BELLIAZZI, Raffaele
Nacque a Napoli il 9 dic. 1835. Si dedicò, da giovane, al mestiere paterno, la modellazione di elementi decorativi architettonici, ma da questa attività puramente artigianale passò poi alla scultura, dopo un breve tirocinio nello studio di T. Solari e seguendo anche l'esempio dei modi veristici di A. Balzico e di S. Lista.
Già una delle prime opere del B., la Pinzochera in terracotta che egli espose a Napoli nel 1869 e che gli dette immediata notorietà, dimostrava a pieno gli orientamenti del suo gusto, tendente a risolvere lo spunto offerto dall'osservazione di figure e scene di vita popolare con una minuzia descrittiva e un tono aneddotico che declinavano in un facile sentimentalismo. Sotto questo aspetto, anzi, il B. può essere considerato uno degli esponenti più tipici dei caratteri formali, ma anche dei sostanziali limiti espressivi, del verismo meridionale della seconda metà dell'Ottocento: ed è significativo che gli artisti della cosiddetta "Repubblica di Portici" - che pur seppero per loro conto superare spesso le istanze meramente veristiche che erano nel programma del loro sodalizio - lo abbiano riconosciuto come "presidente".
Nel 1872 il B. espose a Milano la Primavera, che fu poi acquistata dal re d'Italia; del 1873 è l'Orfanella, che fu presentata a Vienna e in cui si ravvisò un accento veristico perfino eccessivo. Nel 1877 furono esposti all'Esposizione d'arte di Napoli il Pastorello dormiente, poi acquistato dallo Stato, e l'opera che maggiormente consolidò il successo del B. presso i contemporanei: l'Avvicinarsi della procella, ora nel Museo di Capodimonte e di cui esisteva una replica nella Galleria d'arte moderna di Monaco di Baviera, eseguita nel 1901.
Anche in opere meno legate alla spicciola tematica popolaresca il B. non rinunciò alla. sua consueta definizione dei minuti particolari: così, per esempio, nel rilievo raffigurante Re Umberto tra i collerosi di Napoli (1884) in via dei Ponti Rossi (la Conocchia) a Napoli e nella statua di Carlo III (1888) per la facciata del palazzo reale napoletano. Talvolta, tuttavia, al suo connaturato verismo si mescolavano anche accenti formali di tradizione accademica, come nel Pastore del Museo di Capodimonte, nei busti dei SS. Severo ed Eusebio sulla facciata del duomo di Napoli, nel monumento funebre del generale napoleonico Antonio Manhès nella chiesa di S. Domenico (detta di S. Vincenzo) a Benevento.
Tra le altre numerose opere del B. occorre ricordare ancora le statue di Pier delle Vigne e del medico Marco Aurelio Severino, nell'università di Napoli; il busto di Francesco De Sanctis, nella piazza di Morra De Sanctis (Avellino); il gruppetto in bronzo Dopo la tempesta, nella Galleria Ricci-Oddi di Piacenza ed una Testa di vecchio nella Galleria civica d'arte moderna di Torino. Pressoché sconosciuta è la sua opera di pittore, alla quale si dedicò saltuariamente, in specie negli ultimi anni della sua vita.
Dal 1895-96 al 1912 il B. tenne la cattedra di plastica ornamentale all'Accademia di belle arti di Napoli. Morì a Napoli il 23 maggio 1917.
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