FAITINI, Raffaele
Nacque a Brescia il 29 ag. 1879 dallo scultore Pietro e da Palmide Anderloni, originaria di Udine.
Fu avviato prestissimo all'arte della scultura, conquistando un'eccezionale manualità ed una fine cultura, prima nell'atelier del padre, frequentato da grandi scultori e architetti lombardi, poi all'istituto d'arte di Rezzato (Brescia), fondato dal noto architetto neoclassico R. Vantini nel 1839, col preciso scopo di formare tecnici della lavorazione del marmo, padroni delle discipline architettoniche e dell'ornato, forniti di una buona conoscenza della storia dell'arte.
Proprio negli anni della sua giovinezza, in piena epoca zanardelliana, il lavoro degli ornatisti aveva acquistato in Rezzato un impulso eccezionale, dovuto sia all'acquisizione per la cittadina di uno scalo ferroviario che facilitava il trasporto dei blocchi e dei manufatti lapidei, sia al grande incremento edilizio della capitale (Vittoriano, sinagoga, ponte Margherita, ponte Vittorio Emanuele, palazzo di giustizia, ecc.), per il quale il marmo bianco fu usato con profusione. Molti architetti si avvalsero degli scultori e ornatisti di Rezzato per l'esecuzione di statue allegoriche, portali decorati, lesene, mascheroni, telamoni, cariatidi.
Il F. lavorò col più noto padre Pietro e poi ne mantenne l'atelier di Brescia e quello più grande a Rezzato in vicolo Filatoio, continuando a creare altari di nobilissima struttura, acquasantiere, fontane ed esedre con raffinati bassorilievi, eleganti panche di pietra per gli atri dei palazzi, camini di qualsiasi stile dal gotico al rinascimentale, al barocco, ma soprattutto in stile svizzero, con le enormi cappe decorate con bassorilievi allegorici di gusto cinquecentesco, che incontravano molto il gusto della committenza straniera. Usufruiva della formula chimica segreta per antichizzare i marmi che il padre gli aveva svelato. Aveva una vastissima clientela non solo in Italia ma anche all'estero, specialmente in Inghilterra, dove già aveva lavorato suo padre, tanto che tra gli antiquari il suo principale committente fu Berengard di Londra.
A. Gnaga (1905), dopo aver visitato il suo atelier di Brescia in occasione dell'Esposizione bresciana del 1904, scrisse in proposito: "È pressoché unico in Italia e certo di gran lunga il più importante di ogni altro; al quale gli antiquari inglesi a contentar principi e milionari del vecchio e nuovo continente, commettono riproduzioni di sculture antiche sparse per musei d'Italia e d'Europa".
Più che scultore il F. può dunque essere definito straordinario copista ed eccellente ornatista, anche se presso collezionisti privati non mancavano in Brescia e Lombardia statue di giovanette e realistici ritratti di buon livello.
Insegnò e poi fu membro del consiglio direttivo in quell'istituto "Vantini" presso il quale aveva studiato, facendosi apprezzare da colleghi ed allievi. Morì a Rezzato il 5 giugno 1910, ma il suo atelier di Rezzato continuò la tradizione familiare fino al 1958, diretto dagli eredi Angelo e, poi, Napoleone Gamba.
Tra i suoi lavori si possono citare il portale della casa Caldera a Virle (Brescia) che presenta un'interessante architrave, nel cui fregio sono accostati elementi di armature rinascimentali, e due guerrieri nel coronamento; le decorazioni di villa Perlasca a Brescia; il portale di villa Maragliano a Genova; un puteale, una fontana, un sedile a villa Gemma di Sirmione; un sedile all'hotel Golfo di Maderno con le immagini scolpite di Giulietta e Romeo, per il cui acquisto D'Annunzio trattò a lungo. Stilisticamente legato ad un raffinato e magistralmente disinvolto eclettismo il F., si presenta come una personalità più modesta del padre, ma comunque rappresentativa di un'epoca fervida di entusiasmi, bisognosa di nuovi fasti, nella quale si pensava che il ricorso all'imitazione delle glorie antiche conferisse una patente di nobiltà e costituisse una buona base per costruire quelle moderne.
Fonti e Bibl.: Necr. di G. Ronchi in Il Cittadino di Brescia, 7giugno 1910; A. Gnaga, La provincia di Brescia e la sua Esposizione, Brescia 1905, p. 160; A. Fappani, in Enc. bresciana, IV, Brescia 1981, p. 22; O. Martinelli, La scuola Vantini di Rezzato, tesi per l'ammissione ai corsi di restauro della scuola di Botticino, 1981; R. Lonati, in Diz. degli scultori bresciani, Brescia 1986, p. 110.