F., tramite il padre, con la Confraternita degli argentieri e orefici romani. Nel 1858 diede i disegni per il rifacimento dell'altare di S. Andrea Avellino nella chiesa di S. Andrea della Valle (Buchowiecki, 1967).
Fu membro dell'Accademia di S. Luca dal 1867 e consigliere dal 1875 (Roma, Arch. stor. dell'Acc. naz. di S. Luca, voll. 127, nn. 102, 104 a; 182, n. 188); dal 1872 aderì alla Società degli amatori e cultori delle belle arti di Roma (Società degli amatori… Bilancio 1872, Roma 1872, p. 14). Nel 1881 fu eletto socio di merito nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, della quale fu reggente nel 1893 (H. Waga, Vita nota e ignota dei Virtuosi al Pantheon, in L'Urbe, XXXI [1968], pp. 10 s.).
Il F. morì a Roma il 26 giugno 1901 e fu sepolto nella tomba di famiglia al Verano, realizzata su suo progetto nel 1877.
Suo allievo fu l'architetto E. Guj, come attesta una lettera scritta da quest'ultimo a uno dei figli del F., Camillo (Roma, Arch. stor. dell'Accademia di S. Luca, vol. 164, n.104).
Fonti e Bibl.: Necr. in La Tribuna, 27 giugno 1901; Il Messaggero, 29 giugno 1901; Roma, Arch. stor. dell'Acc. naz. di S. Luca, voll. 142, nn. 68, 93; 150, n. 150; 160, n. 53; 161, n. 1; 183, nn. 9 s., 24, 37, 66; 186, n. 22; Arch. di Stato di Roma, Tesorierato-Ministero delle Finanze, r. 564; F. Gasparoni, Sopra una nuova architettura dell'architetto R. F. nelle via Agonale e di Tor Sanguigna, in Giornale delle varietà illustrate, I (1858), pp. 3-8; Id., Due parole su una nuova facciata di casa in via di Ripetta num. 199 al 200, in Arti e lettere, I (1863), pp. 4 s.; S. Imperi, Della chiesa di S. Maria in Aquiro in Roma, Roma 1866, pp. 82 s.; R. Bombelli, Brevi notizie storiche circa l'Accademia romana di S. Luca, Roma 1873, p. 18; G. Verzili, Avvertenze di alcuni fabbricati di recente costruzione, in Il Buonarroti, XII (1878), p. 179; G. Stopiti, Galleria biografica d'Italia, II, Roma 1880, s.v.; J. Arnaud, L'Académie de St-Luc a Rome, Rome 1886, pp. 353 s.; A. Busiri Vici, Sessantacinque anni delle scuole di belle arti della Insigne e Pontificia Accademia romana denominata di S. Luca, Roma 1895, p. 14; L.T. Topini, Storia eustachiana, Roma 1895, pp. 148 s.; D. Angeli, Le chiese di Roma, Roma 1900, p. 265; S. Ortolani, S. Andrea della Valle, Roma 1924, pp. n.n.; G.M. Pinna, Iscrizioni della chiesa e del palazzo di S. Apollinare, Roma 1935, p. 49; G.C. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, I, Roma 1958, p. 461; C. Appetiti, S. Eustachio, Roma 1964, p. 77; W. Buchowiecki, Handbuch der Kirchen Roms, I, Wien 1967, p. 362; P. Portoghesi, L'eclettismo a Roma 1870-1922, Roma 1968, pp. 2, 199 n.; M. D'Onofrio - C.M. Strinati, S. Maria in Aquiro, Roma 1972, p. 32; S. Rebecchini, Gli ultimi "zecchieri" dello Stato pontificio: i Mazio, in Strenna dei romanisti, XXXIII (1972), pp. 302-312; G. Spagnesi, Edilizia romana nella seconda metà del XIX secolo, Roma 1974, pp. 44, 374; G. Incisa Della Rocchetta, La collezione dei ritratti dell'Accademia di S. Luca, Roma 1979, pp. 86, 231; R. De Fusco, L'architettura dell'Ottocento, Torino 1980, p. 225; G. Delfini - R. Pentrella, S. Eligio degli Orefici, in Fabbriche romane del primo '500, cinque secoli di restauri (catal.), Roma 1984, pp. 380-382; F. Giovanetti - S. Pasquali, Ornato pubblico e rinnovo delle fabbriche, 1826-1870, in Roma capitale 1870-1911. Architettura e urbanistica (catal., Roma), Venezia 1984, pp. 72 s.; B. Montevecchi, S. Agostino, Roma 1985, p. 95; L. Gallo, Gli architetti attivi in Roma nella seconda metà del secolo XIX…, in Architettura. Storia e documenti, 1986, n. 2, p. 108; S. Salvo, La chiesa di S. Eligio degli Orefici, Roma 1995, p. 18.