CAPPELLI, Raffaele
Nacque il 23 marzo 1848 a San Demetrio ne' Vestini (Aquila) da Luigi e Ludovica Franchi. Si laureò in giurisprudenza a Napoli ed intraprese la carriera diplomatica; fu addetto alle ambasciate di Londra e di Vienna, e segretario a Berlino. Si dedicò poi all'attività politica e fu deputato al Parlamento per undici legislature, dal 1880 al 1919. Proprietario terriero, disentimenti liberal-conservatori, rimase fedele alla tradizione della Destra storica, sedendo al centro-destra della Camera.
Segretario generale del ministero degli Affari Esteri dal 1885 al 1887, collaborò al rinnovo della Triplice alleanza col conte di Robilant, rivendicando a quest'ultimo il merito delle migliori condizioni pattuite e della posizione raggiunta dall'Italia nel contesto internazionale che il C. era solito definire con le parole di congedo che lo stesso di Robilant gli aveva scritto all'indomani delle dimissioni del governo: "...lasciamo l'Italia apprezzata all'estero come non lo fumai, e sicura come in una botte di ferro" (Nuova Antol., 1º nov. 1897, p. 8). Nel 1889 gli fu concesso da Umberto I il titolo di marchese. Il 2 giugno 1898 assunse il ministero degli Esteri nel breve gabinetto di Rudinì, destinato a non raggiungere la fine del mese.
Nel 1904 presentò alla Camera la relazione per la richiesta a procedere contro l'on. Nasi. Dopo una lunga attività parlamentare che l'aveva visto intervenire ripetutamente in materia di politica estera e di politica economica e commerciale, come nei problemi dell'agricoltura e del Mezzogiorno, ricoprì dal 1909, per oltre dieci anni, la carica di vicepresidente della Camera. Nello stesso anno fu eletto vicepresidente della Giunta parlamentare d'inchiesta sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia, e presidente e relatore della sottogiunta per gli Abruzzi e il Molise.
In questa relazione il C. indicava come mali ormai superati i contratti agrari leonini, l'usura sui contadini e la malaria, e suggeriva come benefico rimedio alla tradizionale povertà la forte emigrazione transoceanica. Egli sottolineava inoltre la necessità di spezzare il latifondo e, nel contempo, di riunire le piccole particelle di terra non suscettibili di coltura razionale, diffondendo i moderni metodi di coltivazione. Diffusione di prati e pascoli per incrementare l'allevamento del bestiame, rimboschimento e coltura razionale della montagna, irrigazione rappresentavano - con l'estensione dell'istruzione popolare e l'incremento delle vie di comunicazione - i fondamenti di un piano di sviluppo agricolo, completato dal riconoscimento dell'utilità di una piccola industria a domicilio di trasformazione agraria, atta a garantire una piena remunerazione annua per i contadini. "La relazione - commentò Einaudi - scritta sobriamente da un agricoltore che il mezzogiorno conosce a fondo, tocca con efficacia i punti essenziali e fa proposte temperate e quasi sempre opportune" (Cronache..., p. 133).
Presidente della Società geografica, dell'Istituto internazionale d'agricoltura, della Società degli agricoltori italiani, e membro del contenzioso diplomatico, il C. si spostò, nell'età giolittiana, su posizioni sempre più vicine al primo ministro, con cui solidarizzò pienamente nella battaglia contro l'intervento nella guerra mondiale che, nel suo caso, s'identificava con la difesa della Triplice alleanza. Non risparmiò pertanto pesanti giudizi su Salandra e Sonnino e il 1º dic. 1915, alla riapertura del Parlamento, si allontanò dall'aula per non votare l'ordine del giorno Boselli-Ciccotti di sostegno alla guerra. Nel giugno 1917, alla Camera, fu pesantemente accusato di sentimenti filoaustriaci dall'on. De Felice. Dopo la guerra, il 6 ott. 1919 fu nominato senatore e, nel novembre, presentò uno Schema di programma per la ricostituzione finanziaria ed economica d'Italia.
Il C. morì a Roma il 1º giugno 1921.
Fonti e Bibl.: Atti Parlamentari,Camera,Discussioni, XXII legisl., 2ª torn. 13 giugno 1906, pp. 8424 ss.; 2ª torn. 22 giugno 1906, pp. 8912-16; Inchiesta parlam. sulle condiz. dei contadini nelle prov. merid. e nella Sicilia, II, Abruzzi e Molise, t II, Relaz. della sottogiunta parlam., Roma 1909; R. Cappelli, Polit. estera e politica econ., Roma 1892; Id., La polit. estera del conte di Robilant, in Nuova Antologia, 1º nov. 1897, pp. 3-9; Id., Il conte Carlo Felice Nicolis di Robilant,ibid., 1º giugno 1900, pp. 387-406; Id., Schema di programma per la ricostit. finanz. ed econ. d'Italia, Roma 1919; L. Albertini, Venti anni di vita polit., Bologna 1952, III, p. 529; IV, p. 127; I documenti diplomatici ital., s. 3, II, a cura di G. Perticone, Roma 1958, pp. 335-363; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica ital., Milano 1962, III, a cura di C. Pavone, pp. 161, 177, 218 s.; L. Einaudi, Cronache econ. e polit. di un trentennio (1893-1925), Torino 1963, III, p. 133; F. Chabod, Storia della politica estera ital. dal 1870 al 1896, Bari 1965, I, p. 551; II, pp. 646, 764; V. Spreti, Encicl. stor.-nob. ital., II, p. 290; A. Malatesta, Ministri, deputati..., Milano 1940, I, pp. 203 ss.